Cardinale Damasceno: messaggio pasquale nell’anno giubilare
Il cardinale Damasceno chiede a Gesù Risorto, per intercessione di Nostra Signora, di concedere agli Araldi del Vangelo «le grazie necessarie per vivere fedelmente, ardentemente e pienamente il loro carisma».
Redazione (26/05/2025 15:07, Gaudium Press) Il cardinale Raymundo Damasceno Assis ha inviato un messaggio agli Araldi del Vangelo, esprimendo l’auspicio che «questo Anno Santo sia un segno di grazia e di rinnovamento spirituale per ciascuno di noi in particolare, così come per le Società e per l’Associazione degli Araldi del Vangelo».
Ha sottolineato che «nell’attuale fase della storia della Chiesa, soprattutto nel contesto dell’Anno Giubilare, con fede, spirito e cuore aperti, dobbiamo ricordare che il nostro compito principale è quello di mettere in pratica la dottrina della misericordia e la pastorale del perdono».
Dottrina della misericordia
Il cardinale prosegue spiegando che, nell’Antico Testamento, il popolo d’Israele uscì dalla terra della schiavitù grazie alla misericordia, sottolineando che «entrò in una nuova terra per vivere un tempo nuovo e una vita nuova perché il Signore era con esso e rimaneva saldo nell’alleanza promessa». La misericordia è la forza speciale dell’amore, che prevale sul peccato e sull’infedeltà del popolo eletto “.
Il cardinale Damasceno fa un’importante distinzione: mentre ”nell’Antico Testamento la misericordia era presentata con espressioni, parole e manifestazioni divine, nel Nuovo Testamento essa incarna tali contenuti nella figura stessa di Cristo”.
Per comprendere la pienezza della misericordia, rivelata nella storia della nostra salvezza, è necessario «penetrare profondamente nel mistero della Croce e della Resurrezione». Come ha spiegato il cardinale, «la Croce di Cristo è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell’amore e della vita nuova».
Pastorale del perdono
Inoltre, la misericordia si manifesta nella disponibilità al perdono e nella compassione verso il prossimo. Secondo il cardinale, quando appare nel Cenacolo, Gesù «offre la pace come manifestazione del perdono e della misericordia. Dire: «La pace sia con voi» equivale a dire: «Siate in pace», perché ogni negazione e ogni abbandono sono stati perdonati nel mistero della croce, poiché in essa tutto è stato ridimensionato a partire dalla generosità dell’amore di Dio. […] In questo incontro, Gesù conferisce alla comunità il dono più sublime, come aveva promesso durante l’ultima cena, lo Spirito Santo, il Paraclito (cfr. Gv 14,16.26; 15,26), che sosterrà la comunità inviata (v. 22)». E sottolinea che «Gesù soffiò sui suoi discepoli rendendoli capaci di essere seguaci della sua missione e di rinascere per la potenza della risurrezione».
Sottolinea poi che la gioia «deve essere una caratteristica distintiva della comunità che vive e celebra la presenza del Risorto. […] Gesù ha dato una responsabilità ai suoi discepoli. Riconciliati, essi dovevano riconciliare il mondo. Pacificati, sarebbero stati araldi di pace. Convinti della vita di Cristo, avrebbero dovuto portare il Risorto a tutte le persone, in tutti i luoghi e in tutti i tempi, […] e sarebbero stati promotori dello splendore della Verità e annunciatori della speranza del Vangelo”.
A questo punto, Mons. Damasceno menziona questo Anno Giubilare come un tempo di grazia, che «permette a tanti figli lontani di ritrovare la strada per la casa paterna. Tuttavia, per ricevere le grazie dell’Anno Giubilare, è necessario il «Sacramento della Riconciliazione, dove tutti gli uomini possono sperimentare in modo singolare la misericordia, e che rappresenta un passo decisivo, essenziale e indispensabile nel cammino di fede di ciascuno».
Proposta di lavoro agli Araldi del Vangelo
In questo contesto, card. Damasceno si rivolge al ramo sacerdotale Virgo Flos Carmeli, presentando una proposta di lavoro che “riguarda i Sacramenti della Riconciliazione e dell’Unzione degli Infermi”.
«Sappiamo che i sacerdoti degli Araldi del Vangelo già operano in molti ospedali amministrando ai malati lì ricoverati i sacramenti della Riconciliazione e dell’Unzione degli Infermi. In questo lavoro è notevole la disponibilità degli Araldi nell’assistere i pazienti ricoverati, tuttavia ci sono innumerevoli ospedali in cui i malati non ricevono alcuna assistenza da parte della nostra Chiesa. Quindi, ciò che raccomando è che i sacerdoti degli Araldi del Vangelo cerchino di raggiungere, ovunque, il maggior numero possibile di ospedali dove, con un’azione pianificata, coordinata e sistematica, possano visitare i malati, portando loro la Parola di Dio e i sacramenti del perdono: la Riconciliazione e l’Unzione degli Infermi”.
Pena temporanea, indulgenza, Anno Giubilare
Tuttavia, egli sottolinea che nonostante il perdono concesso nel Sacramento della Riconciliazione, «portiamo nella nostra vita le contraddizioni che sono conseguenze dei nostri peccati. […] Non possiamo confondere il “perdono dei peccati” con la “remissione della pena”».
Il cardinale emerito spiega che «quando ci confessiamo al sacerdote, se abbiamo commesso un peccato mortale, otteniamo l’assoluzione e il perdono della pena eterna dell’inferno. Tuttavia, il peccato lascia delle conseguenze che devono essere pagate con una pena temporanea: la sofferenza quotidiana accettata con pazienza e rassegnazione o, in alternativa, le pene del purgatorio dopo la morte. […] Il perdono non è la remissione della pena e la cessazione delle conseguenze intossicanti e dolorose del peccato”.
Tuttavia, Dio nella sua misericordia ci concede il perdono di questa pena temporanea attraverso l’indulgenza.
“Per questo, durante gli anni giubilari, assumono particolare rilevanza le indulgenze, poiché la misericordia di Dio diventa indulgenza del Padre, che, attraverso la Sposa di Cristo, ministra della redenzione, raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo delle conseguenze del peccato (cfr. Misericordiae vultus, n. 22). Il dono dell’indulgenza ci permette di scoprire la pienezza del perdono di Dio, che non conosce limiti (cfr. Spes non confundit, n. 23)”, chiarisce Mons. Damasceno. Egli aggiunge poi che «la remissione della “pena temporale” del peccato è un impegno serio nei confronti del dono offerto dal Signore alla sua comunità, ma allo stesso tempo è un impegno nei confronti della Chiesa stessa. Si tratta quindi di un impegno a vivere alla presenza del Signore, in cui ogni peccato e ogni ingiustizia devono essere lasciati da parte».
Infine, il cardinale Damasceno conclude il messaggio con parole di speranza nella risurrezione di Cristo che «ha vinto il potere della morte e illumina il presente delle nostre vite, non solo aprendoci un futuro nuovo, una vita nuova, ma rendendoci anche partecipi della sua stessa vita […]. La speranza cristiana consiste proprio in questo: di fronte alla morte, dove tutto sembra finire, attraverso Cristo e la Sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, abbiamo la certezza che la vita non finisce, ma si trasforma”. E si congeda chiedendo a Gesù Risorto, per intercessione della Santissima Vergine, di concedere agli Araldi del Vangelo «le grazie necessarie per vivere fedelmente, ardentemente e pienamente il loro carisma».
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