Angelus: Il Signore ci ascolta ogni volta che preghiamo
Il Papa ha sottolineato la disponibilità e la pazienza di Dio nei nostri confronti. Dio non ci volta mai le spalle quando ci rivolgiamo a Lui, anche se arriviamo tardi a bussare alla sua porta.
Foto: Vatican news
Redazione (28/07/2025 14:23, Gaudium Press) Il Vangelo proposto dalla liturgia di ieri, domenica, 27 luglio, XVII domenica dell’anno liturgico C, presenta Gesù che insegna ai suoi discepoli il Padre Nostro, «la preghiera che unisce tutti i cristiani». Riferendosi al Catechismo della Chiesa Cattolica, il Papa ha sottolineato che “il Signore ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo ‘Abbà’, ‘papà’, come bambini, con “semplicità […], fiducia filiale, […] audacia […], certezza di essere amati”.
Citando il Catechismo, Leone XIV ha osservato che «attraverso la preghiera del Signore, noi siamo rivelati a noi stessi, mentre ci viene rivelato il Padre. Ed è vero: quanto più confidiamo nel Padre celeste, tanto più scopriamo di essere figli amati e tanto più conosciamo la grandezza del suo amore» (cfr. Rm 8, 14-17).
Ha continuato la sua meditazione sulla seconda parte di questo Vangelo che descrive «i tratti della paternità di Dio attraverso alcune immagini suggestive: quella di un uomo che si alza nel cuore della notte per aiutare un amico ad accogliere una visita inaspettata; o quella di un padre che si prende cura di dare cose buone ai propri figli». Quindi il Papa ha sottolineato la disponibilità e la pazienza di Dio verso di noi: “Queste immagini ci ricordano che Dio non ci volta mai le spalle quando ci rivolgiamo a Lui, nemmeno se arriviamo tardi a bussare alla sua porta, magari dopo errori, occasioni perse, fallimenti, nemmeno se, per accoglierci, deve ‘svegliare’ i suoi figli che dormono in casa” (cfr Lc 11, 7).
A conclusione di questa riflessione, Leone XIV ha stabilito una somiglianza tra questo ritratto del “buon padre di famiglia” e l’immagine del Pater Familias Ecclesiae, evocando il destino universale dell’amore di Dio. “Nella grande famiglia della Chiesa, il Padre non esita a renderci tutti partecipi di ciascuno dei suoi gesti d’amore. Il Signore ci ascolta sempre quando preghiamo, e se talvolta ci risponde in modi e tempi difficili da comprendere, è perché agisce con una saggezza e una provvidenza superiori, che vanno oltre la nostra comprensione. Per questo, anche in questi momenti, non smettiamo di pregare; e preghiamo con fiducia: in Lui troveremo sempre luce e forza”.
Oltre alla «grazia della filiazione divina», il Papa ha anche sottolineato l’impegno alla fraternità universale implicito in questa preghiera. Recitando il Padre Nostro, Leone XIV ha affermato: «esprimiamo anche il nostro impegno a corrispondere a questo dono, amandoci gli uni gli altri come fratelli in Cristo». Uno dei Padri della Chiesa, San Cipriano di Cartagine, meditando su questo, scrisse: «Dobbiamo sapere e ricordare che, se diciamo che Dio è Padre, dobbiamo comportarci come figli», e San Giovanni Crisostomo aggiungeva: «Chi conserva un cuore crudele e indolente non può chiamare Padre il Dio di ogni bontà; perché così non possiede più in sé il segno della bontà del Padre celeste”».
A partire da questi due brani, il Papa ha sottolineato che «non si può pregare Dio come “Padre” e poi essere duri e insensibili verso gli altri. Al contrario, è importante lasciarci trasformare dalla sua bontà, dalla sua pazienza, dalla sua misericordia, per riflettere il suo volto nel nostro come in uno specchio».
Nel suo appello finale, Leone XIV ci ha esortato «a sentirci, nella preghiera e nella carità, amati e ad amare come Dio ci ama: con disponibilità, discrezione, sollecitudine reciproca, senza calcoli», e ha invocato l’intercessione di Maria affinché, rispondendo a questa chiamata, possiamo manifestare «la dolcezza del volto del Padre».
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