Al Bambin Gesù il primo trapianto da donatore positivo al Covid- 19 a paziente negativo
L’intervento è stato fatto ad un ragazzo di 15 anni a cui è stato dato un cuore nuovo mentre al sant’Orsola di Bologna l’intervento è stato fatto ad un 64enne.
Entrambi i riceventi stanno bene.
Rita Sberna (17.06.2021 10:23, Gaudium Press) Sono i primi due trapianti al mondo avvenuti da donatori deceduti positivi al Covid-19, su riceventi negativi e privi di anticorpi.
In entrambi i casi i pazienti di età 15 anni e 64 anni, hanno ricevuto un nuovo cuore e nessuno dei due ha contratto il covid-19 dopo il trapianto.
Il primo intervento è stato effettuato alla fine di aprile presso il Policlinico sant’Orsola di Bologna su un uomo di 64 anni e a Roma, il secondo caso è avvenuto a metà maggio: il primo in ambito pediatrico realizzato su un ragazzo di 15 anni.
Dal Centro nazionale trapianti spiegano: «Entrambi i riceventi, affetti da cardiopatie severe, erano in lista d’attesa urgente nazionale e hanno ottenuto l’organo grazie a una deroga concessa dal Centro nazionale trapianti ai due ospedali rispetto al programma sperimentale del Cnt: il protocollo attualmente in vigore, infatti, consente di effettuare trapianti di organi salvavita provenienti da donatori risultati positivi al coronavirus e deceduti per altre cause, ma solo su riceventi positivi al momento del trapianto o già immunizzati per malattia pregressa o per vaccinazione».
Gli interventi effettuati
Il direttore del Cnt Massimo Cardillo riferisce che in entrambi gli interventi: «la gravità delle condizioni cliniche dei pazienti ha spinto le equipe mediche dei due centri a chiederci l’autorizzazione al trapianto anche se i riceventi erano privi di anticorpi. Abbiamo attivato immediatamente le procedure di sorveglianza infettivologica – prosegue – e abbiamo valutato per entrambi i pazienti che il rischio di morte o di evoluzione di gravi patologie connesse al mantenimento in lista di attesa fosse superiore all’eventuale trasmissione di patologia dal donatore. Il decorso post-trapianto ci ha dato ragione e i riceventi ora stanno bene e sono tornati a casa».
Antonio Amodeo, responsabile della struttura complessa di scompenso, trapianto e assistenza meccanica cardio-respiratoria dell’Ospedale Bambin Gesù ha fatto sapere: «In campo pediatrico – afferma – trovare un cuore compatibile per un trapianto è più difficile che negli adulti. Nell’ultimo anno poi, a causa della pandemia e delle restrizioni adottate per contrastarla, queste difficoltà sono ulteriormente aumentate – rileva -. Individuare un cuore compatibile per un trapianto è spesso un’occasione più unica che rara. Per questo abbiamo fatto il possibile affinché il ragazzo in lista d’attesa potesse ottenere l’organo che stava aspettando. Una scelta che può fare la differenza tra la vita e la morte».
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