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Solennità del Sacro Cuore di Gesù

La Santa Chiesa celebra, il venerdì dopo la seconda domenica seguente la Pentecoste, la solennità del Sacro Cuore di Gesù, simbolo supremo della bontà e dell’amore di Dio verso le sue creature

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Redazione (27/06/2025 18:45, Gaudium Press) Ognuno di noi ha dentro di sé un cuore che batte giorno e notte e discerne con chiarezza i propri gusti e le proprie preferenze. Tuttavia, quanto è diverso il Cuore adorabile di Gesù, umano e allo stesso tempo divino! Nessun movimento di questo Cuore potrà mai discostarsi dalla volontà divina della Santissima Trinità.

Una volta formato, si è unito ai disegni che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo avevano per Lui, da tutta l’eternità e per tutta l’eternità, e ha manifestato a Dio l’amore più perfetto e sublime, pervaso di rispetto, adorazione e sottomissione.

Amore illimitato – perché la sua natura umana è unita ipostaticamente alla Seconda Persona della Santissima Trinità –, capace di abbracciare infinite umanità possibili di essere create e che ricade in profusione sull’ordine dell’universo uscito dalle sue mani, in particolare sulle creature che possiedono la sua stessa natura.

Conoscendo le nostre miserie e debolezze, Egli tutto tollera, compassionevole, senza mai diminuire il suo amore, nonostante le innumerevoli occasioni in cui gli diamo motivo di farlo…

Una via aperta per arrivare a Dio

Per incarnarsi, al fine di rimediare a tanti mali, Dio ha scelto il momento culminante della decadenza dei popoli. Secondo i nostri criteri, l’ingratitudine umana nei confronti di Dio era sufficiente perché Egli dicesse «basta!» e abbandonasse l’umanità alla sua stessa malizia. Al contrario, mosso dalla compassione per la sua creatura, Dio ha voluto incarnarsi, unendo la natura divina a quella umana, nella Persona del Verbo.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù sarebbe sufficiente a rendere incrollabile la nostra fiducia, che è la speranza rafforzata da una ferma convinzione. La pratica di questa virtù teologale ci dà un desiderio pieno di certezza che, grazie alla benevolenza di Dio – e non per i nostri meriti –, un giorno raggiungeremo la visione beatifica, avvalendoci dei mezzi che Egli mette a nostra disposizione.

È proprio di coloro che cercano la perfezione rendersi conto di quanto la loro natura sia insufficiente e bisognosa di aiuto soprannaturale per la pratica della virtù, poiché già la Scrittura dice che il giusto pecca sette volte al giorno (cfr. Pr 24, 16).

Tuttavia, quando ci troviamo di fronte alle nostre debolezze, non perdiamo nemmeno un briciolo di fiducia, certi che, in fondo, esse offrono alla Provvidenza l’occasione per manifestare ancora di più la sua grande misericordia. Dobbiamo abbandonarci senza riserve nelle mani del Divino Pastore e lasciarci guidare come semplici oggetti della sua infinita bontà. La celebrazione del Divin Cuore potrebbe quindi essere definita la festa della fiducia incrollabile.

Cuore di Gesù, pieno di bontà e amore

Poche ore prima che il Cuore di Gesù fosse trafitto dalla lancia di Longino, mentre stava per consumarsi la Passione, Nostro Signore rivolse una supplica a Dio: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).

Perché Gesù ha voluto chiamarlo Padre e non Signore? Si direbbe che fosse giunto il momento dell’indignazione divina, alla vista del rifiuto di cui era oggetto l’Agnello senza macchia. In quel momento Egli ricorda all’Eterno Padre la sua condizione di Figlio, cercando, in virtù di essa, di commuoverlo quanto era commosso il suo Sacro Cuore, e lasciando trasparire il suo desiderio di salvare anche coloro che lo martirizzavano.

Ora, questi carnefici non avevano idea di chi stavano crocifiggendo e si trovavano nella contingenza di inchiodare un presunto criminale al legno della Croce, in obbedienza a un ordine ricevuto. Noi, invece, quando offendiamo gravemente Dio non possiamo affermare di non sapere ciò che facciamo, poiché per esserci peccato mortale è necessaria la piena conoscenza e il consenso deliberato di ciò che si fa.

Padre, perdonagli perché sa quello che fa!

Dovremmo quindi prendere la ferma risoluzione di tornare a Dio con il nostro cuore, nonostante le nostre innumerevoli miserie, pregando: «Signore, vero Dio e vero uomo, stando in alto sulla croce, il tuo primo pensiero è stato quello di perdonare coloro che ti crocifiggevano, perché non sapevano quello che facevano. E questo desiderio si è realizzato: per effetto della tua preghiera, lo stesso giorno hanno aperto gli occhi alla tua divinità, come ha attestato il centurione romano (cfr. Mt 27, 54; Mc 15, 39). Ma, Signore, essi erano meno peccatori di me, perché non sapevano quello che facevano, mentre io so bene quello che faccio e quanto sono miserabile. O Gesù, o Sacro Cuore, quante volte sono stato anch’io il tuo carnefice!

Quante volte sono stato causa della tua crocifissione! Per questo, nella solennità di oggi, ti imploro: sii tu il mio intercessore presso il Padre, ora che ti trovi seduto alla sua destra! La tua misericordia è diventata splendentissima agli occhi di tutta la Storia quando hai pronunciato queste prime parole: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Vi prego di farla risplendere ancora di più, implorando:

“Padre, perdonagli, perché sa quello che fa!”. Perdonando coloro che sanno quello che fanno, usate una misericordia più grande che quando perdonate coloro che non lo sanno. Il vostro Cuore non è forse infinito? Signore, ecco qualcuno che vi offre l’opportunità di mostrare, più che sulla Croce e sul Calvario, l’infinita bontà depositata dalla Santissima Trinità nel vostro Sacro Cuore. Abbi pietà di me e implora il perdono di tutte le mie colpe commesse con piena coscienza”.

Questa è la grandezza della solennità odierna! È la festa della misericordia, della benevolenza, del perdono! Supplichiamo, per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, che Egli dilati il nostro cuore, aumentando la sua capacità di ricevere l’incommensurabile bontà del suo Sacro Cuore e la grazia di non diffidare mai della sua generosità.

Mons. João Scognamiglio Clá Dias

Testo tratto, con adattamenti, dalla rivista Arautos do Evangelho n. 210, giugno 2019.

 

 

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