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A 50 anni dalla morte, a Napoli, un Giubileo per don Dolindo

Ancora oggi, don Dolindo gode di una numerosa fila di devoti che si recano sulla sua tomba a pregare.

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Rita Sberna (16.11.2020 14:13, Gaudium Press)L’umiltà di don Dolindo Ruotolo, ha convertito il cuore di tanti. Pregava e digiunava, le sue giornate erano scandite da un continuo contatto con Dio. E’ morto il 19 novembre di 50 anni fa, e a Napoli ci si prepara per l’inizio dell’anno giubilare.

La sua tomba si trova presso la parrocchia di San Giuseppe dei Vecchi e Immacolata di Lourdes, qui avviene sempre una lunga processione di fedeli che bussano per tre volte (segno trinitario) pregando con molta fede e devozione, per ricevere grazie spirituali e materiali invocandone la sua intercessione.

Don Dolindo scrisse: «quando verrai alla mia tomba tu bussa. Anche dalla tomba io risponderò: confida in Dio».

Don Pasquale Rea è il parroco e custode della memoria di don Dolindo da ben vent’anni.

Chi era don Dolindo Ruotolo

Nacque a Napoli il 6 ottobre 1882, era un terziario francescano e non a caso “Dolindo” che era il suo nome significa “dolore”. Infatti non sono mancate nella sua vita sofferenze, dolori, malattie e persecuzioni.

Il dolore si presentò già all’età di undici anni, quando Dolindo dovette subìre un’operazione chirurgica sul dorso delle mani, poi vi era anche il dolore provato per le punizioni del padre che lo chiudeva in una stanza buia, la scarsità economica, le mortificazioni ecc … ma tutto questo non lo scoraggiava ma lo faceva abbandonare di più a Dio.

Don Dolindo era solito ripetere: «Gesù mi abbandono in Te, pensaci Tu! Non voglio agitarmi, mio Dio, confido in Te».

Don Pasquale racconta la figura di don Dolindo così: “il rispetto verso tutti: anche per i bambini, che accoglieva con tenerezza di padre e con umiltà: era un uomo che ha vissuto una vita sempre stando un passo indietro». Ma quello che emerge di più è la grande dignità con cui ha affrontato una vita di povertà: «non accettava nessun obolo per la Messa, vestiva in maniera sobria e indossava una talare consunta per vivere in semplicità e di provvidenza”.

Nella parrocchia dove è sepolto don Dolindo, ogni lunedì mattina alle ore 10 si radunano gruppi di preghiera in suo nome.

Il cinquantesimo anno della sua morte

Nel giorno del suo cinquantesimo anniversario della morte, verranno celebrate quattro messe per ricordarlo e poi ci sarà l’inizio dell’anno giubilare “con il restauro e l’inaugurazione dell’archivio con parte dei suoi scritti», spiega il parroco. L’idea è quella di realizzare un concerto con le musiche di don Dolindo perché colui che si firmava “il nulla di Dio” «era anche compositore di musiche gregoriane per celebrazioni liturgiche», oltre ad aver lasciato una completa autobiografia e numerosi scritti e commenti alla Sacra Scrittura” afferma il parroco ad Avvenire.

Alla fine ci sarà la presentazione del libro di don Pasquale Rea dal titolo Don Dolindo, sulle alture delle beatitudini (Effata, pagine 96, euro 10) in cui si spiega il percorso delle beatitudini vissute da don Dolindo.

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