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Nessuno può sentirsi orfano con un Padre così amorevole

 “Resta con noi, Signore!”. Questa supplica dei discepoli di Emmaus viene ripetuta dai figli di Dio nei momenti di perplessità e di angoscia.

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Jan Wildens: Paesaggio con Cristo e i suoi discepoli sulla strada di Emmaus

Redazione (12/04/2023 16:02, Gaudium Press) Perplessi e scoraggiati, due discepoli di Gesù stavano percorrendo la strada che dalla città di Gerusalemme conduceva al villaggio di Emmaus, distante circa dodici chilometri.

Quella domenica gli spiriti erano confusi; alcune donne sostenevano di aver visto degli angeli e annunciavano la resurrezione del Signore. Ma nulla era confermato. Era un’illusione? Si erano sbagliate? Dopo tutto, perché Gesù era morto quando l’annuncio del suo Regno sembrava più vicino? Pensieri come questi devono aver riempito la mente dei discepoli durante quella passeggiata, così propizia alla riflessione.

Presi dal turbamento dello spirito, non riconobbero il Divino Maestro quando si accostò a loro. “Di che cosa parlate lungo la strada e perché siete tristi?” (Lc 24,17), chiese loro Gesù. Dopo aver ascoltato i mugugni e i lamenti di quei poveri discepoli, il Salvatore li rimproverò paternamente: “O gente senza intelligenza! Come siete lenti di cuore a credere a tutto ciò che i profeti hanno dichiarato” (Lc 24,25).

E il Signore stesso spiegò loro le Scritture, mostrando quanto fosse necessario che Cristo soffrisse per redimere gli uomini. Nei pressi di Emmaus, Gesù sembrò voler proseguire il cammino e  ciò li indusse a fare una richiesta: “Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai passato” (Lc 24,29). Nostro Signore, acconsentendo, entrò con loro nel villaggio e si rivelò ai loro occhi, facendosi riconoscere nello spezzare il pane.

Dove due o più persone sono riunite nel mio nome

“Resta con noi, Signore!”. Questa supplica dei discepoli di Emmaus viene ripetuta dai figli di Dio nei momenti di perplessità e di angoscia, consapevoli della promessa che il Maestro divino ha fatto agli Apostoli: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Ma dove possiamo trovarLo? Come possiamo stare con Gesù? Nella Santa Eucaristia abbiamo la certezza di essere con Lui, nel suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tuttavia, non lo vediamo come i discepoli di Emmaus, che camminavano insieme, guardavano e parlavano con Nostro Signore. È questo l’unico modo in cui Gesù può comunicare con noi? Certamente no! Perché il Salvatore stesso ha dichiarato: “Questo vi dico: se due di voi si riuniscono sulla terra per domandare qualcosa, questo sarà fatto al Padre mio che è nei cieli. Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,19-20).

Non ci resta che cercarlo con gli occhi della fede, perché Dio stesso ci ha promesso la sua presenza. Una promessa infallibile, dunque!

È lo Spirito che suscita i fondatori

Nei Vangeli troviamo le folle che seguono il Dio-Uomo: “Ho compassione di questo popolo. Da tre giorni stanno con me e non hanno nulla da mangiare” (Mc 8,2).

Cosa spinse migliaia di persone a seguire Gesù per tutto quel tempo senza preoccuparsi di cosa mangiare o dove riposare, tanta era l’attrazione esercitata dal Maestro divino? Da un lato, tutti vedevano in Lui la suprema perfezione che un essere umano può raggiungere e si sentivano invitati a imitarlo, ciascuno secondo la propria vocazione. Questo riempiva le loro anime di consolazione. Ma nella loro convivialità con Lui, godevano anche in qualche modo di gioie celestiali. Con il linguaggio dell’epoca, sembrava loro di essere già “nel seno di Abramo”.

Ora che nostro Signore è salito al Cielo e ha cessato di essere fisicamente presente tra noi, come risponde la Provvidenza a questo legittimo e indispensabile desiderio di stare con il Redentore? La risposta ci viene data da padre Fabio Ciardi, sacerdote degli Oblati di Maria Immacolata, esperto di vita religiosa e di nuovi carismi:

“Poiché solo Cristo è la risposta suprema per l’uomo e per tutti i suoi bisogni, lo Spirito Santo risponde nella Chiesa alle diverse esigenze dell’uomo, così come si sono manifestate nel corso dei secoli, suscitando fondatori e facendone altri Cristi“. Pertanto, conclude un famoso storico delle religioni contemporaneo, “possiamo dire che la Chiesa è come un Cristo maestoso, spiegato attraverso i secoli da diverse forme di vita religiosa, in ognuna delle quali si vede chiaramente un tratto o un aspetto della vita, dell’insegnamento e della persona di Gesù”.

Immagine visibile di Cristo per i suoi seguaci

L’esempio dei fondatori attira i discepoli su uno specifico cammino di perfezione. La famiglia di anime che li segue si sente identificata con loro perché rappresentano uno o più degli infiniti aspetti del Divino Salvatore, che non hanno ancora brillato abbastanza nella storia. “Dio, attraverso i fondatori, vuole aprire alla sua Chiesa un nuovo modo di seguire Gesù Cristo”, chiarisce padre Ciardi.

E aggiunge: “In virtù del proprio carisma, il fondatore è chiamato a inaugurare una nuova via di santità, a riflettere una sfaccettatura dell’insondabile mistero di Cristo e a condurre così gli altri a un pieno abbandono di sé a Dio”.

Senza mai oscurare la paternità divina, infinitamente superiore a quella di qualsiasi essere umano, i fondatori scelti da Dio stesso devono essere un’immagine visibile di Cristo per i suoi imitatori.

In questo modo, ogni fondatore rappresenterà aspetti di Cristo crocifisso e risorto davanti all’umanità fino alla fine del mondo. Con una tale promessa divina, nessuno potrà considerarsi orfano di fronte a un Padre così amorevole, che ci accompagna come fece con i discepoli di Emmaus, nel momento in cui ne avevano più bisogno?

 

Testo estratto, con adattamenti, dalla rivista Araldi del Vangelo n. 188, agosto 2017. Di p. Thiago de Oliveira Geraldo, EP.

 

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