La pace di Cristo o la pace del mondo?
La semplice affermazione di Nostro Signore quando dice «la mia pace» chiarisce che non tutta la «pace» è sua.
Redazione (25/05/2025 14:59, Gaudium Press) Il dialogo tra Gesù e gli apostoli, riportato nel Vangelo di questa sesta domenica di Pasqua, si colloca in un momento toccante della Storia della Salvezza in cui, dopo l’Ultima Cena e dopo che il traditore ha lasciato il Cenacolo, il Maestro trasmette ai suoi discepoli gli ultimi insegnamenti.
Pace, ordine e finalità
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ma non come la dà il mondo» (Gv 14,27).
La semplice affermazione di Nostro Signore quando dice «la mia pace» chiarisce che non tutta la «pace» è sua. Nel seguito dello stesso versetto, Gesù raggruppa gli altri modi di concepire la pace quale proprietà di un altro signore, cioè del mondo.
Ci sono quindi due modi di considerare la pace: quella data da Cristo e quella offerta dal mondo.
Qual è la differenza tra le due?
Le distinzioni sono talmente tante che non basterebbe questo spazio per elencarle tutte. Ma, per arrivare al nocciolo della questione, è opportuno ricordare ciò che insegna Sant’Agostino nella Città di Dio:[1] egli spiega che la pace è la tranquillità dell’ordine, e l’ordine, a sua volta, è la giusta disposizione delle cose secondo il loro fine. Quindi, se ogni essere è disposto a realizzare il proprio fine, avremo un ordine veramente autentico e, di conseguenza, la pace di Cristo.
La teoria è perfetta, ma il problema è che, nella pratica, le cose non sempre sono utilizzate secondo il loro vero fine. E qui sta il punto nevralgico: qual è il vero fine delle cose?
Nella sua epistola ai Colossesi, San Paolo conclude l’argomento affermando che «tutto è stato creato da Lui e per Lui» (Col 1,16). Cioè, non c’è nulla nell’Universo che non miri alla gloria di Dio. Da un granello di sabbia al più alto degli angeli, tutto è stato creato da Dio, in Dio e «per» Dio.
Inoltre, la Santa Madre Chiesa insegna che lo scopo dell’essere umano è conoscere, amare e servire Dio su questa terra per salvare la propria anima e godere della beatitudine eterna in Cielo.
Pertanto, qualsiasi atto umano che non sia ordinato all’amore di Dio e del prossimo, sfugge al vero scopo dell’uomo.
La mondanità
In questo senso, la mondanità consiste nel ritenere che il fine ultimo dell’uomo si realizzi su questa terra e che egli sia stato creato per questo mondo. Ad esempio: avere un’auto è una necessità per vivere bene, e non c’è nulla di male nel fatto che il veicolo sia confortevole e di qualità. Ma nella misura in cui l’intenzione di una persona nell’acquistare un veicolo è quella di apparire bene agli occhi degli amici, di acquisire prestigio o un nuovo status, il fine dell’atto viene posto nel mondo, in un bene apparente e transitorio. In questo caso, vale ciò che San Paolo raccomanda ai Corinzi quando dice che coloro che usano questo mondo devono farlo come se non lo usassero (cfr. 1Cor 7,31). Ciò significa che non bisogna dare il proprio cuore alle cose di questa terra e vivere in funzione dei beni materiali o del riconoscimento che gli altri possono darci.
D’altra parte, è comunemente riconosciuto che una famiglia i cui membri non litigano, non si scambiano colpi o imprecazioni, è in pace. Tuttavia, per quanto ci sia un’apparente tranquillità, la pace non consiste solo nell’assenza di disaccordi. Ognuno adempie ai propri doveri? Ai genitori spetta il compito di educare i figli. Tuttavia, quante volte questo compito viene delegato agli schermi dei cellulari e dei computer? Si può forse ammettere che esista un dispositivo in grado di sostituire l’amore paterno o l’affetto di una madre? Come la carità, anche la pace inizia nella propria casa.
La pace di Cristo è alla portata di tutti. Basta che ciascuno agisca secondo i comandamenti della Legge di Dio, e operando secondo il fine che gli compete, l’ordine e la tranquillità si stabiliranno.
Chiediamo alla Regina della Pace di guidare le nostre anime affinché le nostre vite non siano rivolte alle cose passeggere del mondo, ma siano dedicate alla pratica della virtù e dell’amore di Dio.
Di Rodrigo Siqueira
[1] Cfr. AGOSTINO DI IPONA. La Città di Dio. XIX, 13, 1. Edizione digitale. Petrópolis: Vozes, 2017, p. 573.
lascia il tuo commento