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La prefazione del Papa a un libro che ha segnato la sua vita spirituale

 “Tutta l’etica cristiana può essere riassunta in questo costante ricordo della presenza di Dio: Lui è qui. Questo ricordo, che è più di un semplice ricordo, poiché coinvolge i nostri sentimenti e affetti, trascende ogni moralismo e ogni riduzione del Vangelo a un mero insieme di regole”.

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Foto: Vatican News

Redazione (19/12/2025 16:28, Gaudium Press) Papa Leone XIV ha scritto la prefazione di una nuova edizione di La pratica della presenza di Dio, l’opera di un frate carmelitano del XVII secolo, e riconosce che questo è uno dei libri che più ha influenzato il suo cammino di fede.

“Come ho già avuto modo di dire, insieme agli scritti di Sant’Agostino e ad altri libri, questo è uno dei testi che più ha segnato la mia vita spirituale e mi ha formato su quale possa essere il cammino per conoscere e amare il Signore», ha scritto Leone XIV.

La considerazione è contenuta nell’introduzione firmata dal Pontefice per questa nuova edizione, pubblicata giovedì dalla Libreria Editrice Vaticana.

Frate Lorenzo della Resurrezione (1614-1691), nato Nicolas Herman, era un carmelitano francese di umili origini che, dopo aver partecipato alla Guerra dei Trent’anni, entrò a far parte della vita religiosa all’età di 26 anni.

“Gli scritti e le testimonianze di questo carmelitano del XVII secolo, che ha attraversato con fede luminosa gli eventi turbolenti del suo secolo, certamente non meno violento del nostro, possono essere fonte di ispirazione e aiuto anche per la vita di noi uomini e donne del terzo millennio. Ci mostrano che non esiste circostanza che possa separarci da Dio, che tutte le nostre azioni, tutte le nostre occupazioni e persino tutti i nostri errori acquisiscono un valore infinito se vissuti alla presenza di Dio, continuamente offerti a Lui”, ha scritto Leone XIV, sottolineando che la proposta di Fra Lorenzo supera  ”ogni moralismo” e la riduzione del Vangelo a mere regole.

Il Papa definisce il cammino proposto dal religioso francese “semplice e arduo allo stesso tempo”, fondato sul ricordo costante di Dio attraverso i piccoli gesti della vita quotidiana.

“Arduo, perché richiede un cammino di purificazione, di ascetismo, di rinuncia e di conversione della parte più intima di noi stessi, della nostra mente e dei nostri pensieri, molto più che delle nostre azioni”, spiega.

La prefazione sottolinea anche l’umorismo e l’umiltà del frate, che lavorava come cuoco nella sua comunità, evocando il legame con grandi mistici come Santa Teresa d’Avila e il suo “Dio delle pentole e delle padelle”.

“Si può quindi dire ironicamente che Dio lo ha ‘ingannato’, perché, essendo entrato forse con una certa presunzione nel monastero per sacrificarsi ed espiare duramente i peccati della giovinezza, vi ha trovato invece una vita piena di gioia”, ha osservato il Santo Padre.

“Tutta l’etica cristiana si riassume veramente in questo continuo ricordo che Dio è presente: Lui è qui”, afferma il Papa, aggiungendo che “come Gesù ci ha promesso, l’esperienza di donarci a Dio Padre ci dà già cento volte di più qui sulla terra. Donarsi alla presenza di Dio significa assaporare un anticipo del Paradiso”.

Con informazioni da Vatican News

 

 

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