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India: Alta Corte autorizza cartelli che proibiscono ai convertiti al cristianesimo l’ingresso nei villaggi.

È quanto stabilito dalla Corte Suprema dello Stato indiano del Chhattisgarh. I cartelli recitano: «Conversioni forzate, una piaga sociale».

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Foto: Screenshot Asia News

Redazione (05/11/2025 16:04, Gaudium Press) La Corte Suprema dello Stato indiano del Chhattisgarh in India, ha respinto due richieste che chiedevano la rimozione di alcuni cartelli che vietano l’ingresso a predicatori e «cristiani convertiti» in otto villaggi di questo Stato indiano, sostenendo che i cartelli sono stati installati per prevenire conversioni forzate mediante lusinghe o mezzi fraudolenti e che, pertanto, non possono essere considerati incostituzionali.

Il 28 ottobre la camera collegiale dell’Alta Corte, composta dal Presidente della Corte Suprema Ramesh Sinha e dal Giudice Bibhu Datta Guru, ha dichiarato che «apparentemente, i cartelli sono stati installati dai rispettivi Gram Sabha (assemblee di villaggio) come misura precauzionale per proteggere gli interessi delle tribù indigene e il patrimonio culturale locale».

I cartelli – che recano la scritta: «Conversioni forzate, una piaga sociale» – sono stati duramente criticati dalla Chiesa siro-malabarese, secondo la quale una misura di questo tipo «marchia un gruppo di persone come cittadini di seconda classe» e afferma che si tratta della «frontiera più divisiva che il Paese abbia visto dai tempi della Partizione».

In un comunicato diffuso oggi, la Chiesa siro-malabarese ha presentato un ricorso contro la sentenza dell’Alta Corte affermando che: «In un Paese in cui i linciaggi, gli omicidi, la persecuzione dei Dalit e degli Adivasi e l’imposizione del cosiddetto “ghar wapsi” (il ritorno all’induismo) non sono vietati, questo verdetto deve essere portato davanti alla Corte Suprema».

«Nell’India laica – aggiunge la nota – le forze dell’Hindutva hanno avviato con successo un altro esperimento di discriminazione religiosa e di intolleranza aggressiva. Con l’affissione di questi cartelli che vietano l’ingresso ai pastori e ai cristiani convertiti, in alcuni villaggi del Chhattisgarh, è iniziata una nuova ondata di settarismo istituzionalizzato».

La Chiesa siro-malabarese chiarisce che questa resistenza all’Hindutva «non deve essere equiparata ad altre forme di settarismo o estremismo. Per mantenere l’India laica, la lotta deve essere combattuta solo in nome della Costituzione indiana, la Carta Magna dei diritti dei cittadini».

Con informazioni da Asia News / InfoCatólica

 

 

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