Papa Francesco “Siamo consacrati per servire il Popolo di Dio, per prenderci cura delle ferite di tutti, a partire dai più poveri”
Nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza i formatori del Seminario Arcivescovile di Milano in occasione del 150° anniversario della rivista “La Scuola Cattolica”.
Rita Sberna (17.06.2022 16:29, Gaudium Press) Papa Francesco questa mattina, presso il Palazzo Apostolico ha accolto in Udienza i formatori del Seminario Arcivescovile di Milano, in occasione del 150° anniversario della rivista “La Scuola Cattolica”, ed ha ringraziato tutti loro per il lavoro che svolgono attraverso la rivista.
Il compito a cui è chiamata la scuola di teologia
Il Pontefice ha detto che quest’anniversario serve a far riflettere sul compito che una scuola di teologia ha e deve svolgere come appunto un Seminario: “Mi piace immaginare che questa rivista sia un po’ come la vetrina di una bottega, dove un artigiano espone i suoi lavori e si può ammirare la sua creatività. Quanto maturato nei laboratori delle aule accademiche, nell’esercizio paziente della ricerca e della riflessione, del confronto e del dialogo, merita di essere condiviso e reso accessibile agli altri.”
La teologia è servizio alla fede viva della Chiesa
Il Papa ha sottolineato il fatto che molti credono che la scuola di teologia serva soltanto alla formazione dei sacerdoti, dei responsabili, dei ministri pastorali ecc ..mentre è anche un servizio alla fede viva della Chiesa.
Poi il Papa ha fatto riferimento alle catechesi e alle prediche: “A volte le prediche o le catechesi che ascoltiamo sono fatte in buona parte di moralismi, non abbastanza “teologiche”, cioè poco capaci di parlarci di Dio e di rispondere alle domande di senso che accompagnano la vita della gente, e che spesso non si ha il coraggio di formulare apertamente.”
A cosa serve la teologia?
“La teologia, oggi più che mai, ha la grande responsabilità di stimolare e orientare la ricerca, di illuminare il cammino” – spiega Francesco.
Poi rivolgendosi ai formatori, Francesco dice: “voi, formatori e docenti, nel vostro servizio alla verità, siete chiamati a custodire e comunicare la gioia della fede nel Signore Gesù, e anche una sana inquietudine, quel fremito del cuore di fronte al mistero di Dio. E sapremo accompagnare altri nella ricerca quanto più viviamo noi questa gioia e questa inquietudine. Cioè quanto più siamo “discepoli”.
Una teologia capace di formare esperti in umanità e prossimità
A tal proposito il Pontefice spiega: “Il rinnovamento e il futuro delle vocazioni è possibile solo se ci sono sacerdoti, diaconi, consacrati e laici ben formati.” Continua– “Le mani del Signore, che modellano questi “vasi d’argilla”, operano attraverso la cura paziente di formatori e accompagnatori; ad essi è affidato il servizio delicato, esperto e competente di curare la nascita, l’accompagnamento e il discernimento delle vocazioni, in un processo che richiede tanta docilità e fiducia”.
Ogni persona è un mistero
Papa Francesco a questo punto esprime una riflessione molto importante che riguarda “L’essere” di ogni persona: “Ogni persona è un mistero immenso e porta con sé la propria storia familiare, personale, umana, spirituale. Sessualità, affettività e relazionalità sono dimensioni della persona da considerare e comprendere, da parte sia della Chiesa sia della scienza, anche in relazione alle sfide e ai cambiamenti socio-culturali. Un atteggiamento aperto e una buona testimonianza permettono all’educatore di “incontrare” tutta la personalità del “chiamato”, coinvolgendone l’intelligenza, il sentimento, il cuore, i sogni e le aspirazioni”.
Formare sacerdoti e consacrati maturi e non funzionari del sacro
“L’intero percorso deve attivare processi finalizzati a formare sacerdoti e consacrati maturi, esperti in umanità e prossimità, e non funzionari del sacro. I superiori e i formatori di seminario, gli accompagnatori e le stesse persone in formazione sono chiamati a crescere quotidianamente verso la pienezza di Cristo (cfr Ef 4,13), affinché, attraverso la testimonianza di ciascuno, si manifesti più chiaramente la carità di Cristo e la stessa sollecitudine della Chiesa verso tutti, specialmente verso gli ultimi e gli esclusi – dice Francesco”.
La teologia al servizio dell’evangelizzazione
Il Papa sottolinea ai consacrati quanto segue “Al cuore del nostro servizio ecclesiale c’è l’evangelizzazione, che non è mai proselitismo, ma attrazione a Cristo, favorendo l’incontro con Lui che ti cambia la vita, che ti rende felice e fa di te, ogni giorno, una nuova creatura e un segno visibile del suo amore.”
Poi il Pontefice ha parlato del diritto che tutti gli uomini e le donne hanno di ricevere il Vangelo e il dovere che i cristiani hanno di annunciarlo.
Il dialogo come forma di accoglienza
E poi il Pontefice parla dell’importanza del dialogo sotto vari aspetti: “Il dialogo è una forma di accoglienza e la teologia che evangelizza è una teologia che si nutre di dialogo e di accoglienza. Il dialogo e la memoria viva della testimonianza d’amore e di pace di Gesù Cristo sono le vie da percorrere per costruire insieme un futuro di giustizia, di fraternità, di pace per l’intera famiglia umana.”
Lo Spirito Santo introduce nel mistero e dà impulso alla missione della Chiesa
Francesco ha parlato della funzione che lo Spirito Santo ha nella missione della Chiesa: “l’abito” del teologo è quello dell’uomo spirituale, umile di cuore, aperto alle infinite novità dello Spirito e vicino alle ferite dell’umanità povera, scartata e sofferente. Senza umiltà lo Spirito scappa via, senza umiltà non c’è compassione, e una teologia priva di compassione e di misericordia si riduce a un discorso sterile su Dio, magari bello, ma vuoto, senz’anima, incapace di servire la sua volontà di incarnarsi, di farsi presente, di parlare al cuore. Perché la pienezza della verità – alla quale lo Spirito conduce – non è tale se non è incarnata.
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