Il Papa invita i giovani alla testimonianza cristiana
Leone XIV ha reso pubblico oggi il suo primo messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù Diocesana, che si terrà il 23 novembre 2025.
Foto: Vatican News
Redazione (07/10/2025 16:57, Gaudium Press) Papa Leone XIV ha pubblicato il suo primo messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù Diocesana, che si terrà il 23 novembre 2025 in tutte le diocesi del mondo. Il pontefice nel messaggio di oggi incoraggia i giovani a vivere la loro amicizia con Gesù come motore di impegno e testimonianza nel mondo.
Il messaggio ha come motto la frase di Gesù nel Vangelo di San Giovanni: «Anche voi rendete testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27). Partendo da essa, il Pontefice riflette sul rapporto tra l’amicizia con Gesù e l’impegno cristiano nel mondo.
«La testimonianza cristiana nasce dall’amicizia con il Signore», scrive il Papa, che chiarisce che questa testimonianza «non deve essere confusa con una propaganda ideologica», ma è un «principio di trasformazione interiore e di sensibilizzazione sociale».
Leone XIV ricorda che Gesù chiama «amici» i suoi discepoli e che questa amicizia permette a ogni giovane di scoprire la propria dignità. Il Signore «conosce il cuore di ciascuno di voi giovani, la vostra indignazione di fronte alla discriminazione e all’ingiustizia, il vostro desiderio di verità e bellezza, di gioia e pace».
Il Papa cita come esempio di testimonianza l’apostolo Giovanni, «il discepolo che Gesù amava», il cui racconto evangelico è segnato dal legame personale con Cristo. Cita anche Giovanni Battista, che sapeva non cercare il protagonismo: «Il vero testimone è umile e interiormente libero, prima di tutto da sé stesso».
Ai giovani che vivono situazioni di sofferenza, violenza o precarietà, il Santo Padre incoraggia a mettersi al fianco dei propri simili: «Voi stessi potete mettervi al fianco di altri giovani, camminare con loro e mostrare loro che Dio, in Gesù, si è fatto vicino a ogni persona».
Riconoscendo le difficoltà della testimonianza, Leone XIV sottolinea che «il discepolo-testimone sperimenta in prima persona il rifiuto», ma incoraggia a non rispondere con atteggiamenti aggressivi: «Non lasciarti vincere dal male. Al contrario, vinci il male facendo il bene» (Rm 12,21). In questo contesto, lancia un messaggio diretto: «Non scoraggiatevi, come i santi anche voi siete chiamati a perseverare con speranza».
Il Papa affronta anche il valore della fraternità come frutto dell’amicizia con Cristo. «Un giovane che ha incontrato Cristo porta con sé ovunque il “calore” e il “sapore” della fraternità», afferma. E avverte: «Non seguite coloro che usano le parole della fede per dividere».
Infine, invita a coltivare il legame con Maria attraverso la preghiera del rosario: «Così, in ogni situazione della vita, sperimenteremo che non siamo mai soli, ma siamo sempre figli amati, perdonati e incoraggiati da Dio».
Di seguito il messaggio integrale:
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE LEONE XIV
PER LA XL GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
23 novembre 2025
«Anche voi rendete testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27)
Cari giovani,
all’inizio di questo primo messaggio che vi invio, desidero innanzitutto dirvi grazie. Grazie per la gioia che ci avete trasmesso venendo a Roma per il vostro Giubileo, e grazie anche a tutti i giovani che si sono uniti a noi nella preghiera da diverse parti del mondo. È stato un evento prezioso per rinnovare l’entusiasmo della fede e condividere la speranza che arde nei nostri cuori. Per questo, facciamo in modo che l’incontro giubilare non sia un momento isolato, ma segni, per ciascuno di voi, un passo avanti nella vita cristiana e un forte stimolo a perseverare nella testimonianza della fede.
Proprio questa dinamica è al centro della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo la domenica di Cristo Re, il 23 novembre, e che avrà come tema «Anche voi rendete testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27). Con la forza dello Spirito Santo, come pellegrini di speranza, ci prepariamo a diventare coraggiosi testimoni di Cristo. Cominciamo quindi fin da ora un cammino che ci porterà all’edizione internazionale della GMG a Seul, nel 2027. In questa prospettiva, vorrei soffermarmi su due aspetti della testimonianza: la nostra amicizia con Gesù, che riceviamo da Dio come dono; e l’impegno di ciascuno nella società, come costruttori di pace.
Amici, quindi, testimoni
La testimonianza cristiana nasce dall’amicizia con il Signore, crocifisso e risorto per la salvezza di tutti. Essa non va confusa con una propaganda ideologica, ma è un vero principio di trasformazione interiore e di sensibilizzazione sociale. Gesù ha voluto chiamare «amici» i discepoli, ai quali ha fatto conoscere il Regno di Dio e ha chiesto di rimanere con Lui per formare la sua comunità e inviarli ad annunciare il Vangelo (cfr Gv 15,15.27). Per questo, quando Gesù ci dice: «Date testimonianza», ci sta assicurando che ci considera suoi amici. Solo Lui conosce pienamente chi siamo e perché siamo qui: conosce il cuore di ciascuno di voi giovani, la vostra indignazione di fronte alla discriminazione e all’ingiustizia, il vostro desiderio di verità e di bellezza, di gioia e di pace; con la sua amicizia vi ascolta, vi motiva e vi guida, chiamando ciascuno a una vita nuova.
Lo sguardo di Gesù, che vuole sempre e solo il nostro bene, ci precede (cfr Mc 10,21). Egli non ci vuole come servi, né come «attivisti» di un partito; ci chiama a stare con Lui come amici, affinché la nostra vita sia rinnovata. E la testimonianza nasce spontaneamente dalla gioiosa novità di questa amicizia. È un’amicizia unica, che ci dona la comunione con Dio; un’amicizia fedele, che ci fa scoprire la nostra dignità e quella degli altri; un’amicizia eterna, che nemmeno la morte può distruggere, perché ha il suo principio nel Crocifisso risorto.
Pensiamo al messaggio che ci lascia l’apostolo Giovanni alla fine del quarto Vangelo: «Questo stesso discepolo è colui che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera» (Gv 21,24). Tutto il racconto precedente si riassume in una «testimonianza», piena di gratitudine e stupore, da parte di un discepolo che non dice mai il proprio nome, ma si definisce «il discepolo che Gesù amava». Questo appellativo è il riflesso di una relazione: non è il nome di un individuo, ma la testimonianza di un legame personale con Cristo. Questo è ciò che conta davvero per Giovanni: essere discepolo del Signore e sentirsi amato da Lui. Comprendiamo quindi che la testimonianza cristiana è frutto del rapporto di fede e di amore con Gesù, in cui troviamo la salvezza della nostra vita. Ciò che scrive l’apostolo Giovanni vale anche per voi, cari giovani. Cristo vi invita a seguirlo e a sedervi al suo fianco, per ascoltare il suo cuore e condividere da vicino la sua vita. Ognuno di voi è per Lui un «discepolo amato», e da questo amore nasce la gioia della testimonianza.
Un altro coraggioso testimone del Vangelo è il precursore di Gesù, Giovanni Battista, che rese «testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui» (Gv 1,7). Pur godendo di grande fama tra il popolo, sapeva bene di essere solo una «voce» che indicava il Salvatore: «Questi è l’Agnello di Dio» (Gv 1,36). Il suo esempio ci ricorda che il vero testimone non ha come obiettivo quello di occupare il centro della scena, non cerca seguaci che si uniscano a lui. Il vero testimone è umile e interiormente libero, prima di tutto da sé stesso, cioè dalla pretesa di essere al centro dell’attenzione. Per questo è libero di ascoltare, di interpretare e anche di dire la verità a tutti, anche davanti ai potenti. Da Giovanni Battista impariamo che la testimonianza cristiana non è un annuncio di noi stessi e non celebra le nostre capacità spirituali, intellettuali o morali. La vera testimonianza è riconoscere e mostrare Gesù, l’unico che ci salva, quando Egli si manifesta. Giovanni lo riconobbe tra i peccatori, immerso nella comune umanità. Ecco perché Papa Francesco ha insistito tanto su questo: se non usciamo da noi stessi e dalle nostre zone di benessere, se non usciamo incontro ai poveri e a coloro che si sentono esclusi dal Regno di Dio, non incontriamo Cristo né diamo testimonianza di Lui; perdiamo la dolce gioia di essere evangelizzati e di evangelizzare.
Cari fratelli, invito ciascuno di voi a continuare a cercare gli amici e i testimoni di Gesù nella Bibbia. Leggendo i Vangeli, vi renderete conto che tutti loro hanno trovato nel rapporto vivo con Cristo il vero senso della vita. Infatti, le nostre domande più profonde non vengono ascoltate né trovano risposta nello scorrere infinito dello schermo del cellulare, che cattura l’attenzione lasciando la mente affaticata e il cuore vuoto. Non ci portano lontano se le teniamo rinchiuse in noi stessi o in circoli troppo ristretti. La realizzazione dei nostri desideri autentici passa sempre attraverso l’uscita da noi stessi.
Testimoni, quindi, missionari
In questo modo, voi giovani, con l’aiuto dello Spirito Santo, potete diventare missionari di Cristo nel mondo. Molti dei vostri coetanei sono esposti alla violenza, costretti a usare le armi, costretti a separarsi dai loro cari, a migrare e a fuggire. Molti sono privi di istruzione e di altri beni essenziali. Tutti condividono con voi la ricerca di senso e l’insicurezza che l’accompagna, il malessere per le crescenti pressioni sociali o lavorative, la difficoltà di affrontare le crisi familiari, la dolorosa sensazione di mancanza di opportunità, il rimorso per gli errori commessi. Voi stessi potete stare accanto ad altri giovani, camminare con loro e mostrare loro che Dio, in Gesù, si è fatto vicino a ogni persona. Come diceva Papa Francesco: «Cristo mostra che Dio è vicinanza, compassione e tenerezza» (Lettera enc. Dilexit nos, 35).
È vero, non è sempre facile dare testimonianza. Nei Vangeli troviamo spesso la tensione tra l’accoglienza e il rifiuto di Gesù: «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta» (Gv 1,5). Allo stesso modo, il discepolo-testimone sperimenta in prima persona il rifiuto e, a volte, anche l’opposizione violenta. Il Signore non nasconde questa dolorosa realtà: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Tuttavia, proprio questo diventa l’occasione per mettere in pratica il comandamento più alto: «Amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 5,44). Questo è ciò che hanno fatto i martiri fin dagli inizi della Chiesa.
Cari giovani, questa non è una storia che appartiene solo al passato. Ancora oggi, in molte parti del mondo, i cristiani e le persone di buona volontà soffrono a causa della persecuzione, delle menzogne e della violenza. Forse anche voi siete stati toccati da questa dolorosa esperienza e forse siete stati tentati di reagire istintivamente mettendovi allo stesso livello di coloro che vi hanno respinto, assumendo atteggiamenti aggressivi. Ricordiamo però il saggio consiglio di san Paolo: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21).
Non scoraggiatevi quindi, anche voi, come i santi, siete chiamati a perseverare con speranza, soprattutto di fronte alle difficoltà e agli ostacoli.
La fraternità come legame di pace
Dall’amicizia con Cristo, che è dono dello Spirito Santo in noi, nasce un modo di vivere che porta con sé il carattere della fraternità. Un giovane che ha incontrato Cristo porta con sé ovunque il «calore» e il «sapore» della fraternità, e chiunque entri in contatto con lui o lei si sente attratto da una dimensione nuova e profonda, fatta di vicinanza disinteressata, di sincera compassione e di fedele tenerezza. Lo Spirito Santo ci fa vedere il prossimo con occhi nuovi: nell’altro c’è un fratello, una sorella!
La testimonianza di fraternità e di pace che l’amicizia con Cristo suscita in noi ci libera dall’indifferenza e dalla pigrizia spirituale, facendoci superare l’isolamento e la sfiducia. Inoltre, ci unisce gli uni agli altri, spingendoci a impegnarci, dal volontariato alla carità politica, per costruire nuove condizioni di vita per tutti. Non seguite coloro che usano le parole della fede per dividere; organizzatevi invece per eliminare le disuguaglianze e riconciliare le comunità polarizzate e oppresse. Perciò, cari amici, ascoltiamo la voce di Dio in noi e vinciamo il nostro egoismo, diventando laboriosi artefici di pace. Allora quella pace, che è dono del Signore risorto (cfr Gv 20,19), diventerà visibile nel mondo attraverso la testimonianza comune di coloro che portano il suo Spirito nel cuore.
Cari giovani, di fronte alle sofferenze e alle speranze del mondo, fissiamo lo sguardo su Gesù. Mentre agonizzava sulla croce, Egli affidò la Vergine Maria come madre a Giovanni, e Giovanni come figlio a lei. Questo ultimo dono d’amore è per ogni discepolo, per tutti noi. Vi invito quindi ad accogliere questo santo legame con Maria, Madre piena di affetto e comprensione, coltivandolo specialmente con la preghiera del rosario. Così, in ogni situazione della vita, sperimenteremo che non siamo mai soli, ma siamo sempre figli amati, perdonati e incoraggiati da Dio. Di tutto questo, date testimonianza con gioia!
Vaticano, 7 ottobre 2025, Memoria della Beata Vergine Maria del Rosario.
LEONE PP. XIV
Con informazioni da Infocatólica.
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