I giovani alcolizzati accolti di notte da un parroco in chiesa
Napoli (Vernerdì, 13-03-2020, Gaudium Press) Don Salvatore Giuliano è parroco della basilica San Giovanni Maggiore, situata nel centro storico di Napoli, una delle chiese più antiche. Il giovane sacerdote ce la mette tutta per dare aiuto a coloro i quali chiama “i miei ragazzi”.
I ragazzi a cui si riferisce don Salvatore, sono giovanissimi e minorenni, frequentano i locali della zona e nel fine settimana eccedono con la birra, la vodka, ecc … vendute ad un euro e bevute come se fossero acqua.
Il sacerdote li vede ubriachi gironzolare per le strade, da un bar ad un altro, confusi e senza una meta, qualcuno di loro fuma anche le canne e spesso litigano.
Vedendo queste scene quasi tutti i fine settimana, il parroco si è chiesto che doveva fare qualcosa per provare a salvare quei ragazzi, e da lì nasce l’idea di aprire le porte della chiesa il sabato sera a quei ragazzi che bevono o che hanno voglia di parlare e confidarsi con qualcuno.
Il parroco è già noto per le sue battaglie di legalità nel quartiere – «Li accogliamo e li ascoltiamo senza mai giudicare – dice don Salvatore – Vogliono parlare, raccontare. Cerchiamo di usare il loro linguaggio: se vuoi che i giovani ti diano ascolto devi riuscire a stabilire una sintonia, altrimenti hai perso in partenza».
Ad unirsi a questa iniziativa del sacerdote, il sabato sera vi sono altri quattro sacerdoti che sono molto motivati ed apprezzati ad avere a che fare con i giovani ragazzi. Così il sacerdote si è inventato insieme ai suoi fratelli consacrati “la storia delle frasi”: «(…) Ho piazzato due cestini ai piedi dell’altare: all’interno tante palline di carta e in ciascuna una frasetta tipo Baci Perugina che invece riporta qualche parola presa dal Vangelo».
Racconta a Il Mattino il giovane don: «A volte entrano solo per prendere la pallina, leggono la frase e vanno via (…) L’importante è riuscire a farli entrare in chiesa, i ragazzi. Poi, utilizzando gli strumenti giusti, hai anche buone possibilità di vederli tornare».
La cosa triste è chiedere ad un giovane perché beve, ancor più triste sono le risposte che molti di loro danno. Emanuele Scafato – direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di Sanità dice in merito che «molto dipende dalla struttura della famiglia», che per gli adolescenti spesso «l’alcol ha valore disinibente», che alcuni (specie chi si sente a disagio in gruppo) lo vede come una sorta di pozione magica per migliorare le capacità di interazione e seguire quel che fa il gruppo. (Rita Sberna)
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