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Il dono dello Spirito Santo supera la rottura di Babele, ricorda Leone XIV

Nell’omelia di Pentecoste, il Papa ha spiegato come lo Spirito Santo sia il vaccino contro l’individualismo odierno.

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Foto: Screenshot Youtube Vatican Media

Redazione (09/06/2025 15:46, Gaudium Press) Ieri, domenica, è stata una mattinata soleggiata in Piazza San Pietro, ancora una volta gremita di gente, per la messa di Pentecoste celebrata da Leone XIV. Durante la sua omelia, il Pontefice ha commentato un brano degli Atti degli Apostoli che era il testo della prima lettura della messa.

All’inizio dell’omelia ha citato il suo padre fondatore, Sant’Agostino, che in un sermone affermava: «  Splende per noi, fratelli, il giorno lieto in cui […] Gesù Cristo, il Signore, dopo essere risorto e glorificato con l’ascensione, ha mandato lo Spirito Santo» (S. Agostino, Sermo 271, 1).

«Il testo degli Atti degli Apostoli ci dice che, a Gerusalemme, in quel momento, c’era una folla delle più svariate provenienze, eppure “ognuno li sentiva parlare nella propria lingua” (v. 6). Ed è così che a Pentecoste le porte del cenacolo si aprono perché lo Spirito apre le frontiere. Come afferma Benedetto XVI: “Lo Spirito Santo dona la comprensione. Supera la frattura iniziata a Babele – la confusione dei cuori, che ci contrappone gli uni agli altri” – e apre le frontiere. […] La Chiesa deve diventare sempre di nuovo ciò che già è: deve aprire le frontiere tra i popoli e abbattere le barriere tra le classi e le razze. In essa non ci possono essere né dimenticati né disprezzati. Nella Chiesa ci sono solo fratelli e sorelle di Gesù Cristo liberi (Omelia di Pentecoste, 15 maggio 2005)», ha affermato il Pontefice.

In questo senso, lo Spirito Santo «apre le frontiere, prima di tutto dentro di noi», aprendo la nostra vita all’amore di Cristo, una presenza che «scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci paralizzano, i narcisismi che ci fanno girare solo intorno a noi stessi. Lo Spirito Santo viene a sfidare, nel nostro intimo, il rischio di una vita che si atrofizza, assorbita dall’individualismo. È triste constatare come in un mondo in cui si moltiplicano le occasioni di socializzazione, corriamo il rischio di essere paradossalmente più soli, sempre connessi e tuttavia incapaci di ‘creare legami’, sempre immersi nella folla, ma restando viaggiatori disorientati e solitari”.

Al contrario, “lo Spirito di Dio, invece, ci fa scoprire un nuovo modo di vedere e di vivere la vita”, aiutandoci a trovare noi stessi; “lo Spirito apre anche le frontiere delle nostre relazioni”. Infatti, Gesù dice che questo Dono è l’amore tra Lui e il Padre che viene ad abitare in noi “; ”Lo Spirito Santo, invece, fa maturare in noi i frutti che aiutano a vivere relazioni autentiche e sane: «amore, gioia e pace, magnanimità, affabilità, bontà e fiducia» (Gal 5,22)“; ”Lo Spirito apre le frontiere anche tra i popoli. A Pentecoste gli Apostoli parlano le lingue di coloro che incontrano e il caos di Babele è finalmente placato dall’armonia generata dallo Spirito”.

Il Pontefice ha concluso la sua omelia invocando che “il vento vigoroso dello Spirito scenda su di noi e dentro di noi, apra le frontiere del cuore, ci dia la grazia dell’incontro con Dio, allarghi gli orizzonti dell’amore e sostenga i nostri sforzi per la costruzione di un mondo dove regni la pace”.

 

 

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