Onorare i genitori: un dovere sacro
«Dio onora il padre nei figli e conferma su di loro l’autorità della madre. Chi onora il proprio padre ottiene il perdono dei peccati, evita di commetterli e sarà ascoltato nella preghiera quotidiana. Chi rispetta la propria madre è come chi accumula tesori» (Sir 3, 3-5).
San Luigi IX educato dalla madre – Cattedrale a lui dedicata, Blois (Francia) Foto: Francisco Lecaros
Redazione (21/07/2025 17:10, Gaudium Press) Per molte persone pervase da uno spirito relativista, l’esistenza del Decalogo – ovvero l’insieme di regole morali che devono regolare il comportamento dell’uomo nei confronti di Dio e dei suoi simili – suona come qualcosa di arbitrario e inopportuno, un’imposizione assurda all’essere umano.
Come afferma San Tommaso, rifacendosi a San Paolo (cfr. Rm 13, 1), «le cose che procedono da Dio sono ordinate» (Summa Theologica, I-II, q.100, a.6) e, quindi, la scelta di questi precetti, così come l’ordine in cui sono stati disposti, non sono il risultato di una determinazione dispotica. Piuttosto, ci permettono di intravedere un aspetto dell’ineffabile sapienza divina, che ha disposto tutto nell’universo con conto, peso e misura (cfr. Sap 11, 20).
Tra questi precetti si trova: «Onora tuo padre e tua madre». Esso è il primo delle leggi relative al prossimo, preceduto solo dai tre che si riferiscono a Dio.
Se tutto il Decalogo è ordinato in funzione dell’amore per il Signore e per il prossimo (cfr. Mt 22, 40), i nostri genitori occupano certamente il posto dei più vicini, poiché «sono il principio particolare della nostra esistenza, così come Dio è il principio universale» (II-II, q.122, a.5); da qui la peculiare affinità del Quarto Comandamento con quelli che lo precedono.
Il rapporto stabilito da questo precetto è regolato da una virtù speciale: la pietà. Derivata dalla giustizia (cfr. q.101, a.3), essa ci impone un obbligo di debito analogo a quello che abbiamo verso Dio. Dopo di Lui, i nostri genitori sono coloro che ci hanno dato i beni naturali più grandi e, di conseguenza, meritano la nostra gratitudine e la nostra ricompensa prima di qualsiasi altra persona (cfr. a.1). Di conseguenza, dobbiamo render loro culto, riverenza, onore e servizio, nelle giuste proporzioni (cfr. a.1-a.4).
La Sacra Scrittura delinea anche il perfetto atteggiamento filiale: «Dio onora il padre nei figli e conferma su di loro l’autorità della madre. Chi onora il proprio padre ottiene il perdono dei peccati, evita di commetterli e sarà ascoltato nella preghiera quotidiana. Chi rispetta la propria madre è come chi accumula tesori» (Sir 3, 3-5).
San Tommaso si chiede inoltre se la virtù della pietà obblighi all’obbedienza dei genitori nel caso in cui questi vogliano indurre i propri figli al peccato e all’allontanamento dal culto divino. Fedele agli insegnamenti del Divino Maestro – che ha dichiarato: «Chi ama suo padre o sua madre più di me, non è degno di me. Chi ama suo figlio più di me, non è degno di me» (Mt 10, 37) –, il Dottore Angelico afferma categoricamente che «non sarebbe più pietà filiale insistere in un culto che è contro Dio» (a.4).
Infine, l’Aquinate mostra che sono tre i tipi di beni che i figli ricevono dai genitori: l’esistenza, il sostentamento e l’istruzione. Spetta quindi ai figli rispondere a tanta premura con gratitudine, rispetto e obbedienza e, inoltre, assistere i genitori nella vecchiaia, visitarli quando sono malati e, se poveri, mantenerli (cfr. De decem præceptis, a.6).
Lo stesso Verbo incarnato ha voluto essere per noi il modello nella pratica di questo comandamento: «Era sottomesso a loro» (Lc 2, 51), narra il Vangelo a proposito dell’atteggiamento del Bambino Gesù nei confronti di Maria e di San Giuseppe. Seguiamo quindi il suo esempio, certi dell’adempimento della promessa: «La carità fatta a tuo padre non sarà dimenticata» (Sir 3, 15).
Articolo tratto dalla rivista Arautos do Evangelho n. 283, luglio 2025. Redazione.
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