Radioso, da una tomba vuota, esce il Redentore
L’importanza della festa: per l’intero universo, per noi peccatori e figli redenti di Adamo.
Redazione (21/04/2025 09:38, Gaudium Press) La domenica di Pasqua è la festa più importante per tutti i cattolici, poiché con la Resurrezione di Gesù acquista senso tutta la nostra religione.
Cristo ha trionfato sulla morte e con questo ci ha aperto le porte del Paradiso. Nella Messa domenicale ricordiamo in modo speciale questa grande gioia. Viene acceso il Cero Pasquale che rappresenta la luce di Cristo risorto e che rimarrà acceso fino al giorno dell’Ascensione, quando Gesù sale al Cielo.
La Resurrezione di Gesù è un fatto storico, le cui prove sono, tra le altre, il sepolcro vuoto e le numerose apparizioni di Gesù Cristo ai suoi apostoli.
Quando celebriamo la Resurrezione di Cristo, celebriamo anche la nostra liberazione. Celebriamo la sconfitta del peccato e della morte.
Nella Resurrezione troviamo la chiave della speranza cristiana: se Gesù è vivo ed è con noi, cosa possiamo temere? Cosa può preoccuparci?
Ogni sofferenza acquista senso con la Resurrezione, perché possiamo essere certi che, dopo una breve vita sulla terra, se siamo stati fedeli, arriveremo a una vita nuova ed eterna, in cui godremo di Dio per sempre.
San Paolo ci dice: «Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede» (I Corinzi 15,14).
Se Gesù non fosse risorto, le sue parole sarebbero rimaste nell’aria, le sue promesse sarebbero rimaste disattese e dubiteremmo della sua vera natura divina.
Ma, poiché Gesù è risorto, allora sappiamo che ha vinto la morte e il peccato; sappiamo che Gesù è Dio, sappiamo che anche noi risorgeremo, sappiamo che ha conquistato per noi la vita eterna e in questo modo tutta la nostra vita acquista senso.
Dobbiamo essere veramente felici per la Resurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore. In questo tempo pasquale che inizia, dobbiamo approfittare di tutte le grazie che Dio ci dona per crescere nella nostra fede ed essere cristiani migliori.
Con la Domenica di Resurrezione inizia il Tempo Pasquale, in cui ricordiamo il tempo che Gesù trascorse con gli apostoli prima di salire al cielo, durante la festa dell’Ascensione.
Come si celebra la Domenica di Pasqua?
Si celebra con una Messa solenne in cui viene acceso il cero pasquale, che simboleggia Cristo risorto, luce di tutti i popoli.
In alcuni luoghi, molto presto al mattino, si svolge una processione chiamata “dell’incontro”. In essa, un gruppo di persone porta l’immagine della Vergine e incontra un altro gruppo di persone che porta l’immagine di Gesù risorto, come simbolo della gioia di vedere il Signore vivo.
In alcuni paesi, è consuetudine celebrare la gioia della Resurrezione nascondendo dolci nei giardini affinché i bambini li trovino, sulla base della leggenda del “coniglietto pasquale”.
L’usanza più diffusa in tutto il mondo per celebrare la Pasqua è quella di regalare uova di cioccolato o dolci ai bambini e agli amici.
A volte, entrambe le tradizioni si combinano e così la ricerca delle uova nascoste simboleggia la ricerca di Cristo risorto da parte di tutti i cristiani.
La tradizione delle “uova di Pasqua”
L’origine di questa usanza risale agli antichi egizi, che erano soliti regalarsi in occasioni speciali uova decorate da loro stessi. Le decoravano con colori ricavati dalle piante e il regalo più bello era l’uovo meglio dipinto. Le mettevano come decorazioni nelle loro case.
Quando Gesù ascese al cielo dopo la Resurrezione, i primi cristiani stabilirono un periodo dell’anno, la Quaresima, quaranta giorni prima della festa di Pasqua, in cui tutti i cristiani dovevano fare sacrifici per purificare la propria anima. Uno di questi sacrifici era quello di non mangiare uova durante la Quaresima. Quindi, il giorno di Pasqua, uscivano dalle loro case con cesti di uova da regalare agli altri cristiani. Tutti erano molto felici, perché con le uova ricordavano che stavano festeggiando la Pasqua, la Resurrezione di Gesù.
Uno di questi primi cristiani, un giorno di Pasqua, si ricordò di ciò che facevano gli egiziani e gli venne l’idea di dipingere le uova che avrebbe regalato. Gli altri cristiani apprezzarono molto l’idea e lo imitarono. Da allora, a Pasqua si regalano uova colorate per ricordare che Gesù è risorto.
A poco a poco, altri cristiani ebbero nuove idee, come fare uova di cioccolato e dolci da regalare a Pasqua. Sono quelle che regaliamo oggi, simbolo della gioia per il trionfo del Redentore.
Leggenda del “coniglio pasquale”
La sua origine risale alle feste anglosassoni precristiane, quando il coniglio era il simbolo della fertilità associato alla dea Eastre, a cui era dedicato il mese di aprile. Progressivamente, questa immagine fu inclusa nella Settimana Santa e, a partire dal XIX secolo, in Germania si cominciarono a fabbricare pupazzi di cioccolato e zucchero, dando origine anche a una curiosa leggenda che narra che, quando misero Gesù nel sepolcro che aveva dato loro Giuseppe di Arimatea, all’interno della grotta c’era un coniglio nascosto, che, molto spaventato, vedeva le persone entrare, piangere ed essere tristi perché Gesù era morto.
Il coniglio rimase lì a guardare il corpo di Gesù, quando misero la pietra che chiudeva l’ingresso e lo guardava e lo guardava chiedendosi chi fosse quel Signore che tutte le persone amavano tanto.
Passò molto tempo così, a guardarlo; passò un giorno intero e una notte intera, quando all’improvviso il coniglio vide qualcosa di sorprendente: Gesù si alzò e piegò le lenzuola con cui era stato avvolto. Un angelo tolse la pietra che chiudeva l’ingresso e Gesù uscì dalla grotta più vivo che mai!
Il coniglio capì che Gesù era il Figlio di Dio e decise che doveva avvertire il mondo e tutte le persone che piangevano, che non dovevano più essere tristi perché Gesù era risorto.
Dato che i conigli non possono parlare, gli venne in mente che se avesse portato loro un uovo dipinto, avrebbero capito il messaggio di vita e di gioia, e così fece.
Da allora, racconta la leggenda, ogni domenica di Pasqua il coniglio esce per lasciare uova colorate in tutte le case per ricordare al mondo che Gesù è risorto e che bisogna vivere con gioia.
(Testo, con adattamenti, di Tere Vallés su Catholic.net)
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