Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, battezzò Sant’Agostino
Forse la cosa più importante che Sant’Ambrogio fece nella sua vita, la fece senza pronunciare una parola.

Redazione (07/12/2025 15:45, Gaudium Press) Sant’Ambrogio (340-397), arcivescovo di Milano quando questa città era importante quanto Roma, se non di più, fece molte azioni e opere nella sua vita, fino ad affrontare un imperatore, Teodosio, quando gli imperatori erano considerati poco meno che “dei”. Ma forse nulla è stato più grande dell’aver collaborato alla conversione di un altro pilastro della Chiesa, persino più importante di lui, colui grazie al quale la teologia cattolica si è consolidata, il grande Sant’Agostino di Ippona.
Sant’Ambrogio era una figura di fama mondiale quando Agostino lo incontrò. Allora, per conoscere questo grande uomo, non era necessario fissare un “appuntamento”, poiché le porte della casa del patriarca potevano essere varcate da chiunque.
Ma se questo era vero, era anche vero che Sant’Ambrogio non aveva tempo per parlare con la gente, perché oltre a mangiare, dormire, leggere e meditare, aveva mille cose da curare. Allora ad Agostino fu permesso di vederlo mentre leggeva, ma non poté rivolgergli la parola.
Tuttavia, la presenza dell’arcivescovo, la lettura delle sue opere e l’ascolto dei suoi sermoni diedero l’impulso finale alla conversione del grande Sant’Agostino. Erano tempi grandiosi quelli in cui c’erano uomini che convertivano con la loro sola presenza.
Il problema con Teodosio
Il popolo non sempre nutre buoni sentimenti: il popolo di Tessalonica era “impazzito” per un comico che rallegrava le sue giornate. Quando il governatore fece mettere in catene quel comico, il popolo impazzito uccise il governatore.
Ma l’imperatore lo venne a sapere, si infuriò e passò a fil di spada 7.000 dei suoi abitanti, una misura del tutto sproporzionata.
Per questo motivo, Sant’Ambrogio proibì all’imperatore Teodosio di entrare nella cattedrale (la sede dell’impero era a Milano), e poté tornare nella basilica solo dopo aver fatto pubblica penitenza per il peccato commesso.
Di Teodosio, Sant’Ambrogio disse nella sua orazione funebre: «Spogliandosi di ogni emblema della regalità, egli deplorò pubblicamente in chiesa il suo peccato. Quella penitenza pubblica, dalla quale i privati fuggono, un imperatore non si vergognò di compiere. E non ci fu poi un solo giorno in cui egli non si vergognasse del suo errore».

Sant’Ambrogio battezza Sant’Agostino
Alcuni episodi della vita di Sant’Ambrogio
Un giorno, quando era bambino, vide sua sorella baciare la mano di un vescovo, allora le porse la sua mano perché la baciasse e le disse: «Anch’io un giorno sarò vescovo».
Ma prima di diventare ecclesiastico, Ambrogio intraprese la carriera civile, fino a diventare governatore dell’Emilia e della Liguria, con la sua sede a Milano.
Alla morte dell’arcivescovo della città, due fazioni contrapposte si contendevano la nomina del proprio candidato, una fedele al Papa e l’altra ariana.
La situazione rischiava di sfociare in una guerra fratricida, così il governatore, accompagnato dalle truppe, si recò alla cattedrale dove si svolgeva l’elezione, per garantire l’ordine. Ma ecco che un bambino così piccolo da non saper ancora parlare lanciò un primo grido che fu seguito da molti altri: «Ambrosius episcopus!».
«Sono un peccatore», replicò il governatore. Ma alla fine fu lui ad essere scelto. Non era nemmeno battezzato, era solo un catecumeno, e in otto giorni fu battezzato, ordinato sacerdote e poi vescovo. Si dedicò in seguito allo studio delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa, in particolare di San Basilio.
Con informazioni tratte da Arautos.org





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