Papa leone: fine del Giubileo e nuovo inizio
Leone XIV: Verso la conclusione del Giubileo di Papa Francesco
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Foto: Vatican News
Redazione (29/12/2025 16:13, Gaudium Press) La messa della Vigilia di Natale nella basilica di San Pietro è stata caratterizzata da una serie di simboli, tutti indicativi di come papa Leone XIV stia avanzando a grandi passi verso una transizione definitiva, che inizierà sul serio non appena si concluderà il Giubileo.
In particolare, ci sono tre piccoli segni da considerare.
Il primo: Leone XIV ha voluto salutare personalmente le persone che si trovavano in piazza prima della celebrazione notturna e ringraziarle.
È un gesto che ama fare e che ha ripetuto spesso da quando è diventato Papa. Tuttavia, per la prima volta, il Pontefice ha indossato la fascia bianca con il suo stemma. Finora lo stemma non era mai apparso e molti avevano interpretato questa circostanza come un segno pratico di continuità con il pontificato di Francesco e, più concretamente, con la decostruzione dei simboli avvenuta sotto papa Francesco.
Ma il fatto che sia apparsa la fascia con lo stemma ricamato smentisce questa interpretazione.
Anche il fatto che la fascia sia apparsa la notte di Natale, all’inizio della fine dell’Anno Santo inaugurato da papa Francesco, è rivelatore.
Il secondo segnale risiede nelle parole di Leone XIV.
La sua omelia della vigilia di Natale ha avuto due peculiarità: ha citato l’ultima omelia natalizia di Benedetto XVI come Papa e l’ultima omelia natalizia di papa Francesco.
In sostanza, Leone XIV si è basato sull’eredità dei suoi due predecessori, prendendo il meglio dalle parole di entrambi e cercando di armonizzarli. Ma così facendo, ha anche sottolineato di essere un pontefice diverso, uno che non avrebbe trascurato le cose buone del passato, ma che avrebbe anche avuto una sua direzione.
Questo è un pontificato diverso.
Il terzo segnale è arrivato pochi giorni prima, il 22 dicembre, durante i saluti natalizi di Leone alla Curia romana.
I discorsi di Papa Francesco alla Curia romana erano un evento molto atteso perché il Papa li utilizzava per attaccare la Curia. Nessuno ha dimenticato il suo discorso sulle quindici malattie della Curia, seguito dal suo discorso sui rimedi per i mali della Curia.
Invece Leone XIV ha dimostrato fin dall’inizio di non avere né di voler coltivare alcuna propensione ad attaccare coloro che lavorano in Vaticano.
Infatti, ha affermato fin dall’inizio che «i papi vanno e vengono, la Curia rimane», dimostrando il suo apprezzamento per il lavoro svolto dietro le quinte da molti di loro. Pertanto, il tono del suo discorso non è stato accusatorio.
Leone XIV ha invece sottolineato un tema: la comunione. Ha concluso chiedendo che l’amicizia regni anche all’interno della Curia Romana e che non si ceda all’inimicizia.
Leone XIV deve gestire l’eredità complessa di Papa Francesco. La parte finale del pontificato di Francesco, in particolare, aveva alimentato il risentimento all’interno della Curia. Allo stesso tempo, alcune delle idee cruciali del Papa argentino erano state dimenticate. Ciò non era affatto insolito in un pontificato che, comunque, era durato una dozzina di anni davvero memorabili. Leone si è quindi trovato di fronte al difficile compito di recuperare quelle idee evitando gli scogli, o meglio, di curare le ferite senza condannare o ripudiare completamente l’opera del suo predecessore.
Lo ha fatto con cautela, prendendo alcune decisioni governative che annullavano quelle di Francesco e, allo stesso tempo, pubblicando i «documenti sospesi» rimasti alla fine del pontificato di Francesco. Con questa cautela, il Papa voleva inviare un messaggio: che rispetta ciò che è venuto prima e che non ha realmente intenzione di attuare un sistema di prebende se tutti vanno nella stessa direzione.
La decisione di Leone XIV di continuare a parlare di sinodalità è anche un segnale concreto in questo senso: Leone chiarisce che ascolterà tutti e che tutti avranno voce in capitolo. E, in ultima analisi, questo è proprio lo scopo del concistoro del 7 e 8 gennaio.
Il 12 dicembre, Leone XIV ha inviato una lettera a tutti i cardinali spiegando lo scopo del concistoro. Il Papa ha elencato quattro punti in particolare:
- una rilettura dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium;
- uno studio della costituzione apostolica Praedicate Evangelium, con particolare attenzione alla Chiesa universale e alla Chiesa particolare;
- il sinodo e la sinodalità come strumenti di collaborazione con il Pontefice;
- una «riflessione teologica, storica e pastorale approfondita» sulla liturgia, «per preservare la sana tradizione e, allo stesso tempo, aprire la strada al progresso legittimo», per dirla, come ha fatto Leone nella sua lettera, con le parole della costituzione del Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, sulla sacra liturgia.
Questi quattro temi sono particolarmente indicativi del percorso di Leone XIV.
I primi due punti si riferiscono al testo programmatico di Papa Francesco e alla costituzione apostolica che ha portato alla riforma della Curia. Da un lato, Leone XIV non vuole perdere lo slancio missionario lasciato da Papa Francesco, anche se l’espressione «Chiesa in uscita» non è mai uscita dalle sue labbra. Tuttavia, il tema della missione è centrale.
È necessario armonizzare le riforme dell’era Francesco, perché la struttura della Chiesa non può essere solo missionaria. È necessario un centro, e questo lo capiscono coloro che, come il Papa, sono stati superiori di una comunità religiosa con case in tutto il mondo.
Inoltre, Leone XIV riformula l’idea di sinodalità, definendola come una forma di collaborazione con il Papa, ponendo al centro la comunione ideale che ha lanciato all’inizio del suo pontificato.
Questa comunione si ottiene anche attraverso una pax theologica in questioni come la liturgia. Questo era l’obiettivo di Benedetto XVI, che aveva liberalizzato l’uso del rito antico con il preciso obiettivo di promuovere la comunione ed eliminare le ali estremiste, cioè quelle che vedevano la liturgia come uno strumento per mettere in discussione l’intero Concilio Vaticano II.
Leone XIV torna al Concilio, ma sembra pienamente impegnato nel raggiungimento della pax theologica, che non interessava invece a Papa Francesco, il quale aveva limitato l’uso del rito antico, bollando come retrogradi tutti coloro che vi si avvicinavano.
È probabile che l’approccio di Leone XIV sia moderato.
Passo dopo passo, ha riorientato tutti i simboli del suo pontificato, senza mai smentire Francesco; anzi, lo ha citato più di chiunque altro nei suoi discorsi, allocuzioni e omelie. Probabilmente non ci saranno grandi cambiamenti nella riforma della Curia voluta da papa Francesco: sarebbe complicato. Ma Leone ha già dimostrato la sua volontà di apportare modifiche e si affida ai cardinali per affrontare la riforma in modo globale.
Il fatto che si affidi ai cardinali testimonia anche il suo approccio sinodale. Papa Francesco aveva posto la Chiesa in uno stato di sinodo permanente, ma poi aveva convocato un piccolo consiglio di cardinali per governare con lui, un organo che non è mai stato istituzionalizzato, ma che è servito come mezzo di consultazione e ha superato l’intero collegio cardinalizio.
Papa Francesco apprezzava anche le occasioni speciali, come l’incontro con i gesuiti in ogni paese che visitava. Non è che Francesco avesse dei preferiti tra i gruppi religiosi. Erano tutti uguali, ma alcuni erano più uguali di altri.
Invocando la sinodalità, Leone XIV chiede anche una maggiore partecipazione di tutti. Lo fa in accordo con un concetto di responsabilità condivisa, che il Papa ha definito come la «via della pace» nella sua omelia della mattina di Natale.
Le Porte Sante stanno cominciando a chiudersi; l’Anno Santo promulgato da Papa Francesco sta volgendo al termine. Ma le porte si aprono su un nuovo pontificato, ancora da definire: quello di Leone XIV.
(Nota di Andrea Gagliarducci, in Monday Vatican, 29-12-2025)



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