Durante il tempo della Pandemia un gruppo di ragazzi va a vivere in oratorio
Tutto questo accade a Varese in piena “zona rossa”. In oratorio per più di 20 giorni si sono trasferiti un gruppo di ragazzi dai 16 ai 18 anni. Così hanno evitato l’isolamento sociale e sono stati seguiti da un sacerdote.
Rita Sberna (12.04.2021 08:47, Gaudium Press) Ragazzi di età dai 16 ai 18 anni, circa più di 20, coraggiosamente hanno deciso di abbattere i limiti della “zona rossa” rispettando sempre le norme anti covid e andare a vivere nella grande struttura dell’oratorio di Biumo Inferiore, a Varese.
E’ stata una decisione presa all’unanimità, vissuta da questi giovani ragazzi come una boccata di aria fresca.
L’idea è nata da Leonardo (uno di questi giovani) studente di terza superiore che ha preso spunto da un modello statunitense della Nba, un tampone per tutti e subito dopo l’ingresso in una “bolla” dove poter condividere una quotidianità “normale”.
Don Gabriele Colombo, il 35enne sacerdote responsabile della pastorale giovanile della Comunità pastorale ‘Beato Samuele Marzorati’, che sta condividendo l’esperienza con i ragazzi ha spiegato: «La proposta è stata avanzata per la prima volta lo scorso settembre, ma ha richiesto un lungo periodo di tempo per concretizzarsi. Abbiamo dovuto studiare con attenzione le norme e richiedere tutte le autorizzazioni del caso. Ci siamo concentrati in particolare sull’allegato 8 dei Dpcm finora emessi, che si occupa delle politiche familiari. E prevede la possibilità di effettuare attività ludico-ricreative e di educazione non formale. Ovviamente nel rispetto delle norme anti contagio».
L’autorizzazione ufficiale è arrivata il 19 febbraio. E il 7 marzo «siamo entrati nella nostra bolla in oratorio. Usciremo il 28 marzo per ricongiungerci con il resto della comunità in occasione della Domenica delle Palme – continua il sacerdote -. Si tratta di una bella esperienza per tutti, basata non solo sulla socialità, ma sulla fraternità, ovvero sulla capacità di prendersi cura l’uno dell’altro e degli ambienti comuni» (Repubblica 26 marzo)
La reazione dei genitori
I figli hanno detto ai genitori: “andiamo a vivere insieme. Non ce la facciamo più chiusi in casa con voi, senza poter fare nulla. Abbiamo bisogno di stare tra ragazzi”.
Così mamme e papà hanno accettato l’idea e li hanno aiutati, tampone prima di entrare e si è dato inizio all’esperienza di convivenza in oratorio.
«Ognuno ha il proprio angolino» dice il sacerdote. Pranzo insieme e questo è l’unico momento in cui entra un esterno nella comunità, senza alcun contatto con il gruppo, un cuoco professionista. Altrimenti i ragazzi rimarrebbero a digiuno a pranzo visto che sono tutti impegnati con la scuola (Prealpina, 25 marzo).
Durante la giornata però non mancano le attività e lo sport come il calcio, il basket e gli allenamenti.
lascia il tuo commento