Le paure vanno affrontate con la fede nel Signore, al quale «il vento e il mare obbediscono», ha detto il Papa.
Il Pontefice ha celebrato la messa a Borgo Laudato si’, a Castelgandolfo.
Foto: Vatican News
Redazione (10/07/2025 14:16, Gaudium Press) Ieri, nell’omelia https://www.vatican.va/content/leo-xiv/es/homilies/2025/documents/20250709-omelia-custodia-creazione.html della Messa che il Santo Padre ha celebrato a Castelgandolfo, nel Borgo Laudato si’, egli ha sottolineato che il luogo sacro potrebbe essere definito una cattedrale ‘naturale’ “per le piante e gli altri elementi del creato che fanno da cornice all’Eucaristia”, e ha ringraziato coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa liturgia.
Nel corso dell’omelia, pronunciata in “un mondo che brucia, sia per il riscaldamento globale che per i conflitti armati”, ha sottolineato come la lettura evangelica da una parte riflette “la paura dei discepoli nella tempesta, che è la paura di gran parte dell’umanità”, ma che dall’altra dà modo anche di nutrire la speranza in Cristo e nella sua Chiesa, poiché ‘Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?’ (Mt 8,27).
“Lo stupore espresso da questa domanda – ha affermato il Pontefice – è il primo passo che ci allontana dalla paura. Gesù aveva vissuto e pregato intorno al lago di Galilea. Lì aveva chiamato i suoi primi discepoli nei luoghi della loro vita e del loro lavoro. Le parabole con cui annunciava il Regno di Dio rivelano un profondo legame con quella terra e quelle acque, con il ritmo delle stagioni e la vita delle creature”, che del resto sono creature di Dio.
“Torniamo quindi a chiederci: ‘Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?’ (Mt 8,27). L’inno della Lettera ai Colossesi che abbiamo ascoltato sembra rispondere proprio a questa domanda: ‘Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di tutta la creazione, perché in lui sono state create tutte le cose’ (Col 1,15-16). I suoi discepoli, quel giorno, in balia della tempesta, terrorizzati, non potevano ancora professare questa conoscenza di Gesù. Noi oggi, nella fede che ci è stata trasmessa, possiamo invece continuare a dire: ‘Egli è anche il Capo del Corpo, cioè della Chiesa. Egli è il Principio, il Primo che è risorto dai morti, affinché avesse il primato su tutto (v. 18)’. Abbiamo quindi più motivi di speranza, persino degli apostoli in Galilea”.
“A questo proposito, ci ispira il canto del salmista: ‘La voce del Signore sulle acque! Il Dio della gloria fa udire il suo tuono: il Signore è sopra le acque tumultuose. La voce del Signore è potente, la voce del Signore è maestosa!'(Sal 29,3-4). Questa voce obbliga la Chiesa ad essere profetica, anche quando richiede il coraggio di opporsi al potere distruttivo dei principi di questo mondo. L’alleanza indissolubile tra il Creatore e le creature, infatti, mobilita la nostra intelligenza e i nostri sforzi affinché il male si trasformi in bene, l’ingiustizia in giustizia e l’avidità in comunione”, ha affermato Leone.
Il Pontefice ha concluso la sua riflessione citando sant’Agostino, che “nelle ultime pagine delle sue Confessioni, associa le cose create e l’uomo in una lode cosmica: Oh Signore, ‘le tue opere ti lodano perché noi ti amiamo, e noi ti amiamo perché le tue opere ti lodano” (sant’Agostino, Confessioni, XIII, 33,48). Che questa sia l’armonia che diffondiamo nel mondo”.
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