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Sant’Alfonso de’ Liguori, nel trionfo e nella sconfitta guardando a Dio – Ora risplende eternamente

Ci fu un momento nella sua vita in cui trionfò su tutto. Poi fu sconfitto in tutto. In seguito brillò per l’eternità.

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Redazione (01/08/2025 16:50, Gaudium Press) Il 1° agosto celebriamo la festa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo, confessore e dottore della Chiesa, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore. È il saggista per eccellenza della morale cattolica e si distinse per la sua profonda devozione alla Madonna, in onore della quale scrisse una delle sue opere più belle e uno dei capolavori della spiritualità mariana, le Glorie di Maria.

Di lui abbiamo questa breve biografia scritta da Mons. Guéranger:

Alfonso Maria de’ Liguori nacque da genitori nobili a Napoli il 27 settembre 1696. La sua giovinezza fu pia, studiosa e caritatevole. All’età di 17 anni conseguì il dottorato in diritto civile e canonico. Poco dopo iniziò una brillante carriera di avvocato. Ma nessun successo, né il desiderio di suo padre che lo voleva sposato, gli impedirono di abbandonare il mondo. Davanti all’altare di Nostra Signora, fece voto di diventare sacerdote. Fu ordinato nel 1726 e si consacrò alla predicazione. Nel 1729, un’epidemia gli permise di dedicarsi ai malati a Napoli. Poco dopo si ritirò con alcuni compagni a Santa Maria dei Monti e con loro si preparò all’evangelizzazione delle campagne.

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Nel 1732 fondò la Congregazione del Santissimo Redentore, che gli avrebbe causato numerose difficoltà e persecuzioni. Ma alla fine i postulanti affluivano e l’istituto si espanse rapidamente. Nel 1762 fu nominato vescovo di Sant’Agata dei Goti, vicino a Napoli. Immediatamente intraprese la visita alla sua diocesi, predicando in tutte le parrocchie e riformando il clero. Continuò a dirigere il suo istituto e quello delle religiose che era stato fondato per sostenere con la preghiera contemplativa i suoi figli missionari.

Nel 1765 si dimise dal ministero episcopale e tornò a vivere tra i suoi figli. Poco tempo dopo si verificò una divisione nell’Istituto dei Redentoristi e Sant’Alfonso fu espulso dalla sua stessa famiglia religiosa. Quella prova fu molto dura, ma egli non perse il coraggio e predisse che l’unità sarebbe stata ristabilita dopo la sua morte. Alle sue malattie si aggiunsero le sofferenze morali che gli causarono lunghe crisi di scrupoli e varie tentazioni. Tuttavia, il suo amore per Dio non fece che crescere.

Alla fine, il 1° agosto 1787, consegnò la sua anima al Signore, mentre le campane suonavano l’Angelus. Gregorio XVI lo iscrisse nel catalogo dei Santi nel 1839 e Pio IX lo dichiarò Dottore della Chiesa.

In una situazione critica, il tunnel buio

Dalla descrizione sopra riportata, si percepisce che il percorso terreno di Sant’Alfonso ebbe un momento particolare paragonabile a un tunnel oscuro, che fu costretto a percorrere. Non si trattava di una tentazione o di una sofferenza, ma di una sorta di disillusione per cui tutto ciò che umanamente poteva considerare significativo per la sua vita sembrava crollare. Era privato di qualsiasi dono, vantaggio o bene che non fosse la pura grazia di Dio, che agiva in modo probabilmente impercettibile, nel profondo della sua anima.

Era un avvocato brillante, dotato di un’intelligenza incredibile, sebbene nato da una famiglia nobile, abbandonò una situazione umana favorevole e in grado di favorire la sua carriera e le sue ambizioni per dedicarsi esclusivamente al sacerdozio. In seguito fondò una congregazione religiosa. L’istituto prosperò e il suo fondatore divenne un uomo ben visto dalla Santa Sede. Scrisse ottimi libri, diffusi in tutta Europa, e fu acclamato come maestro di grande peso nella vita intellettuale cattolica del suo tempo. Poco dopo fu elevato all’episcopato.

Senza dubbio una condizione illustre, con tutti gli aspetti di una vocazione ben riuscita: come sacerdote era diventato religioso; come religioso, fondatore e superiore generale; inoltre, con l’onore dell’episcopato, sentiva che il buon profumo della sua dottrina si diffondeva in tutta Europa. Si direbbe, quindi, che i desideri per cui si era ordinato si erano realizzati e che la sua vita aveva raggiunto l’obiettivo voluto dalla Provvidenza. In quell’apogeo, avrebbe potuto morire e dire a Dio, parafrasando San Paolo: «Ho combattuto la buona battaglia, dammi ora il premio della tua gloria!».

Tuttavia, proprio quando tutto sembrava essere stato raggiunto, una catastrofe. Vescovo dimissionario, dottore e moralista, superiore generale della congregazione religiosa da lui fondata, Sant’Alfonso fu espulso a causa di intrighi, malintesi e false informazioni. Immaginate cosa significhi per un fondatore essere licenziato dalla Santa Sede, ritrovarsi da un momento all’altro senza risorse e senza mezzi di sussistenza!

Il destino delle anime amate dalla Provvidenza

A questa battuta d’arresto si aggiunse un’altra tentazione: cominciarono ad affliggerlo malattie che lo accompagnarono fino alla fine della vita. Tra queste, una febbre reumatica che lo paralizzò per un certo periodo e gli compromise la posizione del collo, impedendogli di stare dritto. Dovette cominciare a vivere con la testa inclinata, atteggiamento che si riflette in alcuni dei ritratti che gli furono fatti. Oltre alle malattie, sopraffatto da scrupoli, tentazioni fortissime, anche contro la purezza e contro la fede. Tutto si accumulava in un uomo così provato.

Tuttavia, questo era proprio il premio più grande per coronare la sua esistenza. Era la crocifissione dopo un lungo apostolato e un’azione instancabile a beneficio del prossimo.

Così agisce nella maggior parte dei casi la Provvidenza con le anime che ama. Sono situazioni in cui tutte le disgrazie si accumulano e c’è una sorta di crepuscolo generale. Poi l’anima purificata, lavata dal dolore, torna a godere delle consolazioni di Dio. Allora respira, si sente diversa, trasformata.

Naturalmente, questa fu l’ultima prova di santificazione, lo sforzo finale che Nostro Signore chiese a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Lezione di vita per i cattolici

Dobbiamo considerare questa esistenza di Sant’Alfonso, laboriosa e disseminata di tentazioni ma coronata dal trionfo della virtù, una lezione di fiducia e perseveranza per tutti noi. Nei momenti peggiori di tali tentazioni, nei dolori e nelle malattie, nelle dure persecuzioni, quando i più vicini a lui, gli infliggevano crudeli contrarietà, egli non si scoraggiò mai, non fu mai flessibile nel suo desiderio di raggiungere la santità, crescendo in pietà e devozione man mano che succedevano le sofferenze.

Si è sempre affidato alla fiducia in Dio e nella Vergine Maria.

Queste sono alcune riflessioni che ci suggerisce la straordinaria ed edificante esistenza di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

(Fonte: http://santossegundojoaocladias.blogspot.com/2011/06/santo-afonso-maria-de-ligorio-um-modelo.html)

 

 

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