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Il comunismo cinese approfitta del seggio vacante per eleggere il suo vescovo a Xinxiang

Su iniziativa dell’Associazione Patriottica Cattolica Cinese, è stato scelto un sacerdote locale.

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Redazione (01/05/2025 15:58, Gaudium Press) Il periodo di sede vacante, oltre a portare con sé tutto il movimento proprio di un interregno verso un nuovo Pontefice, sta permettendo di rivelare i “segreti di certi cuori”, non a livello individuale ma a livello delle Chiese locali.

Dopo la pubblicazione da parte della Chiesa tedesca, senza il benestare della Santa Sede, di un opuscolo che tratta delle benedizioni alle coppie omosessuali – fatto che contraddice persino gli accordi già firmati in merito con la Santa Sede – The Pillar riporta oggi la notizia che una diocesi in Cina ha “eletto” il suo vescovo, nonostante non abbia l’approvazione vaticana.

Si tratta della diocesi di Xinxiang, che ieri ha annunciato di aver scelto un sacerdote locale, padre Li Janlin, come suo nuovo prelato.

The Pillar riferisce che si è trattato di un’azione coordinata dall’Associazione Patriottica Cattolica Cinese, un’entità controllata dal Partito Comunista. Rimane quindi in discussione, ancora una volta, l’accordo (ancora segreto) tra la Cina e il Vaticano, che presumibilmente conferisce alle autorità cinesi la facoltà di interferire nella scelta dei candidati all’episcopato, ma sempre con l’intervento e l’autorizzazione della Santa Sede. In definitiva, questa mossa conferma che ciò che interessa al comunismo cinese è la costruzione di una Chiesa cattolica nazionale, senza interferenze “straniere”.

Inoltre, l’elezione del nuovo vescovo di Xinxiang si complica ulteriormente se si considera che quella diocesi, riconosciuta ed eretta dalla Santa Sede nel 1936, ha già un vescovo, mons. Joseph Zhang Weizhu, designato tale da San Giovanni Paolo II nel 1991, un vescovo che è stato duramente perseguitato dal comunismo cinese per tutta la sua vita.

Alcune fonti di The Pillar assicurano che la scelta di questo nuovo vescovo conferma che l’accordo sino-vaticano non è riuscito a superare la dura realtà che ha vissuto la Chiesa cinese dopo il comunismo, quella di una Chiesa ufficiale, controllata dallo Stato, e di una Chiesa clandestina, del silenzio, fedele alla tradizione della Chiesa romana.

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