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Il Vaticano ha cambiato posizione sul Venezuela? Il cardinale Parolin interviene

Il cardinale ha celebrato la messa di ringraziamento per la canonizzazione di Madre Carmen Rendiles e del medico José Gregorio Hernández.

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Foto: Wikipedia

Redazione (23/10/2025 14:53, Gaudium Press) Edgar Beltrán, corrispondente da Roma per The Pillar, è balzato agli onori della cronaca per l’aggressione subita durante una conferenza stampa, mentre chiedeva al sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Peña Parra, se il regime venezuelano non avrebbe approfittato della canonizzazione di due recenti santi per i propri interessi. L’aggressore?  Presumibilmente un noto imprenditore favorevole al regime.

Ma Beltrán ha continuato imperterrito con i suoi reportage e ora riporta le parole del cardinale Segretario di Stato Parolin, che ha criticato senza mezzi termini il governo del Paese latinoamericano, durante la messa di ringraziamento per la canonizzazione di José Gregorio Hernández e Madre Carmen Rendiles, quando ha invitato il Paese ad «aprire le prigioni ingiuste» e a costruire «il rispetto dei diritti umani». La dichiarazione non è cosa da poco, non solo perché proviene dal Segretario di Stato Vaticano, ma anche perché è stata pronunciata da colui che è stato nunzio in Venezuela per tanti anni. Inoltre, il porporato aveva davanti a sé la delegazione venezuelana alle canonizzazioni, in prima fila.

Ma c’è di più: gli analisti ritengono che le parole del cardinale, che in realtà non sono così forti, rivelino un cambiamento di posizione del Vaticano nei confronti del Paese sudamericano.

Dopo aver ricordato che i nuovi santi venezuelani hanno dato testimonianza di cosa significhi «amare veramente e con le opere», il porporato ha affermato che «solo così, amato Venezuela, passerai dalla morte alla vita. Solo così, caro Venezuela, la tua luce risplenderà nelle tenebre e le tue tenebre si convertiranno in mezzogiorno. Ascolta la parola del Signore, che ti chiama ad aprire le prigioni ingiuste, a spezzare le catene dell’oppressione, a liberare gli oppressi, a spezzare tutte le catene“.

”Solo così, caro Venezuela”, ha continuato il Cardinale, “potrai rispondere alla tua vocazione di pace, se la costruisci sulle fondamenta della giustizia, della verità, della libertà e dell’amore; del rispetto dei diritti umani; creando spazi di incontro e convivenza democratica, facendo prevalere ciò che unisce su ciò che divide, cercando i mezzi e le opportunità per trovare soluzioni comuni ai grandi problemi che ti affliggono, facendo del bene comune l’obiettivo di ogni attività pubblica”.

Un altro linguaggio

Si tratta senza dubbio di un approccio diverso nei confronti del Venezuela, poiché in precedenza si preferivano riferimenti indiretti e un atteggiamento più silenzioso, che è stato anche oggetto di critiche. Da parte sua, la Chiesa locale continua ad essere un’istituzione molto prestigiosa agli occhi dell’opinione pubblica, e la vita di fede sembra essere rimasta invariata, se non addirittura aumentata in alcuni settori.

Pochi giorni prima della canonizzazione dei due santi, i vescovi venezuelani hanno pubblicato una lettera pastorale in cui sollecitavano il rilascio degli oltre 800 prigionieri politici presenti nel Paese.

Nel quadro di un evento commemorativo delle canonizzazioni, il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo emerito di Caracas, ha dichiarato che la situazione in Venezuela era “moralmente inaccettabile, compreso l’aumento della povertà, la militarizzazione come forma di governo per incitare alla violenza, la corruzione, la mancanza di autonomia dei poteri pubblici e il mancato rispetto della volontà popolare”.

 

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