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Il cardinale Semeraro presiede la cerimonia di beatificazione di 124 martiri spagnoli.

 “Non eroi, né combattenti per un’ideologia, ma testimoni del vero coraggio, racchiuso nella capacità di soffrire per amore della verità e della giustizia”, ha affermato il cardinale.

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Redazione (16/12/2025 10:41, Gaudium Press) Lo scorso sabato, 13 dicembre, il prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, cardinale Marcello Semeraro, ha presieduto nella cattedrale di Jaén, in Spagna, una Santa Messa durante la quale sono stati beatificati 124 sacerdoti, religiosi e laici, vittime della guerra civile spagnola.

Il vescovo Sebastián Chico Martínez, ordinario locale, e i suoi due predecessori, il vescovo Ramón del Hoyo López e il vescovo Amadeo Rodríguez Magro, hanno concelebrato la solenne cerimonia liturgica insieme a numerosi cardinali, prelati e sacerdoti provenienti da diverse regioni della Spagna.

La storia dolorosa e luminosa dei nuovi Beati

Nella sua omelia, il Cardinale Semeraro ha ricordato “la storia allo stesso tempo dolorosa e luminosa”, collocata “negli eventi della guerra civile del secolo scorso”, dei nuovi Beati, la cui proclamazione è stata accompagnata dal suono delle campane e da un grande applauso dell’assemblea.

I nuovi Beati sono: 110 sacerdoti, una religiosa dell’ordine di Santa Chiara e 13 laici. Questi ultimi possono essere suddivisi in due gruppi: il primo, guidato da padre Manuel Izquierdo; il secondo, legato alla figura di padre Antonio Montañés. “Non eroi, né combattenti per un’ideologia, ma testimoni del vero coraggio, racchiuso nella capacità di soffrire per amore della verità e della giustizia”, ha detto il cardinale.

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La capacità di soffrire per amore della verità

Per spiegare il perdono martiriale, “frutto della speranza che non si arrende al male”, Semeraro ha citato la ‘Spe salvi’, seconda enciclica di Benedetto XVI, documento in cui il Pontefice tedesco metteva in evidenza alcune circostanze della vita che richiedono una grande speranza. Queste testimonianze e questi martiri che “si sono donati totalmente” per amore aiutano a scegliere, “anche nelle piccole alternative quotidiane, il bene invece della comodità, sapendo che è così che viviamo veramente la vita”.

Secondo il Cardinale, la forza interiore dei nuovi Beati sta nella loro “capacità di soffrire per amore della verità”. Una sofferenza che “nasce dalla speranza e dall’amore per tutto ciò che è vero, giusto e santo”. In sostanza, si tratta della “disponibilità a mettersi in gioco per qualcosa di più grande”. Citando Leone XIV, Semeraro ha detto che “vivere invoca un senso, una direzione, una speranza, perché senza speranza la vita rischia di sembrare una parentesi tra due notti eterne, una breve pausa tra il prima e il dopo del nostro passaggio sulla Terra”.

La più alta testimonianza della fede cristiana

Il Cardinale ha assicurato che i nuovi beati spagnoli sono “la più alta testimonianza della fede cristiana”, quella che “incarna l’amore totale per Cristo e per i fratelli, trasformando la sofferenza in redenzione e il sangue in seme di evangelizzazione”. Il loro esempio non è qualcosa che si è esaurito nei secoli passati, al contrario, oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa.

L’esempio dei 124 martiri di Jaén, che hanno avuto il coraggio di testimoniare Nostro Signore Gesù Cristo, mette in risalto la virtù cristiana della fortezza, che ci rende “capaci di vincere la paura, anche della morte”, consapevoli delle parole di Gesù: “abbiate fiducia; io ho vinto il mondo”. (EPC)

 

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