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Papa Francesco dedica il mese di Marzo alla preghiera per le vittime di abusi

Nel suo ultimo video di preghiera, Papa Francesco ha dedicato il mese di marzo alla preghiera per le vittime di abusi, affermando che chiedere semplicemente perdono non è sufficiente, ma la Chiesa deve mettere le vittime al primo posto ed evitare l’insabbiamento

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Redazione (03/03/2023 16:39, Gaudium Press) Nel suo video, pubblicato il 2 marzo, Papa Francesco ha detto che in risposta ai casi di abusi, in particolare quelli commessi da membri e rappresentanti della Chiesa, “non basta chiedere perdono”.

“Chiedere perdono è necessario, ma non è sufficiente. Chiedere perdono va bene per le vittime, ma sono loro che devono essere ‘al centro’ di tutto”, ha detto, affermando che il dolore e il trauma psicologico delle vittime possono guarire “solo se trovano risposte – se ci sono azioni concrete per riparare agli orrori che hanno subito e per evitare che si ripetano”.

Ha anche accennato all’insabbiamento degli abusi verificatosi in passato: “La Chiesa non può cercare di nascondere la tragedia degli abusi di qualsiasi tipo”.

Questo vale anche per gli abusi che avvengono “nelle famiglie, nei circoli o in altri tipi di istituzioni”, ha detto, affermando che la Chiesa cattolica deve dare l’esempio per aiutare a risolvere il problema e “portarlo alla luce nella società e nelle famiglie”.

“La Chiesa deve offrire spazi sicuri perché le vittime possano essere ascoltate, sostenute psicologicamente e protette”, ha detto, chiedendo ai fedeli di unirsi a lui nella preghiera “per coloro che hanno sofferto a causa dei torti subiti da membri della Chiesa”.

“Possano trovare nella Chiesa una risposta concreta al loro dolore e alla loro sofferenza”, ha aggiunto.

Il video si apre con l’immagine di una stanza dei giochi per bambini, buia, con immagini di fiori sul muro che appassiscono e muoiono nell’ombra, con il Papa che appare alla sua scrivania tra un fotogramma e l’altro per dare il suo messaggio. L’immagine si chiude con la luce del sole che irrompe attraverso le tende e riempie la stanza di luce, aiutando i fiori a tornare in vita.

Negli ultimi anni e mesi, Paesi di tutta Europa e del mondo, tra cui Francia, Spagna, Germania e, più recentemente, Portogallo, hanno pubblicato rapporti indipendenti che denunciano la gestione di casi di abuso risalenti a decenni fa, stimando a migliaia gli autori di abusi e potenzialmente centinaia di migliaia di vittime.

Il 13 febbraio, una commissione indipendente che indaga sugli abusi sessuali dei chierici nella Chiesa cattolica portoghese ha annunciato di aver stimato un totale di quasi 5.000 vittime dal 1950, affermando che questi numeri sono probabilmente solo la “punta dell’iceberg”.

Papa Francesco visiterà la capitale portoghese, Lisbona, entro la fine dell’anno, per l’evento internazionale della Giornata Mondiale della Gioventù, che in genere attira migliaia di giovani da tutto il mondo.

Per Francesco, che ha destituito persino cardinali, credibilmente accusati di abusi, una delle sfide principali nella crisi degli abusi non è stata solo quella di affrontare i casi che si sono presentati man mano, ma anche l’insabbiamento, che rimane un lavoro ancora in corso, con molti sostenitori che affermano che la nuova legislazione volta ad affrontare il problema, debba essere applicata più frequentemente.

Anche l’abuso di adulti da parte di membri della Chiesa è stato un problema che si è posto all’attenzione del Papa, che pur insistendo sulla sua estraneità, è stato messo in discussione per il suo ruolo nel caso del padre sloveno Marko Ivan Rupnik.

Compagno gesuita, Rupnik è accusato di aver abusato sessualmente, psicologicamente e spiritualmente di quasi 30 persone, tra cui diverse suore. Nel 2020, Rupnik è stato scomunicato per breve tempo, per aver usato il confessionale per assolvere una donna con cui aveva avuto rapporti sessuali; tuttavia, secondo quanto riferito, Rupnik si è pentito e la sanzione è stata rapidamente revocata.

Le accuse di violenza sessuale sono state rese pubbliche l’anno scorso, ma il Vaticano ha dichiarato di averle esaminate e di aver deciso di archiviare il caso, citando la prescrizione che non era stata però prevista in altri casi.

L’ordine dei Gesuiti sta conducendo una propria inchiesta interna che potrebbe portare a misure punitive, oltre alle restrizioni già imposte al ministero di Rupnik, mentre molti continuano ad interrogarsi sul ruolo che Papa Francesco può aver avuto o meno nella vicenda.

 

Raju Hasmukh con i file di Crux Now

 

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