Angelus: «La Chiesa sia per tutti scuola di umiltà»
Il Santo Padre ci invita all’umiltà, segno della massima libertà, ed esorta la Chiesa ad essere «una casa dove le persone sono sempre benvenute, dove i posti non sono da conquistare».
Foto: Vatican News/ Vatican Media
Redazione (01/09/2025 17:44, Gaudium Press) Nella catechesi che ha preceduto la recita dell’Angelus, domenica 31 agosto, Papa Leone XIV ha meditato sul Vangelo del giorno, secondo San Luca, in cui Gesù è invitato a mangiare a casa dei farisei e osserva che c’è una competizione per occupare “i primi posti”.
Papa Leone XIV ha ricordato alle centinaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro l’importanza di riunirsi attorno alla stessa tavola nei giorni di riposo e di festa; “è un segno di pace e di comunione, in tutte le culture”.
Nel Vangelo di oggi, secondo San Luca (Lc 14,1.7-14), Gesù è invitato a pranzo da uno dei capi dei farisei. “Accogliere ospiti allarga lo spazio del cuore ed essere invitati richiede l’umiltà di entrare nel mondo dell’altro”, ha sottolineato il Papa, affermando che “una cultura dell’incontro si nutre di questi gesti che avvicinano”.
Tuttavia, il Sommo Pontefice riconosce che non è sempre facile “incontrarsi”. Ricorda che, secondo San Luca, “gli invitati ‘osservavano’ Gesù, che era generalmente visto con una certa diffidenza dai più rigorosi interpreti della tradizione”. Nonostante ciò, Gesù riesce ad avvicinarsi e a diventare un vero ospite, “con rispetto e autenticità”, e rinuncia alle buone maniere “che sono mere formalità per evitare il coinvolgimento reciproco”. Notando che c’è una “competizione” tra gli invitati per occupare “i primi posti”, Gesù descrive ciò che vede attraverso una parabola, al fine di invitare, coloro che lo osservavano, alla riflessione. “Questo accade ancora oggi, non in famiglia, ma nelle occasioni in cui è importante ‘essere notati’; allora, lo stare insieme si trasforma in una competizione”, lamenta Leone XIV.
Con la sua Parola, Gesù chiama alla libertà
“Sedersi insieme alla tavola eucaristica nel giorno del Signore significa anche lasciare parlare Gesù”, continua il Papa, invitando i fedeli a guardarsi attraverso il suo sguardo, per “ripensare al modo in cui spesso riduciamo la vita a una competizione, al modo in cui ci degradiamo per ottenere un certo riconoscimento, al modo in cui ci confrontiamo inutilmente con gli altri”. Cristo invita a “fermarsi a riflettere”, a “lasciarsi scuotere da una Parola che mette in discussione le priorità che occupano il nostro cuore” e offre così a ciascuno un’esperienza di libertà.
L’umiltà, forma piena di libertà
Il Successore di Pietro prosegue la sua catechesi sottolineando l’uso della parola “umiltà” nel Vangelo per descrivere “la forma piena della libertà” (cfr. Lc 14, 11). Questa umiltà, assicura Leone XIV, “nasce quando il Regno di Dio e la sua giustizia risvegliano veramente il nostro interesse e ci permettono di guardare lontano: non ai nostri piedi, ma lontano! Chi si esalta, in genere, sembra non aver trovato nulla di più interessante di sé stesso e, in fondo, è molto insicuro. Coloro che hanno compreso di essere preziosi agli occhi di Dio, coloro che sentono profondamente di essere figli o figlie di Dio, possiedono cose più grandi di cui possono gloriarsi e una dignità che risplende di per sé. Questa emerge in primo piano, occupa il primo posto senza sforzo e senza strategie, quando, invece di servirsi delle situazioni, imparano a servire”.
Il Sommo Pontefice ha concluso esortando i fedeli a chiedere “oggi che la Chiesa sia per tutti un luogo di apprendimento dell’umiltà, quella casa dove tutti sono sempre benvenuti, dove i posti non devono essere conquistati, dove Gesù può ancora parlare e educarci alla sua umiltà, alla sua libertà”.
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