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Nota del Dicastero per la Dottrina della fede su alcuni titoli mariani.

Il testo dottrinale, approvato da Papa Leone XIV, analizza diversi titoli mariani, valorizzandone alcuni e raccomandando cautela nell’uso di altri.

Dicasterio para a Doutrina da Fe publica nota sobre alguns titulos marianos

Redazione (05/11/2025 15:24, Gaudium Press) Martedì 4 novembre, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Nota dottrinale sulla devozione mariana, incentrata sulla figura di Nostra Signora, associata all’opera di Nostro Signore Gesù Cristo come Madre dei fedeli.

Questo documento dottrinale, intitolato “Mater populi fidelis”, è stato firmato dal Prefetto, Cardinale Víctor Manuel Fernández, e dal segretario della sezione dottrinale, Monsignor Armando Matteo, ed è stato approvato da Papa Leone XIV il 7 ottobre. La Nota illustra un importante fondamento biblico per la devozione mariana.

Analisi di diversi titoli mariani

Mettendo insieme i contributi dei Padri e dei Dottori della Chiesa, gli elementi della tradizione orientale e il pensiero degli ultimi Pontefici, il testo dottrinale analizza diversi titoli mariani, valorizzandone alcuni (come “Madre dei fedeli”, “Madre spirituale” e “Madre del popolo fedele”) e mettendo in guardia dall’uso di altri (come quello di “Corredentrice”, considerato improprio e poco opportuno).

Il titolo di “Mediatrice” è considerato inaccettabile quando assume un significato che è esclusivo di Nostro Signore Gesù Cristo, ma è considerato prezioso quando esprime una mediazione inclusiva e partecipativa che glorifica il potere di Cristo. I titoli di “Madre della grazia” e “Mediatrice di tutte le grazie” sono considerati accettabili in alcuni sensi molto specifici, ma viene fornita una spiegazione particolarmente ampia in relazione ai significati da cui possono derivare dei possibili fraintendimenti.

Il documento spiega che, sebbene alcuni titoli mariani possano essere spiegati attraverso una corretta esegesi, si ritiene preferibile evitarli. Secondo il cardinale Fernández, il problema principale nell’interpretazione di questi titoli applicati alla Vergine Maria riguarda il modo di comprendere l’associazione di Maria all’opera di redenzione di Cristo. Si ricorda inoltre che la dottrina cattolica ha sempre sottolineato come tutto nella Vergine Maria sia orientato alla centralità di Cristo e alla sua azione salvifica.

Titolo di “Corredentrice”

Riguardo al titolo di ‘Corredentrice’, il documento afferma che alcuni Papi lo hanno utilizzato senza spiegarlo in modo approfondito. “In genere, lo hanno presentato in due modi diversi: in relazione alla maternità divina e in riferimento all’unione di Maria con Cristo presso la Croce redentrice. Il Concilio Vaticano II ha deciso di non utilizzare questo titolo “per ragioni dogmatiche, pastorali ed ecumeniche”. In almeno sette occasioni San Giovanni Paolo II lo ha usato, “collegandolo in modo particolare al valore salvifico del nostro dolore offerto insieme a quello di Cristo, al quale Maria è unita soprattutto sulla Croce”.

Citando un dibattito interno all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, che nel febbraio 1996 discusse la richiesta di proclamare un nuovo dogma su Maria come “Corredentrice o Mediatrice di tutte le grazie”, la nota sottolinea che all’epoca l’allora cardinale Ratzinger «non negava che nella proposta di utilizzare questo titolo ci fossero buone intenzioni e aspetti validi, ma sosteneva che si trattasse di un “termine equivoco”.

“È sempre inopportuno l’uso del titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, quindi, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana… Quando un’espressione richiede molte e costanti spiegazioni, per evitare che si discosti dal significato corretto, non rende un buon servizio alla fede del popolo di Dio e diventa inopportuna”, recita un passaggio della nota.

Titolo di “Mediatrice

Per quanto riguarda il titolo di ‘Mediatrice’, la Nota sottolinea che l’espressione biblica relativa alla mediazione esclusiva di Cristo “è perentoria” e che Cristo è l’unico Mediatore. Tuttavia, il documento riconosce che “c’è stata una reale mediazione di Maria per rendere possibile la vera incarnazione del Figlio di Dio nella nostra umanità”. La sua funzione materna non oscura né sminuisce questa mediazione unica di Cristo, ma piuttosto ne manifesta l’efficacia. “La maternità di Maria non intende indebolire l’adorazione unica che si deve solo a Cristo, piuttosto la stimola”, sottolinea il documento.

La Nota raccomanda di evitare l’uso di “titoli ed espressioni riferiti a Maria che la presentano come una sorta di ‘parafulmine’ davanti alla giustizia del Signore, come se Maria fosse un’alternativa necessaria all’insufficiente misericordia di Dio. Nessuna persona umana, nemmeno gli apostoli o la Santissima Vergine, può agire come dispensatrice universale della grazia. Solo Dio può concedere la grazia e lo fa attraverso l’umanità di Cristo”.

In conclusione, il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede chiarisce che titoli come Mediatrice di tutte le grazie presentano “limiti che non facilitano la corretta comprensione del ruolo unico di Maria. Infatti, lei, la prima redenta, non può essere stata mediatrice della grazia che lei stessa ha ricevuto”. Tuttavia, si riconosce che “l’espressione ‘grazie’, riferita all’aiuto materno di Maria in diversi momenti della vita, può avere un significato accettabile”. Il plurale, infatti, esprime “tutti gli aiuti, anche materiali, che il Signore può darci ascoltando le intercessioni della Madre”. (EPC)

 

 

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