Il Papa ha esortato i fedeli a superare la paralisi e, insieme a Gesù, a prendere in mano la propria storia.
Leone XIV ha affermato che «ciò che spesso ci paralizza è proprio la delusione», che alimenta una visione fatalista secondo cui «non abbiamo fortuna» e il mondo sembra cospirare contro di noi.
Redazione (19/06/2025 16:29, Gaudium Press) Durante l’Udienza Generale di mercoledì 18, davanti a numerosi fedeli riuniti in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV è tornato a parlare delle guarigioni operate da Nostro Signore Gesù Cristo. Questa volta, il Santo Padre ha ricordato l’episodio del paralitico nella piscina del Tempio, a Gerusalemme (Giovanni 5,1-9).
Trattando l’immagine della paralisi, il Pontefice ha spiegato che essa è utilizzata nei Vangeli per indicare, tra le altre cose, quelle situazioni in cui non intravediamo una via d’uscita, sentendoci spesso rassegnati e senza speranza. Sono situazioni “in cui ci sentiamo ‘bloccati’ e chiusi in un vicolo cieco”, senza nemmeno la voglia di lottare.
Il Signore guarisce e dà speranza agli ammalati e ai poveri
Gesù era con gli ammalati a Gerusalemme, durante una festa degli ebrei. Essi erano esclusi dal Tempio perché considerati impuri, ma aspettavano un miracolo presso una piscina, la cui acqua in certi momenti si agitava e, secondo la credenza dell’epoca, chi vi si immergeva per primo veniva guarito.
Dopo aver immaginato la triste scena dei malati che si trascinavano per entrare nella piscina, Leone XIV ha sottolineato che questa piscina, chiamata “Betzatà”, che significa “casa della misericordia”, “potrebbe essere un’immagine della Chiesa, dove i malati e i poveri si riuniscono e dove il Signore viene a guarire e a dare speranza”.
È più facile dare la colpa dei nostri problemi agli altri
Analizzando la figura dell’uomo paralitico da 38 anni che si lamentava di non avere nessuno che lo aiutasse a immergersi nell’acqua, Leone XIV ha fatto notare che è più facile dare la colpa dei nostri problemi agli altri che assumersi le proprie responsabilità. Inoltre, il paralitico diceva che quando cercava di immergersi nella piscina, c’era sempre qualcuno che arrivava prima di lui.
Il Pontefice ha poi affermato che «ciò che spesso ci paralizza è proprio la delusione», alimentando una visione fatalista, secondo cui «non abbiamo fortuna» e il mondo sembra cospirare contro di noi. «A volte preferiamo rimanere nella condizione di malati, costringendo gli altri a prendersi cura di noi. A volte è anche un pretesto per non decidere cosa fare della nostra vita».
Preghiamo per tutti coloro che si sentono paralizzati
Andando incontro a quell’uomo e a tutti coloro che attraversano difficoltà, Nostro Signore Gesù Cristo ci insegna a non lasciarci vincere dall’immobilismo e dalla disperazione, a prendere in mano le redini della propria vita e ad andare avanti, con la certezza che Cristo è l’unico a noi necessario.
Il paralitico deve decidere della sua storia, alzarsi e riprendersi dalla situazione cronica che fino a quel momento lo aveva bloccato, costringendolo «a giacere come un morto». Si tratta di camminare, di assumersi la responsabilità di scegliere la strada da seguire. E questo grazie a Gesù!
Infine, il Papa ha esortato i fedeli a chiedere al Signore il dono di capire a che punto si è fermata la nostra vita. “Cerchiamo di dare voce al nostro desiderio di guarigione. E preghiamo per tutti coloro che si sentono paralizzati, che non vedono via d’uscita. Chiediamo di tornare a vivere nel Cuore di Cristo, che è la vera dimora della misericordia! “(EPC)
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