Il Papa chiede alla curia romana di “stringere la cinghia”
Pubblicato il rescritto di Francesco che obbliga i vertici della curia romana a pagare gli affitti degli immobili al valore normale.
Redazione (03/03/2023 15:49, Gaudium Press) Dopo l’udienza concessa al Prefetto della Segreteria per l’Economia, Maximino Caballero Ledo, il 13 febbraio scorso, è stato pubblicato un decreto, il rescriptum, in cui Papa Francesco, considerando “la necessità di un sacrificio straordinario da parte di tutti, per destinare maggiori risorse alla missione della Santa Sede”, ha disposto l’abrogazione di tutte le disposizioni
che consentono l’uso gratuito o a particolari condizioni – da parte di cardinali, capi di dicastero, presidenti, segretari, sottosegretari, dirigenti ed equiparati, compresi i revisori dei conti e gli equiparati del Tribunale della Rota Romana – di beni immobili di proprietà delle istituzioni curiali e degli organismi legati alla Santa Sede, compresa la Domus. [La Domus Vaticanae è l’istituzione che riunisce le quattro preesistenti destinate all’opera di ospitalità: Domus Sanctae Marthae, Domus Romana Sacerdotalis, Domus Internationalis Paulus VI e Casa San Benedetto].
Il Pontefice ha quindi stabilito che “gli Enti proprietari degli immobili dovranno quindi applicare i valori normalmente applicati, nei riguardi di coloro che non ricoprono cariche di alcun tipo nella Santa Sede e nello Stato della Città del Vaticano”.
Un provvedimento già richiesto dal defunto cardinale Pell
Il provvedimento, di cui si è avuta notizia attraverso una fotocopia uscita dai cassetti della Curia, ha suscitato diverse reazioni .
La redazione de Il Sismografo per esempio, pur ritenendolo “più che giusto”, si chiede “perché Papa Francesco abbia deciso di fare questo passo solo ora, a dieci anni dall’inizio del suo pontificato”, visto che il primo prefetto della Segreteria per l’Economia, il cardinale George Pell, “aveva avuto questa stessa idea quando esercitava le funzioni di Segretario per l’Economia. All’epoca, però, nessuno ascoltò la sua proposta e ora, a distanza di molti anni, Papa Bergoglio l’ha rilanciata con la sua firma”.
Il Sismografo si chiede anche se “è assolutamente certo che in questi dieci anni non siano nati altri privilegi e altri privilegiati, alcuni con stipendi a dir poco esagerati?” A questo punto vale la pena chiedersi: quanti stanno perdendo privilegi e favori e quanti possono essere considerati a pieno titolo “i nuovi privilegiati” del pontificato?
“Quale sarà ora il trattamento per gli appartamenti situati nella città di Roma che hanno inquilini illustri come politici, giornalisti, amministratori dello Stato, ambasciate e ambasciatori?
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