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Il Vescovo di Livorno dà il via ai matrimoni celebrati in casa

E’ una possibilità per tutte quelle coppie che convivono da tempo o che hanno contratto solo il matrimonio civile.

Famiglia coppie 1

Rita Sberna (21.06.2021 08:40, Gaudium Press) Di solito per giustificare il fatto di non essere sposati in chiesa nel caso della convivenza o del solo matrimonio civile, abbiamo sentito spesso questa frase «Vorrei sposare in chiesa ma non ho i soldi!».

E’ una frase che non regge perché sappiamo che il sacramento matrimoniale come qualsiasi altro sacramento, non è obbligatoriamente legato al servizio fotografico, al ristorante, al viaggio di nozze ecc… Questi sono soltanto un contorno facoltativo!

Monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno, in questi giorni ha diffuso una nota nella quale ha spiegato: «La celebrazione del Sacramento del matrimonio non costa nulla, al massimo se una coppia lo vuole, lascia un’offerta per i poveri e non per il prete. Per questo ho dato facoltà ai sacerdoti di Livorno di sposare anche in casa, per fare in modo che quello della location non sia un motivo per rinunciare alla cerimonia religiosa».

Continua il vescovo – «Certo sappiamo bene che accanto a questa motivazione, ce ne sono anche altre, legate alla privatizzazione del matrimonio, divenuto evento intimo che si pensa riguardi solo la coppia e non si comprende più perché ci si debba sposare con rito pubblico, alla presenza di un rappresentante della comunità civile o religiosa, ma occorre dare dei segnali di accoglienza ai tanti che sono cristiani, ma hanno difficoltà oggi a sposarsi in chiesa».

Un’opportunità nell’anno dell’Amoris Laetitia

Don Alberto Vanzi, vicario giudiziale della diocesi, spiega: «Non si tratta di ritornare a celebrare matrimoni nella clandestinità, sempre stigmatizzati dalla Chiesa poiché le celebrazioni nei luoghi di culto restano comunque ordinarie e preferibili, ma questa possibilità può aiutare alcune coppie a superare le difficoltà a celebrare il “tipo” di matrimonio imposto da certi modelli culturali e sociali».

Il vescovo Giusti ricorda le parole del Santo Padre

«Il Santo Padre ci chiede di sperimentare vie nuove con coraggio e ne ha dato l’esempio quando durante il volo da Santiago del Cile a Iquique, unì in matrimonio uno steward e una hostess cileni, i quali convivevano già da tempo ed erano già sposati civilmente. Quando il Pontefice chiese loro perché non si fossero sposati con matrimonio religioso, i due spiegarono che ciò era dovuto al crollo della chiesa dove avrebbero dovuto sposarsi a causa del terremoto del 2010. Da lì la decisione di sposarli seduta stante. L’essenziale del Sacramento del matrimonio è la ferma volontà di volersi unire cristianamente per ricevere la grazia di Dio e poter edificare una bella famiglia cristiana. Con questo non si vuol togliere importanza e bellezza alle cerimonie che molti giovani riescono a vivere, ma la Chiesa deve andare incontro a chi non può farlo e rimuovere per quanto possibile tutti quegli “impedimenti” di natura sociale e morale che inducono molti a scegliere la convivenza».

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