“Se sappiamo attraversare solitudine e desolazione con apertura e consapevolezza, possiamo uscirne rafforzati sotto l’aspetto umano e spirituale”
Continuano le catechesi del Papa sul tema del discernimento, in particolar modo questa mattina ha parlato della “desolazione”.
Rita Sberna (26.10.2022 09:56, Gaudium Press) Nelle precedenti catechesi il Papa, ha parlato del tema del discernimento che non è un procedimento logico sottolineando che Dio parla al cuore.
La prima modalità affettiva del discernimento: la desolazione
Oggi Francesco si è soffermato a parlare della desolazione che è stata così definita: «L’oscurità dell’anima, il turbamento interiore, lo stimolo verso le cose basse e terrene, l’inquietudine dovuta a diverse agitazioni e tentazioni: così l’anima s’inclina alla sfiducia, è senza speranza e senza amore, e si ritrova pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore» (S. Ignazio di L., Esercizi spirituali, 317).
Il Papa ha detto che in un modo o nell’altro ognuno di noi ha fatto esperienza di desolazione. Afferma il Pontefice – “Nessuno vorrebbe essere desolato, triste. Tutti vorremmo una vita sempre gioiosa, allegra e appagata. Eppure questo, oltre a non essere possibile, non sarebbe neppure un bene per noi. Infatti, il cambiamento di una vita orientata al vizio può iniziare da una situazione di tristezza, di rimorso per ciò che si è fatto.”
Poi parlando del “rimorso”, Francesco ha preso in esempio Alessandro Manzoni e i Promessi Sposi: “Si tratta del celebre dialogo tra il cardinale Federico Borromeo e l’Innominato, il quale, dopo una notte terribile, si presenta distrutto dal cardinale, che si rivolge a lui con parole sorprendenti: «“Voi avete una buona nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare?”. “Una buona nuova, io? Ho l’inferno nel cuore […]. Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova”. “Che Dio v’ha toccato il cuore, e vuol farvi suo”, rispose pacatamente il cardinale» (cap. XXIII). L’uomo di Dio sa notare in profondità ciò che si muove nel cuore.”
Imparare a leggere la tristezza
La tristezza- dice il Papa- nel nostro tempo è considerata un male da cui fuggire a tutti i costi, ed invece può essere un campanello di allarme per la vita. San Tommaso definisce la tristezza un dolore per l’anima.
Francesco dice che sarebbe molto più pericoloso e più grave per la nostra vita, non avvertire questo sentimento.
Poi il Papa da un consiglio: “Per chi invece ha il desiderio di compiere il bene, la tristezza è un ostacolo con il quale il tentatore vuole scoraggiarci. In tal caso, si deve agire in maniera esattamente contraria a quanto suggerito, decisi a continuare quanto ci si era proposto di fare.”
Continua- “Pensiamo al lavoro, allo studio, alla preghiera, a un impegno assunto: se li lasciassimo appena avvertiamo noia o tristezza, non concluderemmo mai nulla. È anche questa un’esperienza comune alla vita spirituale: la strada verso il bene, ricorda il Vangelo, è stretta e in salita, richiede un combattimento, un vincere sé stessi. Inizio a pregare, o mi dedico a un’opera buona e, stranamente, proprio allora mi vengono in mente cose da fare con urgenza. È importante, per chi vuole servire il Signore, non lasciarsi guidare dalla desolazione.”
Francesco poi fa notare che molti purtroppo decidono di abbandonare la vita di preghiera, il matrimonio o la vita religiosa, spinti dalla desolazione. “Una regola saggia dice di non fare cambiamenti quando si è desolati” afferma il Pontefice.
Gesù respinge le tentazioni
“È interessante notare, nel Vangelo, che Gesù respinge le tentazioni con un atteggiamento di ferma risolutezza (cfr Mt 3,14-15; 4,1-11; 16,21-23). Le situazioni di prova gli giungono da varie parti, ma sempre, trovando in Lui questa fermezza, decisa a compiere la volontà del Padre, vengono meno e cessano di ostacolare il cammino” conclude Francesco.
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