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“Dal più terribile strumento di tortura, Dio ha ottenuto il segno più grande di amore” ha detto il Papa

 Francesco ha anche sottolineato che “gli inizi di Dio spesso partono dalle nostre fini: è così che ama operare meraviglie”.

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Foto: Riproduzione/Youtube Vatican News.

Redazione (06/04/2023 12:35, Gaudium Press) Durante l’Udienza Generale di ieri, tenutasi in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha parlato della virtù della speranza che nasce dall’albero della Croce di Gesù e ci guarisce da ogni tristezza e amarezza.

Gli inizi di Dio spesso partono dalle nostre fini

Ricordando il momento in cui Gesù è morto sulla croce ed è stato sepolto, il Santo Padre ha spiegato che la pietra che ha sigillato la sua tomba ha segnato la fine della speranza dei discepoli. “Il Maestro è stato crocifisso, ucciso nel modo più crudele e umiliante, appeso ad un patibolo infame fuori della città: un fallimento pubblico, la peggiore fine possibile”, ha detto.

Qualcosa di simile accade oggi, “la speranza sembra talvolta sigillata sotto la pietra della sfiducia”.

Ma ha ricordato che l’immagine della Croce è rimasta fissa nella mente dei discepoli. “Lì si concentrava la fine di tutto. Ma poco dopo avrebbero scoperto nella Croce stessa un nuovo inizio. Dal più terribile strumento di tortura, Dio ottenne il più grande pegno d’amore, ricordandoci che gli inizi di Dio spesso partono dalle nostre fini: è così che gli piace operare meraviglie”, ha assicurato.

Guardiamo all’albero della Croce perché germogli in noi la speranza.

Il Papa ha esortato i fedeli a guardare “all’albero della Croce, perché germogli in noi la speranza: quella virtù quotidiana, silenziosa, umile, ma che ci tiene in piedi, che ci aiuta ad andare avanti. Senza speranza non possiamo vivere. Pensiamo: dov’è la mia speranza?”.

“Guardiamo all’albero della Croce perché in noi nasca la speranza: per essere guariti dalla tristezza. Abbiamo bisogno di un po’ di speranza per essere guariti dalla tristezza che ci fa ammalare: c’è tanta tristezza; per essere guariti dall’amarezza con cui inquiniamo la Chiesa e il mondo”, ha sottolineato Papa Francesco.

Gesù spogliato di tutto ci ricorda che la speranza rinasce

Il Pontefice ha poi aggiunto che “facciamo fatica a spogliarci; ci mettiamo delle maschere per camuffarci e mostrarci migliori di quello che siamo. Pensiamo che l’importante sia mettersi in mostra, perché gli altri parlino bene di noi. E ci adorniamo di apparenze, di cose superflue; ma in questo modo non troviamo pace. Poi il trucco va via e ti guardi allo specchio con quella faccia brutta che hai, ma vera, quella che Dio ama”.

“Gesù spogliato di tutto ci ricorda che la speranza rinasce facendo verità su se stessi, dicendo la verità a se stessi, abbandonando le ambiguità, liberandoci dalla convivenza pacifica con le nostre falsità. A volte siamo così abituati a sentirci dire falsità che viviamo con le nostre falsità come se fossero verità e finiamo per essere avvelenati dalle nostre falsità”, ha ammonito. (EPC)

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