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Ad operare in Afghanistan adesso ci sono le suore di Madre Teresa

Padre Giuseppe Moretti racconta il prezioso servizio svolto dalle sorelle in Afghanistan.

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Rita Sberna (06.09.2021 15:14, Gaudium Press) Padre Giuseppe Moretti ha rilasciato alcune dichiarazioni sulle sorelle che operano in Afghanistan, ad AsiaNews; il sacerdote è cappellano all’ambasciata italiana e responsabile delle missio sui iuris dell’Afghanistan fino al 2015: «Per tutti questi anni, non hanno mai lasciato Kabul: non durante l’occupazione sovietica, non sotto i talebani e neanche durante i bombardamenti».

Purtroppo però, l’esperienza a Kabul di queste suore è giunta al termine per mancanza di vocazioni ed inoltre la comunità cristiana è composta soltanto da una decina di persone.

La Congregazione delle Piccole sorelle di Gesù è presente in 60 paesi

Il fondatore di questa congregazione è Magdeleine Hutin, la quale è ispirata al messaggio di Charles de Foucauld.

La Madre generale è in processo di beatificazione, e visitò Kabul per preparare l’arrivo delle sorelle. Si stabilirono nella città come infermiere nel 1956.

La dedizione delle suore

Padre Moretti racconta la loro dedizione: “Ricevevano tanti aiuti internazionali, e cercavano sempre di farli avere alle persone di cui avevano cura. Nel 2013, un generale della Nato inviava ogni domenica dei pacchi di viveri, ma le suore, pur vivendo nella povertà, se ne privavano per darli ai più bisognosi di loro.

Parlavano la lingua farsi, vivevano come afghane, dormendo su un tappeto a terra e indossando gli abiti tradizionali». Per questo, le sorelle erano amate e stimate dalla comunità, tanto che negli ultimi anni avevano ottenuto la cittadinanza afghana: «Scherzavano dicendo che non è vero che non esiste più un afghano cristiano». Le consorelle erano rispettate anche dai talebani. «Nel 1993 andavano tutti i venerdì nella cappella dell’ambasciata a pregare, nonostante fosse chiusa per colpa della guerra civile. I talebani sapevano chi erano, ma le hanno sempre lasciate entrare. Sulla facciata della cappella c’è una croce ben visibile. La sede centrale della polizia religiosa era proprio lì vicino. Avrebbero potuto distruggere la cappella, ma non l’hanno fatto”.

I talebani le lasciarono in pace …

C’è un particolare che racconta padre Moretti e non passa inosservato visto i risvolti della situazione in Afghanistan a causa della presa dei talebani: “nei primi anni del 2000, la polizia religiosa era andata e cercare le Piccole sorelle a casa. Al tempo, esse abitavano in un casermone costruito dai sovietici. Il responsabile dell’edificio, un mullah, fermò la polizia religiosa dicendo loro ‘le suore non si toccano. Queste donne vanno rispettate’. I talebani si limitarono a entrare nell’appartamento per poi andare via, lasciandole in pace». Per padre Moretti, a colpire era il loro modo di stare vicine ai bisognosi, “nel silenzio”: “Anche con l’arrivo della Nato nel 2002, hanno sempre rifiutato con gentilezza tutte le interviste. Non solo per non essere prese di mira o considerate spie, ma proprio per via della loro dedizione e riserbo. Tante donne si sono rivolte loro, in cerca di appoggio, consolazione e forza, e hanno sempre tenuto riservate le loro storie”.

 

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