Il Papa nella festa di S. Stefano: “Nessun potere prevarrà sull’opera di Dio”
Nella festa del protomartire, Leone XIV ha offerto una riflessione ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro.
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Foto: Vatican News
Redazione (27/12/2025 16:30, Gaudium Press) Si è celebrata ieri la ricorrenza del protomartire Stefano e, come da tradizione, il Papa si è affacciato alla finestra dello studio del Palazzo Apostolico per recitare l’Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro, ai quali ha rivolto una meditazione incentrata non solo su Santo Stefano, ma anche sulla nascita del Salvatore.
Il Pontefice ha esordito dicendo che la feste costituisce proprio il “Natale” di Santo Stefano diacono, secondo un’espressione molto comune agli albori del cristianesimo, poiché se è vero che si nasce quando si esce dal grembo materno, allo stesso modo il martirio, come quello subito da Stefano, è una nascita al cielo, in modo tale che “uno sguardo di fede, infatti, non vede più solo oscurità, nemmeno nella morte“.
” Veniamo al mondo senza sceglierlo, ma poi attraversiamo molte esperienze in cui ci viene chiesto sempre più spesso di ‘andare verso la luce’, di scegliere la luce. Il racconto degli Atti degli Apostoli testimonia che coloro che videro Stefano camminare verso il martirio rimasero meravigliati dalla luce sul suo volto e dalle sue parole. È scritto: «E tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, fissando lo sguardo su di lui, videro il suo volto simile al volto di un angelo» (At 6,15). È il volto di qualcuno che non si allontana indifferente dalla storia, ma la affronta con amore. Tutto ciò che Stefano fa e dice rappresenta l’amore divino che è apparso in Gesù, la Luce che ha brillato nella nostra oscurità”, ha detto Leone XIV.
La nascita del Figlio di Dio è la nascita della bellezza, che attira i buoni. «Ma la bellezza di Gesù e di coloro che vivono come Lui è anche una bellezza rifiutata: proprio la sua forza magnetica ha provocato, fin dall’inizio, la reazione di coloro che temono il proprio potere, di coloro la cui ingiustizia è smascherata da una bontà che rivela i pensieri del cuore (cfr. Lc 2,35)».
Tuttavia, «nessun potere, fino ad ora, ha potuto prevalere sull’opera di Dio», perché ci saranno sempre uomini docili o che cooperano al piano divino.
In questo mondo «di incertezza e sofferenza, la gioia sembrerebbe impossibile». Coloro che scelgono la via di Gesù sono spesso perseguitati, accusati di essere nemici. «Noi cristiani, tuttavia, non abbiamo nemici, ma fratelli e sorelle, che continuano ad esserlo anche quando non ci comprendono. Il Mistero del Natale ci porta questa gioia: una gioia motivata dalla tenacia di coloro che già vivono nella fraternità, di coloro che già riconoscono intorno a sé, anche nei propri avversari, l’indelebile dignità dei figli e delle figlie di Dio. Per questo Stefano è morto perdonando, come Gesù: per una forza più vera di quella delle armi».
Il Papa ha concluso le sue parole pregando Maria e contemplandola, chiedendole di «condurci alla sua gioia, una gioia che dissolve ogni paura e ogni minaccia come la neve si scioglie al sole».




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