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I cattolici di Tolosa respingono la nomina del cancelliere, condannato per stupro

L’arcivescovo di Tolosa ha dovuto affrontare un’ondata di proteste per la nomina.

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Mons. Guy de Kerimel – Foto: Wikimedia Commons

Redazione (11/07/2025 13:11, Gaudium Press) «La moglie di Cesare non solo deve esserlo, ma deve anche sembrarlo», l’espressione leggendaria con cui Giulio Cesare avrebbe giustificato il ripudio di Pompea, è stata utilizzata nel corso dei secoli per sottolineare l’importanza di evitare lo scandalo in determinate circostanze, anche se ingiustificato. Ma ancora di più quando è giustificato.

Ieri, i notiziari internazionali hanno riportato in prima pagina la notizia della controversa nomina da parte di Mons. Guy de Kerimel, arcivescovo di Tolosa, in Francia, di un nuovo cancelliere per la sua giurisdizione:

Si tratta di padre Dominique Spina, che ha anche ricevuto l’incarico di delegato episcopale per i matrimoni, a decorrere dal prossimo 1° settembre.

Il fatto è che padre Spina era stato precedentemente condannato per lo stupro di un adolescente di 16 anni. La notizia, inizialmente diffusa da Le Dépeche du Midi lo scorso 7 luglio, ha suscitato perplessità e persino indignazione tra i difensori delle vittime di abusi e tra i membri della comunità cattolica locale.

I dettagli della condanna

Il sacerdote-cancelliere era stato condannato nel 2006 dalla Corte d’Appello di Tarbes. I fatti risalgono al 1993, quando padre Spina era direttore spirituale del giovane alla scuola Notre-Dame de Bétharram. Il tribunale aveva condannato il sacerdote a cinque anni di reclusione.

Sébastien, il giovane abusato, era descritto come una persona “fragile” che “voleva diventare sacerdote”. Fu solo nel 2002 che Sébastien presentò una denuncia contro padre Spina. Alcuni giornali assicurano che mentre il sacerdote era in custodia della polizia, aveva confessato alcuni dei fatti di cui era accusato, ma che poi aveva ritrattato, prima dell’inizio del processo.

Di fronte al clamore suscitato, Mons. De Kerimel ha dichiarato all’AFP che nella sua decisione di nomina aveva “optato per la misericordia”.

“È vero che padre Spina ha scontato una pena detentiva di cinque anni, di cui uno con sospensione della pena, per fatti gravissimi avvenuti quasi 30 anni fa”, ha affermato l’arcivescovo, secondo Le Monde.

Ha inoltre dichiarato che le autorità ecclesiastiche “non hanno nulla da rimproverare a questo sacerdote negli ultimi 30 anni” e che padre Spina “non esercita più alcuna responsabilità pastorale, tranne la celebrazione dell’Eucaristia, solo o eccezionalmente per i fedeli”.

È chiaro che le dichiarazioni del prelato non placano le reazioni suscitate.

«Ciò che è offensivo è che si tratta di un sacerdote condannato per lo stupro di un minore. È inaccettabile», ha dichiarato un cattolico di Tolosa a La Dépêche du Midi.

Era inoltre prevedibile che la nomina servisse a mettere in discussione il reale impegno della Chiesa nella prevenzione degli abusi, impegno già abbastanza messo in discussione da casi come quello dell’ex gesuita Rupnik: per Tribune Chrétienne, portale cattolico, la decisione è stata «sorprendente» e solleva «seri interrogativi» sulla coerenza della Chiesa nella lotta contro gli abusi.

Alcuni sollevano anche obiezioni canoniche riguardo alla nomina, poiché la legge della Chiesa richiede che i cancellieri siano “di reputazione irreprensibile e al di sopra di ogni sospetto”. Si interrogano inoltre sulla reale fondatezza dell’affermazione dell’arcivescovo, secondo cui un delegato per i matrimoni non eserciterà alcuna funzione pastorale.

Con informazioni di Aciprensa

 

 

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