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Primavera di vocazioni nella Provincia domenicana dell’Italia Settentrionale

“Forse è per il fascino del nostro abito bianco e nero, o per le preghiere di tanti fedeli”, dice sorridendo l’attuale priore della Provincia di San Domenico, Fra’ Daniele Drago di Livorno.

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Foto: L’Osservatore Domenicano/ X (twitter)

Redazione (18/11/2023 16:41, Gaudium Press) La Provincia Domenicana del nord Italia che si estende fino alla Turchia, sta vivendo una primavera di vocazioni. Molti dei candidati sono già professionisti, alcuni con un dottorato.

“Sarà per il fascino del nostro saio bianco e nero, o per le preghiere di tanti fedeli”, dice sorridendo l’attuale priore della Provincia di San Domenico, fra’. Daniele Drago da Livorno, “ma la verità è che nella nostra Provincia assistiamo a una crescita costante delle vocazioni: in media, ogni anno, circa sette giovani scelgono di indossare l’abito domenicano”.

Attualmente la Provincia domenicana del Nord Italia è composta da circa 170 religiosi, con oltre 40 in formazione, e 14 conventi da Bolzano ad Ancona, tra cui prestigiosi luoghi di memoria storica come Santa Maria delle Grazie a Milano e la Basilica Patriarcale di San Domenico a Bologna, dove riposano le spoglie del fondatore, San Domenico di Guzmán (1170-1221).

” Ciò che ci sorprende di più è la provenienza di questi ragazzi o uomini, con vocazioni più adulte”, continua fra’ Drago, “perché sono per il 95% italiani. Tra di loro ci sono anche sacerdoti diocesani che decidono di farsi frati. Grazie a questo aumento di iscrizioni, la nostra piccola provincia religiosa, dopo la Polonia, ha, al momento, il maggior numero di vocazioni in Europa”.

Tutti questi nuovi frati “iniziano poi un cammino di formazione fino ai voti solenni e al sacerdozio, che dura circa nove anni. È un lungo periodo di formazione, ma i casi di abbandono sono molto rari”, ha sottolineato il Provinciale.

“Molti di loro provengono da famiglie ferite e da un ambiente che non è più così cattolico come lo era nel XX secolo. Portano con sé un background familiare molto disomogeneo, come è successo a uno dei nostri illustri confratelli, il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn. Nonostante ciò, trovano nei nostri conventi la loro casa, la loro patria interiore, dove sperimentano il rispetto per le loro inclinazioni carismatiche”.

In questa rinascita vocazionale, padre Drago sottolinea l’importanza “dell’ascolto, della preghiera, della vita comunitaria, dello studio contemporaneo del nostro Tommaso d’Aquino, di quello che definirei “tomismo creativo”, della convivenza nei nostri conventi, in modo proporzionale, di frati giovani con quelli più anziani ed esperti”.

 

Con informazioni tratte da Avvenire.

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