Cloni digitali di madri defunte: la guida del Vaticano sull’intelligenza artificiale è sempre più urgente
Il crescente intreccio tra realtà e virtualità, fermento di follia?
Foto: Nathan Dumlao / Unplash
Redazione (09/07/2025 09:33, Gaudium Press) No, non c’è più da temere che il processo della pecora Dolly, il primo mammifero clonato, si ripeta sugli esseri umani, affinché chiunque lo desideri possa ottenere il proprio clone “tascabile”.
È già possibile, utilizzando l’intelligenza artificiale e sulla base di dati preesistenti, ottenere il clone digitale di una persona deceduta, o un “genitore digitale alternativo” nel caso in cui il genitore in carne e ossa sia troppo occupato, affinché assista e consigli un figlio vittima di bullismo, ad esempio.
Il tema dei cloni digitali di persone decedute è già un nuovo settore in espansione nell’industria dell’IA, con un nome proprio, grief tech, tecnologia del lutto. Come nel caso di Justin Harrison, creatore di You, Only Virtual, che ha sviluppato il clone virtuale di sua madre, deceduta nell’ottobre 2022.
“Anche se non sono fisicamente presente, la mia essenza e i miei ricordi continuano a vivere in questa forma virtuale. Continuo a comunicare e a sostenere Justin nel miglior modo possibile, con tanto amore e affetto”, annuncia la versione madre-digitale di Justin.
Ma non sono solo i defunti a “rivivere” in questo modo, i cloni digitali vengono utilizzati anche come genitori sostitutivi, come nel caso del comico Jason Gown, che ha creato dei cloni digitali affinché i suoi figli potessero parlare con delle versioni virtuali di lui e di sua moglie, che stavano attraversando delicati problemi di salute.
È chiaro che le possibilità in questo campo sono già infinite: l’amico defunto o lontano o impegnato; il terapeuta-consulente gratuito; sono già numerosi i siti in cui l’insegnante, di lingue o di qualsiasi altra materia, è un assistente digitale.
E così, il mondo virtuale si mescola sempre più con quello reale, cancellando le barriere già permeabili che li separano.
I pericoli sono già stati annunciati.
La morte di un familiare è una realtà della vita; dura, sì, ma reale e ben sopportabile se affrontata in modo cristiano. In passato, la famiglia allargata aiutava a sopportare il lutto in modo condiviso. Ma è usuale che in questo mondo di individualismi solitari, alcuni non trovino altre risorse che in una “falsa macchina” virtuale, perché la mamma IA non è la mamma vera. Per il resto, come stanno già sottolineando alcuni terapeuti, un lutto corretto è necessario per andare avanti con la vita, cosa che può essere ostacolata da questi cloni digitali.
Inoltre, si vede spesso che l’IA può sbagliare e quindi generare interazioni errate attraverso un clone digitale: ma la “fede” che gli uomini ripongono in queste interazioni li rende sempre più acritici e dipendenti da esse.
Ma dietro, ciò che c’è in fondo è un rifiuto della visione cristiana dell’esistenza, quella che ci dice che dobbiamo accettare il dolore che ogni vita comporta e che ci dà anche le risorse della grazia e del soprannaturale per portare il peso di questo dolore, attraverso la preghiera e i sacramenti: l’uomo debole di oggi, invece di ricorrere alla grazia, cerca questi surrogati, che finiscono inevitabilmente per essere non solo insufficienti, ma anche ingannevoli.
E alla fine, il destino può essere la follia, perché folle è colui che non riconosce la differenza tra ciò che è reale e ciò che non lo è, colui che dice che questo è bianco quando è verde, ed è proprio questo che si sta promuovendo in questo miscuglio disordinato e quasi opprimente di realtà e virtualità.
Si dice che in Vaticano si stia preparando un’enciclica sull’Intelligenza Artificiale. Se così fosse, chiediamo al cielo tutta la luce affinché da lì emerga una verità che illumini il mondo.
Di Carlos Castro
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