Gaudium news > Caso inedito: il vicepresidente dell’episcopato italiano si difende dall’accusa di vilipendio della religione

Caso inedito: il vicepresidente dell’episcopato italiano si difende dall’accusa di vilipendio della religione

Il caso riguarda il processo giudiziario intentato a causa della mostra nella chiesa di Carpi che molti hanno definito blasfema

5 700x994 1

Redazione (23/11/2024 13:05, Gaudium Press) Torna d’attualità il caso della mostra nella chiesa di Carpi ,che molti hanno definito blasfema: il giudice istruttore ha respinto la richiesta di archiviazione, presentata dal Pubblico Ministero e ora il vicepresidente della Conferenza episcopale italiana e vescovo di Modena, mons. Castellucci, dovrà comparire davanti al giudice con l’accusa di vilipendio del sentimento religioso.

Tutto ha avuto inizio con la mostra Gratia Plena nella chiesa di Sant’Ignazio a Carpi, che si è svolta dal 2 marzo al 2 giugno di quest’anno. Poco dopo l’apertura della mostra, e secondo l’opinione di molti, le rappresentazioni di Gesù, della Vergine e della Maddalena esposte, erano blasfeme e oscene.

Ad esempio, c’era un Cristo, posto sotto l’altare maggiore, su cui era riversato “un uomo il cui volto è completamente rivolto verso le parti intime di Nostro Signore”, senza entrare in ulteriori dettagli che per molti rasentavano il disgusto.

Quando sono sorte le critiche, la guida della mostra ha fornito spiegazioni “concettuali”, come ad esempio che l’artista avrebbe voluto provocare, ma che la rappresentazione di questo specifico dipinto di Gesù era Longino che “schiacciava” le costole di Cristo, cosa che per altro non è mai accaduta durante la Passione.

La Nuova Bussola Quotidiana, giornale che ha dato risalto agli eventi, ha parlato di un’altra rappresentazione di Gesù, nello stile di “un biondo ossigenato che indossa una tuta, con orgoglio gay mentre ci sono personaggi nudi che lo sorreggono”. La risposta del vescovado, di fronte all’ondata di reazioni contrarie – che hanno costretto alla chiusura anticipata della mostra – è stata quella di affermare che non c’era “nessuna immagine blasfema nel Museo diocesano” della mostra dell’artista Saltini, che costituiva una “proposta culturale di dialogo tra la Chiesa e l’arte contemporanea”, all’interno di un “clima di cammino sinodale, anche con gli artisti e correndo il rischio che un linguaggio provocatorio possa sconcertare qualcuno”.

Alcuni fedeli hanno quindi presentato una denuncia per offesa al sentimento religioso, che ha proseguito il suo iter, portando il giudice per le indagini preliminari, Andrea Scarpa, a non accogliere la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero il 20 novembre: il processo deve continuare. Sono imputati non solo il vescovo Erio Castellucci e l’artista Saltini, ma anche i curatori Claudio Bellini e Cristina Muccioli, con l’accusa di vilipendio del sentimento religioso, articolo 403 del codice penale. La prossima udienza è fissata per il 20 gennaio 2025.

Nelle parole dell’avvocato che rappresenta gli interessi degli accusatori, Francesco Minutillo, c’è soddisfazione perché “finalmente avremo un giudice davanti al quale potrà emergere la verità sui contenuti blasfemi della mostra allestita nella chiesa di Carpi”.

Nei mesi scorsi, secondo Minutillo, “la Procura ha svolto un’indagine che riteniamo insufficiente, e per questo abbiamo richiesto numerosi approfondimenti, tra cui l’audizione di monsignor Francesco Cavina, del giornalista Andrea Zambrano e di monsignor Ermenegildo Manicardi”.

Ma affinché lo scenario non fosse privo di ingredienti scabrosi, la Nuova Bussola ha pubblicato di avere documentato la scoperta dell’avvocato Francesco Fontana di Iustitia in Veritate: il legale “ha dimostrato che, contrariamente a quanto la diocesi ha sempre sostenuto, e cioè che le opere erano frutto dell’elaborazione artistica e spirituale di Saltini, in realtà erano state copiate parola per parola da una coreografia di un coreografo greco, Dimitris Papaioannou”. Insomma, oltre che blasfema, la mostra di Carpi si è rivelata una truffa clamorosa a danno dei fedeli, ai quali era stato detto che le opere facevano parte del percorso sinodale portato avanti dalla diocesi di Carpi”.

Si tratta quindi di un caso che rischia di essere unico nella storia: un vescovo cattolico che dovrà difendersi dall’accusa di aver offeso il sentimento religioso dei fedeli.

 

 

lascia il tuo commento

Notizie correlate