Veglia pasquale nella Notte Santa: spiegazione della Liturgia del Sabato Santo
Nell’oscurità, nella grande “notte” della storia, “la Luce brillò nelle tenebre e le tenebre non poterono vincerla”. L’evento più grande si è realizzato, uno dei più grandi misteri della nostra Fede, rivissuto oggi attraverso la Liturgia: dalle ombre della morte, il Cristo risorto risplende!
Redazione (19/04/2025 13:25, Gaudium Press) La notte è un simbolo del regno delle tenebre. Circondato dalle tenebre, il mondo sembra legato da vincoli inviolabili. In questa notte, Colui che si è proclamato “Luce del mondo” (Gv 8,12), dopo essere stato tradito e consegnato ai suoi nemici, giace immobile in una tomba, apparentemente senza alcun potere. Per questo motivo, la Santa Chiesa celebra la più solenne delle sue cerimonie nel cuore della notte. In mezzo alle tenebre, nella grande “notte” della storia, “la Luce brillò nelle tenebre e le tenebre non poterono vincerla” (Gv 1,5). Si è realizzato il più grande evento, uno dei più grandi misteri della nostra Fede, che oggi riviviamo attraverso la Liturgia: dalle ombre della morte, Cristo risorto risplende!
Anche ai nostri giorni, il Redentore, nel suo Corpo Mistico, sembra essere circondato dalle tenebre di un mondo in guerra con Dio e che vuole seppellire per sempre nell’oblio e nell’ignominia la vita immortale della Santa Chiesa.
Tuttavia, come il suo Sposo divino, la Santa Chiesa risorgerà luminosa, non da una tomba, ma dal profondo dei nostri cuori. E quanto più grandi saranno gli sforzi per distruggerla, tanto più glorioso sarà il suo trionfo!
Infatti, finché ci saranno anime fedeli nel mondo, esse alzeranno la loro voce fino alle stelle, proclamando a gran voce: “O notte veramente santa, quando il Cielo si unisce alla Terra per il supremo combattimento tra la Vita e la Morte, il Bene e il Male! Guardate i nostri cuori ardenti. Da essi nascono le fiamme che squarciano le tenebre e desiderano realizzare le parole del Salvatore: ‘Sono venuto a incendiare la terra, e come vorrei che già ardesse“ (Lc 12,49)”.
Preparazione del cero pasquale
Il cero pasquale è un simbolo di Nostro Signore Gesù Cristo e per questo porta i segni che rappresentano le stimmate con cui il suo sacratissimo Corpo fu deposto nel sepolcro.
Ma, come si canterà nella liturgia, è anche un simbolo della Santa Chiesa cattolica, prefigurata dalla colonna di fuoco che marciava alla testa di Israele e guidava il popolo eletto attraverso il Mar Rosso. In quanto Corpo Mistico di Cristo, la Santa Madre Chiesa porta questi segni gloriosi come trofei.
Per questo motivo, sul Cero saranno incisi: la gloriosa Croce della nostra Redenzione; la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, “alfa” e “omega”, a significare che Gesù Cristo è l’inizio e la fine di tutta la creazione; e i numeri dell’anno in corso, poiché è in funzione di Nostro Signore che il tempo scorre su questa terra.
Nel frattempo dice: Cristo, ieri e oggi, Principio e Fine, Alfa e Omega. A Lui sia il tempo e l’eternità, la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
I chiodi che verranno poi conficcati rappresentano le ferite del Salvatore. Sono fatti con grani di incenso in ricordo dei profumi preparati dalle Sante Donne, e ci insegnano che tutti i dolori dei santi, uniti a quelli del Redentore, salgono come una nuvola odorosa al trono della Santissima Trinità.
Il celebrante applica cinque grani di incenso a forma di croce sul Cero, dicendo:
- Per le Sue Sante Piaghe,
- le Sue piaghe gloriose,
- Cristo Signore
- Ci protegga
- e ci custodisca. Amen.
La fiamma che brillerà sul cero rappresenta la vita di Cristo risorto che, come Capo della Chiesa, trasmette la sua stessa vita a ciascuno dei suoi membri. Questa fiamma indica anche che la fede nella Risurrezione risplende già in tutta la Chiesa.
È importante notare che la fiamma, proveniente dal fuoco benedetto, viene trasmessa al Cero Pasquale per mezzo di una piccola candela, a simboleggiare che, nelle notti della storia, la luce e la santità della Chiesa resistono grazie alla fedeltà di pochi, a volte di una sola anima eletta, come fu quella della Madonna nella solitudine del Sabato Santo!
Infine, il celebrante accende il cero pasquale con un nuovo fuoco, dicendo: Che la luce di Cristo risorto, splendente, dissipi le tenebre dei nostri cuori e delle nostre menti.
Processione con il cero pasquale
Dopo aver liberato il popolo eletto dalla schiavitù dell’Egitto, Dio lo condusse con una colonna di fuoco attraverso il mare e il deserto verso la Terra Promessa. Liberandoci dal peccato e dalla morte con la sua Risurrezione, Nostro Signore Gesù Cristo ha spezzato le catene che ci rendevano schiavi del mondo e ci ha dato la Santa Madre Chiesa come guida, che ci conduce al compimento delle promesse di Dio.
Questo glorioso cammino della Sposa mistica di Cristo verso la piena realizzazione del Regno di Dio è rappresentato dal nostro ingresso nel tempio. Guidati dalla luce della Santa Chiesa, incontreremo la Gerusalemme celeste, “scesa dal cielo, mandata da Dio” (Ap 3,12).
La processione si fermerà tre volte per acclamare la luce di Cristo, in onore della Santissima Trinità. E le candele saranno accese in successione, a significare che abbiamo ricevuto da questa luce la missione di trasmetterla al mondo intero.
Annuncio della Pasqua
È tale la gioia della Chiesa per la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo che non si accontenta di manifestarla solo con gli arredi sacri, l’ornamento del tempio o lo splendore delle luci. Il suo cuore esulta e un vero canto d’amore trabocca dalle sue labbra.
Nel Preconio pasquale dobbiamo riconoscere la voce della Santa Chiesa che, inebriata dall’entusiasmo per la vittoria di Cristo, innalza al cielo il suo inno trionfale. Esultiamo con lei, perché nel trionfo di Cristo è racchiusa la nostra stessa vittoria.
La gloria
La Santa Chiesa ascolta affascinata il racconto delle meravigliose azioni compiute da Dio nei confronti del popolo d’Israele. Ma sa che tutto questo era solo il preludio dell’opera di salvezza, perché è nostro Signore Gesù Cristo che la compie nella sua interezza.
Dopo aver ascoltato le voci dell’Antico Testamento, tocca ora alla Chiesa innalzare il suo canto di lode e di trionfo. Al suono delle campane, gli Angeli e i Beati scesi dal cielo si uniscono alle nostre voci per proclamare con entusiasmo al mondo intero: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!
Se la nota predominante della Quaresima era la penitenza in preparazione alle feste pasquali, ora che le tenebre del peccato sono state superate, tutti noi, redenti dal Sangue del Redentore, possiamo intonare un canto nuovo, come fecero Mosè e gli israeliti dopo aver attraversato il Mar Rosso: “Voglio cantare al Signore, perché ha fatto risplendere la sua gloria” (Es 15,1).
Nel periodo pasquale, questo canto è riassunto in un’unica parola ebraica, che letteralmente ci invita a lodare Dio: “Alleluia”. Omesso per quaranta giorni, l’“Alleluia” ritorna nella Liturgia in questa Notte Santa, cantato solennemente tre volte prima del Vangelo, ogni volta con un tono più alto del precedente, per esprimere la gioia traboccante di tutta la Chiesa per la gloria della Risurrezione.
Il Vangelo
Un dettaglio fa da contrappunto alla gioia dominante: le candele che accompagnano il Vangelo all’ambone e vi rimangono durante la sua proclamazione, oggi non saranno presenti; solo l’incenso sarà usato per venerare il libro dei Santi Vangeli. Si tratta di un’allusione alle sante donne che si recarono al sepolcro con profumi e balsami, ma la fede nella Risurrezione non brillava ancora nelle loro anime. L’incenso ricorda i profumi, l’assenza di candele significa che non avevano fede.
Liturgia battesimale
Mediante il Battesimo “moriamo al peccato una volta per tutte” (Rm 6,10), per diventare simili al nostro Signore Gesù Cristo. E con la sua Risurrezione, egli conquista anche la nostra gloria (d. Col 3,4).
La liturgia ci invita a rinnovare le promesse del nostro Battesimo in questa Santa Veglia, seppellendo sotto le acque santificate “l’uomo vecchio con le sue abitudini” (Col 3,9) e rivestendoci dell’uomo nuovo, per essere fari di santità nel mondo.
Liturgia eucaristica
La Veglia Pasquale si conclude con la Liturgia Eucaristica. Il rinnovamento del Sacrificio del Calvario proclama il trionfo di Colui che, risorgendo dai morti, è entrato in Cielo “una volta per tutte” (Eb 12) per intercedere “sempre a nostro favore” (Eb 7,3).
La Santa Chiesa cattolica è l’unica istituzione indistruttibile, poiché partecipa dell’immortalità del suo Fondatore. Possa questa notte santa cementare nelle nostre anime l’ardente convinzione, la fede incrollabile, l’invincibile fiducia che le porte dell’inferno non prevarranno mai contro di noi (cfr. Mt 16,18), perché siamo membri del Corpo Mistico dell’Invincibile Risorto.
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