Angelus: “occorrono operai gioiosi di lavorare nei campi del mondo”
Ieri, domenica, 6 luglio, nel suo discorso prima della preghiera dell’Angelus, il Santo Padre ha invocato la Vergine Maria affinché «interceda per noi e ci accompagni nel cammino che ci porta a seguire il Signore, affinché anche noi possiamo diventare gioiosi lavoratori del Regno di Dio».
Foto: Vatican news
Redazione (07/07/2025 12:33, Gaudium Press) Prima di recitare, per l’ultima volta, la preghiera dell’Angelus nel palazzo apostolico, e partire per Castel Gandolfo per due settimane di riposo, il Papa si è rivolto ai fedeli, riferendosi al Vangelo di San Luca, in cui Gesù manda i suoi discepoli a due a due in missione (Lc 10, 1-12.17-20). Settantadue, un numero simbolico che «indica come la speranza del Vangelo è destinata a tutti i popoli», ha sottolineato, «tale è l’ampiezza del cuore di Dio, tale è il suo raccolto abbondante, cioè l’opera che Egli compie nel mondo affinché tutti i suoi figli siano toccati dal suo amore e siano salvati».
Gesù precisa che la messe è abbondante e chiede di pregare affinché vengano inviati operai. «Da un lato, Dio, come un seminatore, è uscito generosamente nel mondo per seminare e ha posto nel cuore dell’uomo e nella storia il desiderio dell’infinito, di una vita piena, di una salvezza che lo liberi. Ecco perché la messe è abbondante», ha commentato Leone XIV. D’altra parte, «sono pochi gli operai che vanno a lavorare nel campo seminato dal Signore e che, prima ancora, sono capaci di riconoscere, con gli occhi di Gesù, il grano buono pronto per la mietitura».
Dio vuole fare qualcosa di grande nella nostra vita
Tuttavia, riconoscere il buon grano che è stato seminato permette di comprendere quanto Dio «vuole fare qualcosa di grande nella nostra vita e nella storia dell’umanità». Il Papa ha poi spiegato il significato della missione: «La Chiesa e il mondo non hanno bisogno di persone che compiano i loro doveri religiosi mostrando la loro fede come un’etichetta esteriore; hanno piuttosto bisogno di operai disposti a lavorare nel campo della missione, di discepoli appassionati che testimonino il Regno di Dio ovunque si trovino».
Ha poi aggiunto che forse non mancano i «cristiani delle occasioni», che di tanto in tanto danno spazio a qualche sentimento religioso o partecipano a qualche evento; ma pochi sono quelli pronti a lavorare ogni giorno nel campo di Dio, coltivando nel proprio cuore il seme del Vangelo per poi portarlo nella vita quotidiana, nella famiglia, nei luoghi di lavoro e di studio, nei vari ambienti sociali e a coloro che si trovano nel bisogno.
Per realizzare questa missione, Leone XIV ha spiegato che «non è necessario avere molte idee teoriche sui concetti pastorali; occorre soprattutto pregare il Signore della messe». Il rapporto con il Signore, coltivare il dialogo con Lui, è quindi fondamentale, ha spiegato in ultimo, il Papa. «Egli allora ci renderà suoi operai e ci manderà nei campi del mondo come testimoni del suo Regno».
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