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A Bruxelles i personaggi del presepe sono di pezza e senza volto

A rappresentare Maria, Giuseppe, Gesù Bambino e i Re Magi non sono più le tradizionali statuine in gesso o legno: stavolta si tratta di pupazzi a grandezza naturale realizzati con tessuti riciclati, completamente ricoperti da ritagli multicolori e, cosa più sconvolgente, privi di volto.

presepio bruxellas

Foto: Screenshot/ Instagram

Redazione (05/12/2025 16:19, Gaudium Press) Alla fine ce l’hanno fatta. Dopo anni passati a rinominare i mercatini di Natale come “mercati invernali”, a vietare i canti natalizi nelle scuole e a nascondere le croci affinché nessuno si sentisse “escluso”, le élite progressiste di Bruxelles hanno colpito direttamente al cuore della fede: hanno semplicemente cancellato il volto di Dio.

Sotto l’ombra scintillante dell’albero di Natale della Grand-Place, il tradizionale presepe è stato sostituito da 150.000 euro di pupazzi di pezza a grandezza naturale, avvolti in tessuti riciclati. Maria: senza volto. Giuseppe: senza volto. E il Bambino Gesù? Un pezzo di stoffa bianca, senza lineamenti. Un portavoce spiega: «Questo crea un mix inclusivo di tutte le tonalità di pelle possibili, in modo che tutti possano identificarsi con la scena».

Il municipio ha comunicato che il vecchio presepe in legno era «troppo danneggiato» per essere restaurato. Traduzione: troppo cristiano, troppo europeo, troppo riconoscibilmente nostro. Il sindaco Philippe Close — socialista laico che da sempre cerca di neutralizzare ogni tradizione — ha assicurato che Bruxelles non sarebbe arrivata al punto da abolire completamente i presepi come altre città. Così, invece, hanno abolito il Natale fingendo di mantenerlo, commissionando cinque anni di costose decorazioni ideologiche e definendolo progresso.

Ancora più grottesco: hanno chiesto il permesso alla Chiesa. La Cattedrale di San Michele e Santa Gudula — custode spirituale di Bruxelles da secoli — ha guardato queste figure senza volto e ha detto: «Certo, perché no?». Una cattedrale che un tempo ospitava reliquie e incoronava re ora incorona la codardia.

L’artista, Victoria-Maria Geyer, parla di “sostenibilità” e  “tessuti di convivenza”. Il risultato sembra un lussuoso cesto di biancheria sporca entrato a far parte della storia sacra.

Nessuna associazione musulmana lo ha richiesto. Nessun consiglio ebraico ha protestato contro i volti scolpiti nel legno. Nessun gruppo di immigrati ha marciato contro il fatto che il Bambino Gesù avesse tratti europei. Questa profanazione è stata prodotta al 100% a Bruxelles dalla stessa comunità che vede il cristianesimo come un’eredità familiare imbarazzante e che si nasconde quando arrivano gli amici progressisti.

Sabato scorso è stata rubata persino la testa del Bambino Gesù, e gli appelli a sostituire le figure moderne con un presepe classico stanno diventando sempre più frequenti.

Joana Gil, indignata, ha scritto sul sito Campeão Províncias del Portogallo:

“Il risultato è, per usare un eufemismo, grottesco. A grandezza naturale, le figure del presepe hanno un aspetto non semplice ma trasandato, e l’assenza del volto conferisce loro un’aria tetra. Sembrano uscite da un incubo. Supponendo che tutti si identifichino con figure senza volto, il cui corpo è sormontato da una palla che è un amalgama di tonalità di pelle, l’autrice, certamente ben intenzionata, ha dimenticato che l’identificazione che si prova con il presepe è solo quella che deriva dall’identificazione con il lato più bello e umano che esso rappresenta. La nascita della luce in mezzo all’oscurità, la promessa di salvezza al di là delle avversità, la fede in un amore che sboccia in mezzo all’improbabile. Gli aggettivi usati da chi passa davanti al presepe per descriverlo vanno da “brutto” a ‘orribile’, passando per il più appropriato “spaventoso”. Mutilando le figure con il pretesto di renderle più accessibili, si è perso di vista che il messaggio vale più del simbolo e che il presepe non ha bisogno di essere straziato per adattarsi alla meschinità di chi si identifica solo nella frivolezza dell’apparenza. Ironia della sorte, finiamo per essere chiamati a identificarci con figure orribili”.

Questi pupazzi di pezza muti e costosi, nella Grand-Place di Bruxelles, non sono una celebrazione della diversità. Sono un monumento alla codardia, che insegna alla prossima generazione che la fede, per essere tollerata nella moderna Europa, deve prima essere sfigurata, resa anonima e uccisa.

Con informazioni da Brussels Signal

 

 

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