Il cammino spirituale di Plinio Corrêa de Oliveira: la restaurazione dell’innocenza
“Flash”, innocenza, “imponderabili”, via del pulchrum. Elementi di un percorso affascinante, come quello del figliol prodigo.
Redazione (02/06/2025 16:34, Gaudium Press) Plinio Corrêa de Oliveira: la sua figura, lungi dall’affievolirsi dopo la sua morte nel 1995, continua a crescere sempre più. La sua opera “Rivoluzione e Controrivoluzione”, capolavoro nel suo genere, suscita sempre più interesse e merita approfondimenti, commenti e studi.
Tuttavia, il dottor Plinio, lungi dall’essere un semplice teorico dottrinario, era soprattutto un uomo virtuoso che, senza vergogna, inaugurò la via spirituale che servirà da guida a molti, nei secoli futuri.
Mons. Juan Clá, nella sua opera “Il dono della saggezza nella mente, nella vita e nell’opera di Plinio Correa de Oliveira”, esprimeva perfettamente questa via. Qui vogliamo solo fare uno sguardo d’insieme e sottolinearne alcuni aspetti.
Il dottor Plinio diceva che l’anima è continuamente visitata da grazie che egli definiva in linguaggio comune come “mistica ordinaria”, che chiamava anche colloquialmente “flash” – come il flash di una macchina fotografica – grazie che più tecnicamente sono di ordine operante, efficaci, che mettono in atto, in modo speciale, il dono della saggezza, che, come sappiamo, è presente in ogni anima per grazia di Dio.
Queste grazie, proprio per la loro relazione con la sapienza, portano un aroma “esperienziale” di Dio, cioè sono comunemente ‘saporite’, portano il “sapore” di Dio, provocando una speciale felicità sensibile nell’anima.
È, ad esempio, la sensazione di felicità e pienezza che molti provano quando dall’alto del Corcovado contemplano la bellezza del Pan di Zucchero e della Baia di Guanabara, uno dei paesaggi più belli del mondo. Non ci sono mai stato fisicamente, ma molti di coloro che ci sono stati mi dicono che il visitatore o il turista può arrivare agitato, stanco, distratto, ma che quando i suoi occhi si aprono su quel panorama, è facile che si instauri un silenzio quasi religioso, dove ogni agitazione dello spirito tace per lasciare spazio a una contemplazione estatica. È un ambiente che favorisce l’anima a ricevere un “flash”, una grazia del tipo sopra descritto, che le mostra una virtù di Dio e le porta una dolce proposta: “Io sono così. Mi ami?” “Io sono così: mi vuoi così?” “Sì, io sono così. Non vuoi essere anche tu così?”
La persona potrebbe credere che ciò che sta provando sia un mero riflesso o un effetto della bellezza naturale contemplata. Ma il bel paesaggio è solo un pretesto per quella visita della grazia di Dio, che esorta l’anima alla virtù, alla santità, a somigliare a Lui.
Il dottor Plinio diceva nel corso di alcune riunioni che la grazia del flash non si basa normalmente su qualità individuali degli esseri, ma piuttosto su una contemplazione “sintetica”, cioè non è solo il tono arancione-violaceo di un tramonto sulla baia di Guanabara, ma tutto l’insieme che si va considerando, cioè i colori del cielo, i colori del mare, la forma dello scoglio, il verde della natura, il tutto, che contemplato nella sua sintesi, dà un’impressione globale, e quell’impressione globale è la base di una manifestazione della grazia che mostra in modo sensibile una qualità di Dio, sia essa la sua bontà, la sua bellezza, la sua maternità, la sua delicatezza, ecc. ecc.
Questa contemplazione sintetica coronata dalla grazia apre la porta a quella gigantesca ricchezza che il dottor Plinio chiamava “imponderabili”, cioè i “messaggi” che questi ambienti o questi esseri portano con sé e che più o meno tutti percepiamo: vediamo una persona, osserviamo un po’ il suo volto, il suo modo di camminare, il suo abbigliamento, ecc., e decidiamo di evitarla, perché abbiamo percepito un “imponderabile” di pericolo, o di indisposizione, o addirittura di malvagità, e diciamo interiormente che non è il momento di avere alcuna comunicazione con lei.
Un giorno andiamo con i bambini allo zoo, che abbiamo già visitato diverse volte, ma la contemplazione di un gruppo di pappagalli blu e rossi ci colpisce particolarmente per il loro colore, per la forza sorprendente di colori che normalmente sarebbero contrastanti ed incompatibili, ma che in questi esseri si trovano in perfetta armonia, provocando un “imponderabile” che potrebbe essere riassunto in una parola, come ad esempio “vita“, o ‘vivace’, o ”gioia”, che sono già termini che si applicano in modo assoluto al Creatore.
L’anima che contempla così l’Ordine della Creazione, mossa dalla grazia, fa dell’Universo un libro aperto, nelle cui righe può ‘leggere’ le qualità divine, percependo il messaggio del Signore di assomigliare a Lui.
Questo esercizio è tipico di ciò che il dottor Plinio chiamava innocenza, che è vista come qualcosa di molto più di uno stato di purezza e assenza di peccato, bensì come trascendenza verso l’Assoluto a partire dall’universo creato. Basta tornare un po’ alla nostra infanzia per ricordare come un semplice sassolino di un fiume potesse essere l’inizio nella nostra mente di un meraviglioso castello, o come il cucciolo o il gattino di casa fossero gli animali più perfetti, cioè il cammino dell’anima innocente verso la perfezione assoluta, che si trova nel Creatore, era un esercizio naturale, quasi spontaneo. E avvicinarsi a Dio è sinonimo di cammino verso la santità.
Vale a dire che, nella mente di Plinio Corrêa de Oliveira, la santità era quasi sinonimo di innocenza, qualcosa che ricorda la frase di Cristo: «Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli».
Ma accade che l’uomo, per effetto del peccato originale, tende ad allontanarsi da questo cammino di trascendenza verso il divino.
Il piacere sensibile, che all’inizio della sua vita era il sale che accompagnava questo esercizio di vedere l’Assoluto e camminare verso l’Assoluto attraverso il creato, poco a poco diveniva l’unico obiettivo da desiderare, raggiungere e assaporare.
A poco a poco l’anima ha privilegiato il mero piacere dei sensi, disprezzando il gusto profondo e divino dello spirito che così entrava in contatto con Dio. I beni dell’universo hanno smesso gradualmente di essere gli ambasciatori del messaggio divino, diventando semplici oggetti con cui l’uomo voleva soddisfare la sua sete sempre più sfrenata di piacere animale.
Le passioni dell’anima, un tempo fonte limpida e cristallina di amore verso Dio attraverso le sue creature, si sono pervertite nell’amore per le mere creature, che finisce per essere amore di sé, goduto in modo morboso, sensibile ed egoistico con la scusa delle qualità delle creature. In loro si realizza il dettato di Sant’Agostino, secondo cui esistono solo due amori, o l’amore celeste di Dio (anche nell’Ordine della Creazione) o l’amore egoistico di sé stessi e delle palpitazioni sensibili del proprio corpo (anche distruggendo le creature che si dice di amare). È emerso l’orgoglio egualitario e la sensualità sfrenata che, secondo le tesi di “Rivoluzione e Controrivoluzione”, danno origine al cammino verso l’utopia egualitaria, anarchico-libertaria.
Le visioni d’insieme, che prima permettevano la sintesi e l’elevazione verso l’Assoluto, stanno lasciando il posto a visioni frammentate di ciò che mi procura piacere sensibile, che vengono poi sostituite non da visioni, ma da informazioni sensibili unilaterali o monotematiche, perdendo ogni visione saggia e globale della realtà.
La serenità equilibrata e temperante dell’anima contemplativa si trasforma progressivamente in movimento con agitazioni non sagge, poi in un flusso senza freni, per diventare infine l’uragano folle e incontrollato di un’anima che non governa più se stessa, ma è schiava delle sue passioni e dei suoi sensi.
Ma tutto ha avuto inizio col preferire il gusto sensibile al messaggio divino del flash, che è sfociato nella dipendenza dal piacere sensibile che invece acceca la visione d’insieme e la visione dell’Assoluto.
Nel frattempo una buona notizia: quella strada disastrosa ha una via di ritorno.
Individuato il problema, la soluzione è quasi rivelata.
Dio continua a mandare i suoi flash all’anima, che continuano ad essere un appello ad imitarlo nella sua virtù, nella sua santità, nella sua temperanza.
Il dottor Plinio proponeva infatti di “coltivare il flash”, cioè di rispettare la voce di Dio così come si manifesta, negli stessi incanti che Egli suscita a partire dall’ordine creato. Nel momento in cui la persona, già dipendente dalle vie della Rivoluzione, prova questo tipo di grazie, questi entusiasmi generosi e disinteressati, deve privilegiare ciò che Dio le sta mostrando al di sopra del piacere che sta provando. Ad esempio, la persona deve incantarsi davanti alla bellezza di un castello, anche se non potrà mai aspirare ad averlo, non deve soffermarsi solo sul piacere che sta provando, ma deve cercare Dio che si manifesta in quella bellezza.
Allo stesso modo, la persona deve comprendere che vive prigioniera del vizio dell’agitazione e della frenesia, e che questo le impedisce di vedere e ascoltare gli “imponderabili” di Dio; deve prendere coscienza che la frenesia è nemica della voce di Dio, che chi corre è come chi fugge dalla voce di Dio, e che non deve correre e agitarsi, ma calmarsi per contemplare i meravigliosi insiemi del Creato.
Questo è lo schizzo della vera recherche du temps perdu, del recupero del tempo e del paradiso perduti, il paradiso dei lampi di innocenza.
Ma naturalmente tutto questo ha inizio, come tutto nella vita spirituale: nell’umile atteggiamento di chi si riconosce peccatore, viziato, bisognoso di aiuto, e per questo giunge le mani e chiede alla Regina della Grazia, che è la Regina dei Flash, degli Imponderabili: Madre mia, restituiscimi la mia innocenza…
Di Saúl Castiblanco
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