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Pentecoste: il grande spartiacque della storia

La Pentecoste trasformò un’apparente sconfitta nel trionfo più clamoroso. E, per intercessione di Maria, lo Spirito Santo opererà il più grande capovolgimento mai visto tra il bene e il male.

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Redazione (08/06/2025 16:45, Gaudium Press) Grande gioia nel Sinedrio. Il Nazareno ha fallito! La sua sconfitta non poteva essere più completa! Le folle, testimoni dei suoi miracoli, stimolate da ingenti somme di denaro, chiedevano a gran voce la sua morte. La morte più ignominiosa lo ha tolto di mezzo. E due ladroni lo hanno affiancato, stigmatizzando per sempre la sua memoria…

Era trascorso poco più di un mese in apparente normalità: il popolo continuava ad accorrere, indolente e mediocre, ai sacrifici nel Tempio, mentre le loro coscienze erano soffocate dal tintinnio delle monete d’oro gettate nelle casse delle elemosine. Il sepolcro vuoto non aveva intimidito la perfidia dei nemici di Gesù, né era riuscito a vincere il timore dei suoi antichi seguaci, nascosti nel Cenacolo.

I Vangeli non nascondono le miserie degli Apostoli. Al contrario, proclamano con naturalezza le loro debolezze che, superando l’ambito degli attributi umani, si estendono al campo soprannaturale. Giunta l’ora suprema, uno aveva tradito il Maestro (cfr. Lc 22, 4-5; 47-48), tutti si erano addormentati prima di fuggire (cfr. Lc 22, 45), e il primo fra loro lo aveva rinnegato tre volte (cfr. Lc 22, 56-60) nonostante il monito precedente (cfr. Lc 22, 34).

A ragione festeggiava il Sinedrio. Nessun timore poteva incutere quei timorosi del Cenacolo che, riluttanti a credere nella Resurrezione, si proponevano di tornare alla pesca e ai loro antichi mestieri…

Ma ecco che spunta il mattino di Pentecoste e la promessa di Gesù si compie! Discende lo Spirito Santo e i Dodici diventano i più grandi eroi della Storia.

Da semplici pescatori, diventano dottori delle nazioni, guidandole alla fede nell’unico Dio e alla morale perfetta. La loro dottrina, austera e limpida, rimane coesa e senza errori ovunque. Senza denaro né armi, dissuadono interi popoli dalla pratica dei vizi più radicati nella natura umana, come la poligamia e l’idolatria. Dove Socrate e Platone avevano rinunciato, pur rivolgendosi ai popoli più intelligenti, essi trionfano rapidamente. Lo stesso accade con i popoli più rudi.

Cosa resta di debole in questi leoni che sfidano tutti i poteri della terra? San Pietro pianta lo stendardo della verità accanto al palazzo dei Cesari. Con il proprio martirio, tutti, un tempo fuggitivi dal dolore, aprono una strada all’eroismo, trascinando milioni di persone nella stessa epopea.

Fecero seguito duemila anni di battaglie e glorie: martiri, dottori, vergini, anacoreti, confessori, monaci, crociati, missionari… Così si manifesta la vitalità della Chiesa, santa e cattolica, la cui anima è il Divino Spirito Santo.

Che lezione importante per noi! La Pentecoste risplende come il paradigma perpetuo del trionfo di Dio. A Lui, nessuno e niente può vincere. Le forze congiunte del mondo e del demonio sono irrisorie di fronte alla sua onnipotenza; e la debolezza umana è il piedistallo su cui risplende maggiormente la sua gloria. Il fallimento di quello che sembrerebbe essere il suo piano «A» è solo un’occasione per Lui per svelare il «A+A» – il suo vero piano –, poiché si direbbe che, in questo ambito, il vocabolario divino ignora la lettera «B»…

Ma la vittoria di Dio ha un nome: Maria. Solo chi sarà vicino a Lei, come gli Apostoli a Pentecoste, sarà inondato da nuove grazie e potrà cantare: «Hai mandato il tuo Spirito, Signore, e la faccia della terra è stata rinnovata!».

Testo tratto dalla rivista Arautos do Evangelho n. 282, giugno 2025. Di P. Joshua Alexander Sequeira, EP

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