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Sant’Antonio Abate, l’ideale del monachesimo

 Era figlio di una famiglia facoltosa. Ma un giorno sentì dire nell’assemblea eucaristica la frase del Vangelo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri…”.

san antonio abad 2

Redazione (17/01/2024 16:32, Gaudium Press) Oggi celebriamo la vita di uno dei santi che più ha segnato, con la sua personalità, la vita della Chiesa nel corso dei secoli, Sant’Antonio Abate, la cui storia è nota tra l’altro perché scrisse  di lui il grande Sant’Atanasio, che fu suo discepolo e ammiratore.

Sant’Antonio era un egiziano, di famiglia benestante.

Ma i suoi genitori morirono quando lui aveva 18 o 20 anni e, poco dopo questa morte, un giorno rimase commosso dalle parole del Vangelo “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri…”: e così fece, riservando solo una piccola parte per una sorella, che sembra abbia affidato alle cure delle vergini consacrate.

Si trovava in un tempio quando fu toccato dalle parole del Vangelo che esortavano alla povertà. Quando diede via i suoi beni, tornò in chiesa e sentì le parole di Cristo: ” Non essere in ansia per il domani”.

Va nel deserto

All’inizio condusse una vita isolata nel suo villaggio, ma presto si recò nel deserto, dove visse come eremita al fianco di Paolo, un vecchio esperto di vita solitaria.

Aveva la piena certezza dell’assistenza di Cristo, perciò non aveva paura di vivere tra le antiche tombe di un cimitero che gli stessi cristiani ritenevano invaso dai demoni. Ma Dio ha redento tutto, ha trionfato con la sua risurrezione, e tutto è suo, anche i cimiteri, e quindi il santo non aveva paura.

Lavorava con le sue mani, pregava costantemente.

Anche se cercava la solitudine, la sua fama cresceva e a lui si univano altri che volevano imitarlo. Li organizzò in comunità di preghiera e di lavoro. Ma una volta che queste furono organizzate, egli cercò una solitudine più severa e si addentrò nel deserto.

Tuttavia, Dio volle che la sua opera avesse una ripercussione diretta sulle persone, per cui dovette dare la direzione spirituale a un monastero vicino, e dovette recarsi ad Alessandria, dove erano in corso le controversie tra ariani e cattolici, alle quali prese parte.

La tradizione ci ha conservato i suoi “apoftegmi”, brevi frasi in cui si rivela la sua spiritualità insieme ad alcune sue lettere.

Morì in età avanzata, pare nel 356, sulle pendici del monte Colzim, vicino al Mar Rosso. Divenne una leggenda, l’incarnazione dell’ideale monastico da seguire per coloro che desideravano una tale vita.

Con informazioni tratte da Aciprensa

 

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