Beni culturali ecclesiasti in Italia: aperti al MAB
Roma (Lunedì, 03-06-2019, Gaudium Press) A Roma, dal 3 al 9 giugno, si svolgerà un convegno volto a fare il punto sulla conservazione dei beni culturali ecclesiastici in Italia e la loro valorizzazione presso il grande pubblico.
Le iniziative del convegno “Aperti al Mab” sono in continua crescita ed invitano a sfruttare il portale web “Beweb” messo a disposizione della CEI.
Il punto forte del convegno è presentare al grande pubblico le meraviglie conservate dagli istituti museali, dalle biblioteche diocesane e dagli archivi, ma anche quello di far collaborare tra loro queste tre realtà per il bene della Chiesa stessa.
La testata Aleteia ha intervistato monsignor Stefano Russo, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana e Vescovo di Fabriano-Matelica, il quale ha spiegato l’importanza dell’iniziativa dicendo “Questa iniziativa ha un grande significato pastorale e culturale che mette insieme diverse realtà attive nella chiesa che sono diffusissime nel territorio nazionale e che si stanno attivando perché siano un segno di servizio alle persone, che sono un segno di attenzione al territorio. C’è un lavoro enorme di catalogazione e fatta con spirito di servizio verso la comunità, fatta con un linguaggio”.
Aleteia ha inoltre chiesto a monsignor Russo se la bellezza ha un particolare ruolo nella fede, egli ha affermato “Sicuramente sì perché l’incontro col Cristo ci porta a voler scoprire la bellezza dentro di noi e la bellezza attorno a noi, se l’incontro con il Cristo è vero, è reale, allora non possiamo non avvicinarci a quello che ci circonda con superficialità, in esso troveremo un segno creativo di Dio. A volte c’è una difficoltà nella contemporaneità a tradurre certi linguaggi che sono propri della fede, in opere all’altezza del messaggio che devono trasmettere, anche la Chiesa a volte ha fatto degli errori in questo senso, però proprio per questo siamo chiamati a valorizzare la bellezza che ci è stata affidata: la Chiesa nel tempo è stata committente di opere di indiscusso valore, non tanto per un fatto estetico, ma perché quelle opere ci aiutano a portare il nostro cuore e le nostre intelligenze verso Dio, nei nostri percorsi dobbiamo avere sempre presente questa meta”.
Tra i relatori della prima giornata del 3 giugno vi sarà il dottor Serge Noiret, membro dell’Istituto Europeo Universitario di Fiesole e presidente dell’Associazione Italiana di Public History.
Il dottor Noiret spiega che cos’è la Public History e a cosa serve: “La public history è un campo all’interno delle discipline storiche. È anche una disciplina interna alla storiografia che forma figure professionali specifiche, forti di un insieme di pratiche specifiche con il pubblico e per il pubblico che portano la storia fuori dall’università: la public history si pratica nella società con altre professionalità come archivisti, curatori di mostre e musei, web designer, ecc.. Inoltre, il public historian [letteralmente lo ‘storico pubblico’, ndr] è consapevole che molte persone hanno delle conoscenze e che queste conoscenze vanno mediate per portarle al grande pubblico e nutrire la memoria collettiva delle comunità”. (Rita Sberna)
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