E’ in corso la causa di Canonizzazione del siciliano Antonino Baglieri: tetraplegico ma nella gioia
La causa di canonizzazione è stata aperta dal Vescovo di Noto. Nino ha lasciato un esempio di fede profonda
Rita Sberna (17.04.2021 11:37, Gaudium Press) Antonino Baglieri detto Nino, era un siciliano originario di Modica, nato nel 1951, dal 2004 emise la professione perpetua tra i Volontari con Don Bosco.
La sua vicenda inizia il 6 maggio 1968 quando Nino si ritrova a lavorare su un impalcatura al quarto piano di un palazzo nei pressi di casa sua, all’improvviso la tavola di legno sotto i suoi piedi si spezza facendolo precipitare da quell’altezza.
All’epoca Nino raccontava: “Un grido di terrore uscì dal mio petto, mi sentii sbattere tra le tavole, tanto rumore e intanto precipitavo giù, un volo di diciassette metri, un metro per ogni anno della mia età, un tonfo al suolo. Poi non ho sentito più niente. In pochi istanti insieme a me sono crollati tutti i miei sogni.”
Quella caduta costò a Nino parecchie conseguenze, tra le quali la frattura della quinta e della settima vertebra cervicale e la rottura del femore destro.
Tutto ciò ha conseguito due anni di ricoveri ospedalieri ed infine uno stato di tetraplegia: a parte la testa, il suo corpo era rimasto immobilizzato.
Nino non accettava la sua disabilità. Ha trascorso dieci anni della sua vita a casa senza mai uscire, disteso su un letto e nella disperazione più totale.
L’incontro con la fede
Nino conobbe un gruppo di preghiera del Rinnovamento nello Spirito, si raccontava che durante quegli incontri avvenivano anche delle guarigioni fisiche, ed esso si aggrappò a quella speranza partecipando così ad uno di quegli incontri.
Si accorse che comunque qualcosa in lui era cambiata: “In quel momento dissi si al Signore, accettai la mia croce e rinacqui a vita nuova, diventai un uomo nuovo. Dieci anni di disperazione cancellati in pochi istanti, perché una gioia sconosciuta entrò nel mio cuore. Io desideravo la guarigione del mio corpo e invece il Signore mi graziava con una gioia ancora più grande: la guarigione spirituale”.
Nino guarì nello spirito pur restando un tetraplegico nel corpo, ma da allora chi lo incontrava vedeva in lui una gioia soprannaturale.
I suoi pomeriggi erano dedicati ad aiutare quattro ragazzini a fare i compiti. Quel giorno prese una matita e con la bocca iniziò a fare un disegno e straordinariamente ci riuscì.
In seguito provò con una penna a scrivere e anche con essa cominciò a comporre preghiere e poesie. Le sue mani e braccia erano la sua bocca.
L’evangelizzazione nella disabilità
Cominciò a leggere i suoi scritti attraverso delle radio siciliane, la gente venne a conoscenza della sua storia e iniziarono ad andare a casa sua per conoscerlo; riceveva circa ottanta persone al giorno per non parlare delle migliaia di lettere che gli arrivavano.
Nino ha anche scritto molti libri dal suo letto di casa. Ad oggi vi sono sessantanove quaderni che devono essere ancora pubblicati.
Il 6 maggio non era più un giorno di disgrazia ma di Grazia
Ogni anno Antonino, festeggiava la data del suo incidente che aveva denominato “il giorno della Croce” con una messa a cui partecipavano centinaia di persone.
Il 2 marzo del 2007 Nino morì il suo funerale fu celebrato da vescovi, dai massimi vertici salesiani e da sessanta sacerdoti, parteciparono migliaia le persone.
La prima sessione dell’inchiesta diocesana sulla sua vita, le sue virtù e la sua fama di santità si è svolta il 2 marzo 2014, nella cappella privata del Palazzo Vescovile di Noto.
“Se non era per quella caduta dal quarto piano forse il Signore non l’avrei mai incontrato; la mia croce dà valore alla mia testimonianza, perché le parole di un sofferente arrivano direttamente al cuore della gente. La mia croce mi fa sentire utile a tanti soprattutto ai missionari che amo molto e che sono sempre presenti nella mia preghiera e nella mia offerta”. Nino Baglieri
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