San Camillo de Lellis: “Protettore celeste di tutti i malati”
Ferrea volontà, incrollabile fiducia in Dio, intransigenza verso i propri difetti e risoluzione sovrumana nel praticare la virtù sono tratti che costituiscono la fervente personalità di San Camillo de Lellis, la cui memoria la Chiesa celebra il 14 luglio.
Redazione (14/07/2025 15:01, Gaudium Press) Di temperamento fortissimo, di volontà ardente e di anelito raramente visto nel corso dei secoli, San Camillo, ancora molto giovane, desiderava una vita diversa da quella degli altri uomini del suo tempo. Il mondo era insufficiente a contenere l’ardore della sua giovinezza e non c’era nulla sulla terra che lo soddisfacesse.
Infanzia e giovinezza di Camillo
Con la perdita dei genitori, ancora in tenera età, Camillo dovette affrontare da solo le difficoltà della vita, oltre ad assumersi prematuramente molte responsabilità. Per questo, inesperto, non trovò altro modo per soddisfare i suoi desideri che nei giochi e nelle continue dispute e discussioni, eventi che divennero una trappola per la sua anima. In una di queste dispute, ad esempio, arrivò persino a mettere in palio i propri vestiti come pagamento per una partita.
A causa di questo gioco d’azzardo, la sua vita divenne sempre più futile e oziosa. Non riusciva nemmeno a mantenersi, il che lo portava spesso a soffrire la fame e il freddo.
Ora, è proprio in questo periodo che Camilo contrasse un’ulcera al piede destro, che lo accompagnò fino alla fine della sua vita.
Una luce sulla strada
Fu allora che dei pii monaci cappuccini lo accolsero in un convento dell’Ordine, dove iniziò a lavorare.
Un giorno, tuttavia, mentre trasportava alcuni materiali da un convento all’altro, cadde dall’animale su cui era montato, fatto che lo fece risvegliare dal suo “lungo sonno” e lo portò a un profondo pentimento per le sue colpe e a un risoluto desiderio di riparazione, impegnandosi a vincere la sua precedente leggerezza, e a far parte dell’Ordine dei Cappuccini.
Da quel momento, la sua vita cambiò completamente e tutto il fuoco della sua anima fu incanalato verso ciò che doveva veramente desiderare e amare.
La sua ferita, tuttavia, non gli consentiva di rimanere in quel convento e di essere un religioso cappuccino, motivo che lo spinse a partire per l’Ospedale di San Giacomo a Roma. In quel luogo, sotto la guida di San Filippo Neri, iniziò a prendersi cura dei malati e, dopo qualche tempo, fu ordinato sacerdote.
Sotto l’azione costante dello Spirito Santo, Camillo iniziò quindi a elaborare la formazione di una Compagnia di Medici che si occupasse di fare il bene senza desiderio di ricompensa, vedendo in ogni malato l’immagine stessa di Cristo crocifisso. Iniziò così il reclutamento dei suoi primi discepoli e figli spirituali.
Insaziabile conquistatore di Dio e protettore degli ammalati
Distinguendosi subito per l’impegno, la destrezza e la diligenza con cui curava i malati – motivo che aumentò rapidamente la sua popolarità nei dintorni di Roma – l’Ordine nascente fu chiamato dal regno di Napoli per prestare servizio come sanitari di campo nelle guerre contro l’Ungheria.
Nonostante le infinite difficoltà, ottenne un successo notevole, ampliando la buona fama della Compagnia.
Tuttavia, tali conquiste non lo soddisfacevano completamente. Alle grandi anime sono necessari grandi orizzonti. Per questo motivo, Camillo si rese conto che avere solo medici e infermieri non era sufficiente per fornire un’assistenza completa alle anime. Era necessaria anche la formazione religiosa.
Così, sempre insaziabile di conquiste, iniziò a percorrere le vie che avrebbero portato la Santa Sede ad approvare la sua Compagnia. Ciò non tardò ad avvenire. Famosa per la sua grande opera a favore dei malati, la Compagnia fu approvata il 21 settembre 1591 da Papa Gregorio XIV, che la riconobbe come Ordine Religioso con il nome di Camilliani.
E l’8 dicembre dello stesso anno, San Camillo e i suoi discepoli fecero solennemente la loro professione di fede, includendo il voto di dedizione ai malati, anche a costo della propria vita, come parte dei requisiti della loro regola. Infatti, la carità di questi eroi si manifestò in modo particolare in occasione delle pestilenze e delle epidemie che devastarono quelle regioni.
San Camillo, era in cattive condizioni di salute e in quel periodo le sue condizioni peggiorarono ulteriormente, costringendolo a rinunciare alla carica di Superiore Generale del suo Ordine Religioso, alla luce di una possibile dipartita per l’eternità.
E così avvenne. Già provato dalle numerose lotte combattute nella sua lunga corsa verso la perfezione, esortò i suoi figli spirituali con parole piene di fuoco e di devozione alla Santissima Trinità e alla Beata Vergine Maria, in un vero e proprio slancio di entusiasmo per la sua Causa. Poi, con grande serietà e dignità, rese l’anima a Dio il 14 luglio 1614.
Il suo feretro fu accompagnato da una grande folla e, con sorpresa di tutti, la ferita al piede, che egli aveva portato con tanta mortificazione per tutto quel tempo, scomparve miracolosamente.
“Celeste protettore di tutti gli infermi e degli ospedali”
Fu canonizzato il 29 giugno 1746, giorno della festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, da papa Benedetto XIV. Nel 1886, da papa Leone XIII, fu anche nominato insieme a San Giovanni di Dio “celeste protettore di tutti gli infermi e degli ospedali del mondo cattolico”.
Ancora oggi, la sua vita piena di rovesci, lotte e difficoltà risuona in tutto il mondo cristiano come un esempio fedele e devoto di fierezza in mezzo alle prove con cui la Provvidenza usa forgiare i grandi santi.
Di Gabriel Ferreira
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