Gaudium news > Leone XIV ha “canonizzato” la polifonia del Palestrina, celebrando il suo 500° anniversario.

Leone XIV ha “canonizzato” la polifonia del Palestrina, celebrando il suo 500° anniversario.

Si celebrano i 500 anni dalla nascita di questo maestro della polifonia e, per commemorarlo, si è tenuto un concerto nella Sala Regia del Palazzo Apostolico.

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Foto: Fondazione Bartolucci

Redazione (20/06/2025 14:48, Gaudium Press)  Pierluigi da Palestrina  ha regnato mercoledì scorso nella Santa Sede.

Si commemorano infatti i 500 anni dalla nascita di questo grande compositore (1525-1594), che è stato definito il “Principe della Musica”; essendo egli un autore di musica sacra, che peraltro iniziò ad acquisire le sue conoscenze musicali, partecipando al coro della Basilica di Santa Maria Maggiore, per questo la Chiesa lo commemora con pompa e orgoglio, onori ai quali si è aggiunto di buon grado Papa Leone XIV. Giovanni Pierluigi è “da Palestrina” perché nacque in questo paese vicino Roma, anche se i suoi genitori erano di origine napoletana. A quanto pare, poco dopo aver compiuto 10 anni si trasferì a Roma, dopo la morte della madre.

Nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, su iniziativa della Fondazione Domenico Bartolucci, si è tenuto un concerto con la musica della Missa Papae Marcelli del Palestrina, e il Papa Prevost è intervenuto con alcune parole, precedute da una nota scherzosa e ammirata: «Dopo aver ascoltato per un po’ queste voci angeliche, quasi è meglio non parlare e rimanere con questa bellissima esperienza…», ha osservato.

Il Pontefice non ha esitato ad affermare che il Palestrina “è stato, nella storia della Chiesa, uno dei compositori che più hanno contribuito alla promozione della musica sacra, per ‘la gloria di Dio e la santificazione e l’edificazione dei fedeli’”. «Le sue composizioni, [allo stesso tempo] solenni e austere, ispirate al canto gregoriano, uniscono strettamente musica e liturgia, “sia dando alla preghiera un’espressione più dolce e favorendo la concordia, sia arricchendo di maggiore solennità i riti sacri”».

Ma Papa Leone ha voluto approfondire il messaggio proprio dello stile di Palestrina, che era quello polifonico. Per il Pontefice, la stessa polifonia è una forma musicale ricca di significato, sia per la preghiera che per la vita cristiana. In primo luogo, si ispira al Testo Sacro, che intende «rivestire di una melodia appropriata» (Inter sollicitudines, 1) affinché giunga meglio all’«intelligenza dei fedeli» (ibid.). Inoltre, raggiunge questo scopo affidando le parole a più voci, ciascuna delle quali le ripete a proprio modo, con movimenti melodici e armonici vari e complementari. Infine, armonizza il tutto grazie all’abilità con cui il compositore sviluppa e intreccia le melodie, rispettando le regole del contrappunto, facendo sì che si ripetano tra loro, a volte creando anche dissonanze, che poi trovano soluzione in nuovi accordi”.

«L’effetto di questa unità dinamica nella diversità – metafora del nostro cammino comune di fede sotto la guida dello Spirito Santo – è quello di aiutare l’ascoltatore ad addentrarsi sempre più nel mistero espresso dalle parole, rispondendo, quando opportuno, con responsori o alternanze» ha affermato il Pontefice, facendo un paragone tra questa buona musica e il cammino dei cristiani nella Chiesa.

Il Papa parte poi dal Palestrina per affermare che «la tradizione polifonica romana», con la sua «ricchezza di forma e di contenuto», «rimane ancora oggi, in campo musicale, un punto di riferimento a cui ricorrere, pur con i necessari adattamenti, nella composizione sacra e liturgica, affinché attraverso il canto «i fedeli partecipino pienamente, consapevolmente e attivamente alla liturgia» (Sacrosanctum Concilium, 14), con un profondo coinvolgimento della voce, della mente e del cuore. Di tutto ciò, la Missa Papae Marcelli, nel suo genere, è un esempio eccellente, così come il prezioso repertorio di composizioni che ci ha lasciato l’indimenticabile cardinale Domenico Bartolucci, illustre compositore e direttore del Coro della Cappella Sistina per quasi cinquant’anni”.

Il Papa Prevost ha concluso il suo discorso ringraziando coloro che hanno reso possibile questo incontro e citando un’espressione di suo padre Sant’Agostino, quando «parlando del canto dell’Alleluia pasquale, disse: “Cantiamolo ora, fratelli miei […]. Come cantano i viandanti, cantate, ma camminate […]. Avanti, avanti nel bene […]. Cantate e camminate! Non deviate dal cammino, non tornate indietro, non fermatevi!’ (Sermo 256, 3)”.

 

 

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