Ottava di Pasqua: la Domenica della Divina Misericordia
Quando Gesù apparve ai suoi discepoli dopo la Resurrezione, rivolse loro tre parole che oggi vengono presentate come la via sicura per l’umanità perduta.
Gesù appare agli Apostoli nel Cenacolo – Chiesa di San Michele e Tutti gli Angeli, Southwick (Inghilterra)
Redazione (27/04/2025 20:59, Gaudium Press) Nel Vangelo della seconda domenica di Pasqua, San Giovanni raccoglie tre grandi lezioni di misericordia di Gesù Cristo verso la sua Chiesa.
Quando appare nel Cenacolo, le prime parole di Nostro Signore sono: «Pace a voi!» (Giovanni 20, 19). Con questo saluto trasmette la serenità che durante la Passione e la Morte in Croce era mancata agli Apostoli, spaventati dalla prospettiva di perdere la propria vita. La pace di Cristo era l’antidoto soprannaturale di cui avevano bisogno.
Grazie a questa pace, Gesù comunica il Divino Paraclito ai suoi Apostoli e istituisce il Sacramento della Penitenza, conferendo loro il potere di perdonare i peccati: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi non li rimetterete, non saranno rimessi» (Gv 20, 22-23). Stabilì così il tribunale più alto della terra, in cui Cristo stesso, nella persona dei suoi ministri, assolve dalla colpa il peccatore pentito.
Otto giorni dopo, la pace fu infusa anche nell’anima dell’apostolo San Tommaso, lo stesso uomo che aveva chiesto di seguire Cristo, ricevendo la rivelazione che Egli era «la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14, 6). Eppure, dopo la morte di Gesù, dominato dalla paura, dall’incredulità e dalla sfiducia, quel discepolo si rifiutò di credere nella sua Resurrezione. I suoi fratelli gli dissero: «Abbiamo visto il Signore». Egli rispose: «Se non vedo il segno dei chiodi nelle sue mani e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». (Gv 20, 25). Il Divino Maestro lo chiamò paternamente a sé e rispose alla sua richiesta, concludendo: «Non essere incredulo, ma credente» (Gv 20, 27).
Senza dubbio la vocazione di Tommaso era quella di insegnare al popolo che la vera e unica via da seguire è quella che egli aveva appreso dalle labbra del Redentore. Il Signore gli permise questa prova affinché, superato l’ostacolo, l’Apostolo diventasse un fedele testimone della sua Persona e portasse la Buona Novella fino ai confini della terra. Infatti, evangelizzò la Persia e l’India, dove morì martire. Ci sono persino misteriosi indizi, raccolti nelle tradizioni indigene, della sua predicazione in America.
Teniamo presenti le tre grandi lezioni che Nostro Signore ci dà in questa domenica dedicata alla sua misericordia: cercare la pace di Cristo è l’unica via da seguire affinché l’umanità, immersa nelle tenebre dell’incredulità, possa risorgere; se la nostra coscienza ci accusa di qualche mancanza, non esitiamo a cercare il tribunale della misericordia, che è la Confessione, e allora otterremo la pace; quando la nostra anima si sente avvolta dall’oscurità dell’incertezza, seguiamo ciò che San Tommaso ha imparato da Gesù: «Coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
(Testo tratto dalla rivista Arautos do Evangelho n. 280, aprile 2025. Di Padre Francisco Berrizbeitia Hernández, EP.)
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