Gaudium news > La Madonna Addolorata

La Madonna Addolorata

Dio manda sofferenze a coloro che ama, e tra tutte le anime, dopo quella di Nostro Signore Gesù Cristo, la più amata da Dio era quella di Maria Santissima, invocata sotto il titolo di Beata Vergine Maria Addolorata, la cui memoria la Chiesa celebra il 15 settembre

Nossa senhora da angustia 700x934 1

Redazione (15/09/2025 13:05, Gaudium Press) Il 15 settembre si celebra la festa della Madonna Addolorata, collocata molto opportunamente subito dopo la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Questa festa mariana fu estesa a tutta la Chiesa da Pio VIII, in segno di gratitudine per l’intercessione della Santissima Vergine nella liberazione di Pio VII.

Si sbagliano coloro che pensano che la Vergine Maria abbia avuto nella sua vita un’unica occasione di dolore in seguito alla Passione e alla Morte del suo divino Figlio. Quel momento fu davvero di un dolore supremo, il più grande che sia mai stato provato nell’universo, al di sotto del dolore insondabile di Nostro Signore Gesù Cristo nella sua santissima umanità.

In effetti, fu un dolore così grande che riassunse tutti i dolori dell’universo. Tutto ciò che gli uomini hanno sofferto dalla caduta di Adamo e soffriranno fino all’ultimo istante in cui ci saranno uomini viventi sulla Terra, sarà incomparabilmente inferiore al dolore che ha sofferto Nostra Signora.

Tuttavia, sarebbe errato pensare che Ella abbia sofferto questi dolori durante la Passione, ma che al di fuori di quel periodo non abbia più sofferto. E che quindi la sua vita sia trascorsa nella quiete, immersa nella gioia di essere Madre del Salvatore, finché improvvisamente non è arrivato quel dolore lancinante che è durato fino alla Resurrezione di Nostro Signore, ma poi la sofferenza è finita e Ella ha ripreso a vivere una vita serena.

In realtà non è andata così ed è un modo completamente errato di considerare i dolori di Nostra Signora.

Riferendosi ai Sette Dolori della Madonna, spiega D. Guéranger che la Chiesa si è soffermata sul numero sette perché esso esprime sempre l’idea di totalità e universalità, cioè tutti i dolori.

Sofferenza: prova dell’amore di Dio

Dolorosa

Poiché la Madonna è lo specchio della saggezza e della giustizia che riflette in Sé tutto ciò che è di Nostro Signore Gesù Cristo, Ella è stata la “Mulier dolorum”, la Donna, la Signora dei dolori, e ha avuto tutta la sua vita pervasa dal dolore, dalla sofferenza.

Infatti, nella presentazione del Bambino Gesù al Tempio, con trentatré anni di anticipo, il profeta Simeone preannunciò a Maria Santissima un sacrificio: «Una spada trafiggerà la tua anima» (Lc 2, 35). Cioè, Lei avrebbe avuto una delle sofferenze più atroci che una persona possa sopportare.

Si capisce che, anche per l’anima immacolata della Santissima Vergine, la forte, coraggiosa e ragionevole previsione del dolore a venire era un elemento di crescente unione con Dio, che Lei già possedeva in misura insondabile fin dal primo istante del suo essere.

Tuttavia, questa profezia di Simeone era diretta a farle portare questo dolore per trentatré anni, nella consapevolezza che l’essere umano è nato per soffrire; è normale che soffra, che sia necessario accettare il dolore nella sua interezza prima che arrivi e, quando arriva, che ci trovi calmi, fedeli, sereni ed eroici. Così deve essere di fronte alla sofferenza, perché stiamo ricevendo una prova dell’amore che Dio ha per noi.

Equilibrio di fronte al dolore

In effetti, la Madre delle madri possedeva un istinto materno equilibrato e perfettissimo, proporzionato alla grandezza di suo Figlio. La prospettiva della morte di Gesù si presentava come una terribile corona di spine con cui il Padre aveva cinto il suo Cuore Immacolato e che, a poco a poco, si stringeva sempre più. Si trattava di un tormento interiore paragonabile solo a quello del Redentore stesso.

La Madonna soffriva con pace e calma, ma il dolore si diffondeva fino alle ultime fibre del suo essere. Tutte le facoltà della sua anima erano sconvolte al pensiero di ciò che sarebbe accaduto. E la considerazione che più la faceva soffrire era l’impotenza davanti alla Croce di suo Figlio: doveva accettare una ad una ogni amarezza, rinnovando il suo «fiat» dopo i colpi e le offese, e riversando il suo amore su quei dolori che causavano la totale repulsione nel suo istinto materno.

Questo, tuttavia, non le impediva di detestare il peccato che sarebbe stato commesso, l’offesa inimmaginabile contro la Provvidenza che avrebbe significato il deicidio. In quei momenti, fremiti di indignazione pacati e cristallini scuotevano il suo Cuore Sapiente e Immacolato.

Tuttavia, alle riflessioni che dedicava alla Passione redentrice se ne aggiungeva un’altra, profumata di vittoria. «Dio trionfa sempre!», pensava. «Verrà una gloriosa vittoria, che supererà di gran lunga la terribile sconfitta della Croce!». Allora la sua anima si riempiva di speranza e di gioia al pensiero della Resurrezione.

Però, la Resurrezione doveva essere conquistata dalla Vergine insieme a Nostro Signore. Mentre ci pensava, la sua fede cresceva, raggiungendo vette mai immaginate dalla mente umana. E, allo stesso tempo, Lei acquistava una fede incrollabile in questo trionfo per le generazioni dei secoli a venire.

Rimase in piedi accanto alla Croce

Nossa Senhora Dolorosa

Dall’alto della Croce, Gesù contemplava la folla che lo circondava e, al centro, sua Madre. Con indicibile compassione, Ella rimase in piedi (cfr. Gv 19, 25), con accanto San Giovanni. Non sarebbe stato più bello se Maria fosse stata prostrata o inginocchiata?

No, perché partecipava a quell’immolazione. La sua postura significava che viveva la Passione insieme a suo Figlio, come socia privilegiata della Redenzione, cercando di servirgli da sostegno e consolazione.

Oppressa dalla tristezza, soffriva in sé tutti i dolori, essendo considerata dalla folla come la più ignobile tra le donne della terra, la Madre di un verme crocifisso. Quale tragedia più grande poteva capitare a Lei? Vedere Gesù ferito da capo a piedi, senza forze e innalzato sul legno: un dolore lacerante che, senza una grazia speciale, L’avrebbe fatta cadere a terra!

Come affermano molto giustamente San Bernardo e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, tutti noi, quando attraversiamo un dramma, troviamo sollievo rivolgendo lo sguardo al Divino Crocifisso. L’unica creatura umana privata di questo conforto era Maria, poiché contemplarlo era per Lei un motivo in più di sofferenza. Nonostante ciò, conservò sempre un’immensa dignità.

Piangeva, ma con imperturbabile serenità perché, se il dolore era profondo, la sua fede si mostrava ancora più grande. E in nessun momento perse l’equilibrio o si lasciò andare alla disperazione, come sarebbe successo alla maggior parte delle madri in circostanze simili.

L’atteggiamento di Nostra Signora costituì una grande consolazione per l’Uomo-Dio: la sua compassione Lo rafforzava, le sue lacrime addolcivano il Suo Sacro Cuore, la sua fermezza Lo incoraggiava a proseguire fino alla fine. In Lei vedeva la perfetta corrispondenza a tutto ciò che aveva dato all’umanità dall’Incarnazione.

In Lei il suo Sangue dava frutti in abbondanza. Ma soprattutto, nel Cuore Immacolato di Maria trovava riflessa la sua stessa Passione! Entrambi i Cuori, che formano un unico Cuore, furono inchiodati insieme sulla Croce e lì attesero la gloriosa Resurrezione.

La fermezza di Maria

Sofferenze indicibili invasero l’anima santissima di Maria in quel momento finale, come commenta il dottor Plinio: «Facendo un paragone tra il calice che Gesù Cristo bevve nel Giardino degli Ulivi e la presenza di Nostra Signora ai piedi della Croce, il primo non era forse foriero di quella presenza? Non fu proprio Lei a dare forza al Figlio? Ora, in un certo momento, la sua presenza diventa insensibile per Lui. Si può immaginare quale fosse allora il suo dolore?».

Infatti, la sua suprema sofferenza consisteva nel sentire la propria incrinatura nell’assegnare un valore alle cose, nel discernere nello sguardo divino del Figlio quelle prove, nel non potersi avvicinare per consolarlo, per attenuare i suoi dolori, per assicurargli che né Dio né Lei lo avevano abbandonato, e dover ancora accettare il contrario. La Madre Addolorata, tuttavia, seppe aspettare contro ogni speranza, confidare nell’assurdo, avanzare in mezzo alla smentita.

Ogni minuto che passava, i dolori di Gesù aumentavano, e ad ogni gemito che usciva dalle sue labbra divine, Maria riceveva un nuovo colpo. Ma Lei perseverava con fermezza. Alla fine, quando Nostro Signore si rese conto che era giunta la sua ora, esclamò: «Tutto è compiuto» (Gv 19, 30). E, dopo aver lanciato un grido doloroso che echeggiò in tutto l’universo, concluse con tono dolce: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito» (Lc 23, 46). Chinando il capo, esalò l’ultimo respiro.

Si può dire, in senso figurato, che l’anima di Nostra Signora morì con Gesù. Nessuno più di Lei era in grado di comprendere la grandezza di quel mistero, al quale si aggiungeva il fatto che quello stesso Dio era il suo amatissimo Figlio… Consumata dalla sventura e versando lacrime preziose, per poco non perse i sensi di fronte al compimento del divino olocausto, per cui le Sante Donne si avvicinarono per aiutarLa.

Ancora una volta, però, rimase in piedi accanto alla Croce, come uno stendardo vittorioso a proclamare la fede nella gloria della Resurrezione, che solo in Lei sarebbe rimasta accesa perfettamente nelle successive trentasei ore.

Sofferenze dell’anima

Virgem pe cruz

Nessuno ha mai sofferto tanto, con tanto dominio sugli eventi, comprendendo così bene la logica di ciò che stava accadendo, con tanta forza e serietà, con tanto odio per il male, quanto Nostra Signora.

Tuttavia, Dio Padre avrebbe chiesto a Nostra Signora un ultimo sacrificio per la nascita della Chiesa. Quando nel Corpo divino non era rimasto più Sangue da versare per la Redenzione degli uomini, Longino ferì con la sua lancia il costato adorabile di Gesù, trafiggendo il Sacro Cuore e, di conseguenza, anche il Cuore Immacolato di Maria. Piena di dolore, Ella sentì compiersi la profezia di Simeone, e la lancia di Longino le strappò l’ultimo gemito.

L’acqua che uscì dal costato del Salvatore guarì la cecità del centurione e gli diede il dono inestimabile della fede (cfr. Gv 19, 34-35; Mc 15, 39). Ma le lacrime versate da Maria in quel dolore estremo si unirono al Sangue e alla linfa di Gesù, dando vita alla Santa Chiesa.

Se è vero che la Madonna non ha sofferto fisicamente – per quanto riguarda il suo corpo verginale, senza considerare la sua finissima sensibilità –, Ella ha sopportato una pienezza di sofferenze dell’anima irraggiungibile da qualsiasi creatura umana.

Inoltre, penetrava nell’anima del suo Divin Figlio e discerneva l’immensità della sua sofferenza nel pesare i peccati dell’umanità dovuti al rifiuto di così tanti tormenti.

Desiderando alleviare al massimo questo dolore, nel suo amore materno per il genere umano, intercedette per tutti coloro che sarebbero venuti, unendo le sue preghiere e le sue lacrime al Preziosissimo Sangue redentore. Per questo si può affermare con certezza che i benefici che abbiamo ricevuto sul piano della grazia sono stati conquistati anche dalla Madre Lacrimosa.

Così, nel cammino che dobbiamo percorrere, soprattutto nei dolori che la vita ci riserva, ricordiamoci che la Madonna può darci la forza di superare qualsiasi difficoltà e sostenerci in tutte le sofferenze.

Testo tratto, con adattamenti, dal libro Maria Santissima! Il Paradiso di Dio rivelato agli uomini. Parte II. Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP;

Tratto dalle conferenze del 17/3/1967 e del 9/4/1965. Plinio Corrêa de Oliveira

 

lascia il tuo commento

Notizie correlate