Il Papa sul fenomeno mistico e la santità
Nel suo discorso ai partecipanti alla conferenza del Dicastero per le Cause dei Santi su “La mistica, i fenomeni mistici e la santità”, Papa Leone XIV ha invitato loro a “valutare tali eventi con prudenza, attraverso un umile discernimento e in accordo con gli insegnamenti della Chiesa”.

Foto: Vatican Media
Redazione (13/11/2025 21:14, Gaudium Press) Al termine del convegno organizzato dal Dicastero per le Cause dei Santi e dedicata al rapporto tra fenomeni mistici e santità di vita, Leone XIV ha ricevuto i vari partecipanti nella Sala Paolo VI. La mistica «si caratterizza come un’esperienza che supera la mera conoscenza razionale, non per merito di chi la vive, ma per un dono spirituale che può manifestarsi in modi diversi», anche attraverso fenomeni opposti, ha spiegato Leone XIV, citando «visioni luminose o tenebre fitte, afflizioni o estasi».
Comunione con Dio
Di per sé, tuttavia, ha chiarito il Santo Padre, «questi eventi rimangono secondari e non essenziali rispetto alla mistica e alla santità stessa: possono esserne segni, come carismi singolari, ma il vero obiettivo è e rimane sempre la comunione con Dio».
Il Pontefice ha aggiunto che «i fenomeni straordinari che possono caratterizzare un’esperienza mistica non sono condizioni indispensabili per il riconoscimento della santità di un fedele: se presenti, rafforzano le virtù non come privilegi individuali, ma in quanto ordinati all’edificazione di tutta la Chiesa, il corpo mistico di Cristo».
Nell’esame dei candidati alla santità, ha proseguito il Papa, ciò che più conta e deve essere sottolineato è «la loro piena e costante conformità alla volontà di Dio, rivelata nelle Scritture e nella Tradizione Apostolica vivente. È quindi importante mantenere l’equilibrio: così come non dobbiamo promuovere cause di canonizzazione solo in presenza di fenomeni eccezionali, dobbiamo stare attenti a non penalizzarle se questi stessi fenomeni caratterizzano la vita dei servi di Dio”.
Santa Teresa d’Avila e San Giovanni della Croce
Leone XIV ha citato l’esempio di Santa Teresa d’Avila, la prima donna ad essere proclamata Dottore della Chiesa e considerata una delle più grandi mistiche della storia cristiana. Originaria della Spagna, la riformatrice carmelitana del XVI secolo affermò che «la perfezione suprema non risiede nella dolcezza interiore, nelle grandi estasi, nelle visioni e nello spirito di profezia, ma nella perfetta conformità della nostra volontà a quella di Dio, accettando con la stessa gioia sia il dolce che l’amaro, secondo il suo volere».
Queste osservazioni, ricordate dal Santo Padre, «corrispondono all’esperienza di San Giovanni della Croce, secondo cui l’esercizio delle virtù è il seme di una disponibilità appassionata verso Dio, affinché la sua volontà e la nostra diventino un’unica volontà in libera e spontanea comunione, fino a quando l’amante si trasforma nell’Amato».
Illusione superstiziosa e discernimento
In realtà, attraverso la riflessione teologica, la predicazione e la catechesi, «la Chiesa riconosce da secoli che la consapevolezza dell’intima unione d’amore con Dio è al centro della vita mistica». «Con costante impegno», ha ricordato il Papa, «il Magistero, la teologia e gli autori spirituali hanno anche fornito criteri per distinguere i fenomeni spirituali autentici che possono verificarsi in un ambiente di preghiera e di sincera ricerca di Dio, dalle manifestazioni che possono essere ingannevoli». Per non cadere nella «illusione superstiziosa», Leone XIV ha invitato le persone a «valutare tali eventi con prudenza, attraverso un umile discernimento e in accordo con l’insegnamento della Chiesa».





lascia il tuo commento